mercoledì 29 novembre 2006

La Società Adriatica di Speleologia, attraverso la sua Sezione di Speleologia Urbana, ha avviato varie indagini sulle cavità artificiali dedicate all’approvvigionamento idrico presenti nella provincia di Trieste. Sono stati intrapresi studi sull’acquedotto Teresiano, sull’acquedotto dello Starebrech, sul complesso delle sorgenti di Aurisina, sull’acquedotto del Sardos e sull’acquedotto Romano di Bagnoli.

Rimane solamente un punto ancora non indagato e cioè l’ambito del Cedas, area dove è documentata la presenza di opere idrauliche, delle quali però è stata persa - per il momento - ogni traccia.
Vi sono infatti vari testi che documentano come l’area dell’attuale porticciolo del Cedas sia stata da sempre di particolare interesse per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico. Fra le varie indicazioni raccolte possiamo citare:
  • In un documento del Civico Magistrato, in data 28.5.1841, si chiede alla Capitaneria di Porto di avvertire tutti i navigli “di fare acqua alla sorgente di Cedas al di là di Barcola, come fu praticato altre volte in tempi di penuria d’acqua”;
  • Il Magistrato Civico in data 27.8.1842, riferisce di un’ingiunzione “di fare provvista d’acqua al fonte di Cedas, appositamente adattato per la marina”;
  • Sempre il Magistrato Civico, nel settembre 1846, chiede al Capitanato di Porto di ordinare ai comandanti dei navigli, che si riforniscono d’acqua al Cedas, di sorvegliare le loro ciurme affinchè non commettano ruberie nelle campagne circostanti.
  • Descrivendo il porticciolo di Cedas, Pietro Kandler scrive "…il rivolo puro scorre dall'alto fino alla marina; e non è il solo, altro zampillo sgorga ivi presso, da dirsi incanalato, altri ve ne hanno alla marina, così che il Municipio di Trieste vi fè costruire or sono parecchi anni un Castello d'acqua, per le navi di Trieste." (KANDLER P. (1852) - Cedas - L'Istria, Annata VII, n. 7, Trieste: pp. 25-27);
  • Nell'estate del 1868 il Comune organizza trasporti di acqua che partivano da quest’area e si dirigevano via mare verso la città e potenzia due ulteriori sorgenti;
  • Nel luglio 1899 viene previsto l'ulteriore prolungamento delle gallerie di captazione;
  • Negli anni 1907 e 1909 vengono effettuati alcuni esperimenti di tracciatura delle acque del Timavo sotterraneo, con riscontri positivi anche presso le sorgenti di Cedassamare;
  • Nel febbraio del 1917 si ipotizza un acquedotto che avrebbe dovuto collegare le sorgenti di Cedas con l'abitato di Barcola.
Da quanto sopra citato, emerge chiaramente come nell’area vi siano state sicuramente delle sorgenti e che queste siano state in qualche modo modificate ed ottimizzate dall’uomo. La loro portata non doveva essere scarsa, se perfino da Trieste giungevano barconi per raccogliere l’acqua da trasportare in città. Purtroppo, nonostante le numerose ricerche effettuate in vari archivi cittadini, non sono stati trovati documenti che descrivono più compiutamente dette opere e sono completamente assenti planimetrie e rilievi. Solamente nell’Archivio Storico Comunale è stato rinvenuto un disegno, per altro non datato e firmato, riportante un’ipotesi progettuale per la realizzazione di una fontana (mai realizzata). Il particolare importante è che alle spalle di detta fontana viene chiaramente riportata una prosecuzione sotterranea, cioè un cunicolo da cui proveniva l'acqua.
Sulla base di queste informazioni continueremo le nostre ricerche, nella speranza di rintracciare finalmente le opere idrauliche un tempo esistenti in questo interessante sito, tante volte citate ma delle quali si dispongono solo poche e frammentarie conoscenze indirette.

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domenica 26 novembre 2006

Il territorio della città di Trieste è costituito da Flysch, ovvero da stratificazioni alternate di marna ed arenaria.
In queste condizioni, la circolazione idrica è quasi completamente superficiale, con corsi d’acqua che si ingrossano rapidamente dopo ogni precipitazione, ma che rimangono completamente asciutti nei periodi più secchi; solo una minima quantità d’acqua scende in profondità attraverso le fratture del terreno, creando delle piccole falde superficiali.
Per raccogliere questa poca acqua disponibile si è adottata l’unica soluzione che, anche se di poca resa, metteva a frutto le varie esperienze acquisite durante la costruzione di altri acquedotti, nonchè nello svolgimento delle attività minerarie.
L’acqua, in presenza di rocce impermeabili, scenda in profondità a fatica e solamente in corrispondenza delle fratture. Scavando nel terreno una galleria (wassergallerie) che si inoltra negli strati di roccia, si incontreranno varie fratture ed in corrispondenza di queste si potrà intercettare la poca acqua disponibile, che percola dalle pareti. Più è lunga la galleria, più discontinuità si incontreranno e quindi più acqua si raccoglierà. Gli ingegneri incaricati dall’imperatrice Maria Teresa si affidarono a questa semplice teoria e si portarono nel luogo dove un tempo trovava inizio il vecchio acquedotto romano di San Giovanni. Sicuramente era già visibile sul posto qualche fuoriuscita di acqua e si cominciò a scavare proprio in quel punto la prima di una lunga serie di gallerie sotterranee di captazione.
I vari interventi che hanno portato alla costruzione dell’acquedotto Teresiano possono essere inquadrati cronologicamente in tre fasi distinte.
La prima di queste fasi (dal 1751al 1800) vede la fabbricazione delle opere principali come il Capofonte, edificio semisotterraneo contenete i primi bacini di filtraggio, e le Gallerie Superiori.
La seconda fase (dal 1800 al 1896) riguarda il potenziamento delle opere di captazione, con la realizzazione della galleria Marchesetti, della galleria Slep, della galleria Secker, del prolungamento Zock, della galleria Giuliani e l’allacciamento della Fonte Sussnek.
In questo periodo vengono costruite anche le gallerie di captazione ed i cunicoli di trasporto facenti parte del complesso sussidiario dell’acquedotto posto lungo la valle del torrente Starebrech.
La terza fase (dal 1896 al 1945) comprende, infine, lo scavo del prolungamento Tschebull, ultimo tentativo per potenziare l’acquedotto. Negli anni della prima guerra mondiale, il Servizio Comunale degli Acquedotti penserà ad ulteriori interventi di potenziamento, con il ripristino delle gallerie ed il conseguente travaso dell’acqua nelle tubazioni dell’acquedotto di Aurisina, ma alla fine non se ne farà nulla.
Negli anni seguenti, l’acquedotto viene staccato dalla rete dell’acqua potabile e declassato al solo uso industriale, a causa di irrisolvibili problemi di inquinamento dovuti alle perdite degli scarichi delle abitazioni nel frattempo costruite al di sopra del suo tracciato. Alla fine della seconda guerra mondiale l’acquedotto viene allacciato alla pubblica fognatura, interrompendone definitivamente l’utilizzo dopo quasi duecento anni di onorato servizio (Foto Guglia)

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venerdì 24 novembre 2006

Nell'anno 1982 abbiamo iniziato, timidamente, le nostre prime esplorazioni nel sottosuolo di Trieste. Uso il plurale, perché mi riferisco ad un gruppo di appassionati operanti all'interno della Società Adriatica di Speleologia di Trieste. Nel 1984, considerata la mole delle attività intraprese, è stata fondata in seno alla società la Sezione di Speleologia Urbana, dedita specificatamente al mondo delle opere sotterranee artificiali.
Erano anni in cui quasi ti vergognavi delle esplorazioni fatte: sicuramente grande interesse da parte di un pubblico esterno più vasto, ma diffidenza e supponenza da parte del mondo speleologico locale. L'appellativo più usato era "fognaroli", speleologi di serie "b" dediti a strisciare nei condotti maleodoranti della città. Questo era lo spirito con il quale veniva accolto uno speleologo che, al suo amore per le grotte naturali aveva aggiunto anche la passione per il sottosuolo artificiale della propria città. Nonostante questo, però, siamo andati avanti, convinti della bontà delle nostre idee, mentre tante altre associazioni dichiaravano che mai si sarebbero piegate ad una speleologia di seconda categoria. Dovettero passare vari anni prima che qualche altro gruppo, timidamente, iniziasse ad affrontare il tema delle cavità artificiali. Si vede, comunque, che il fascino esercitato da questi ambienti non fu poco se molte associazioni, con il tempo, iniziarono a parlare apertamente di speleologia urbana.
La situazione attuale vede molte società praticare regolarmente attività nelle CA e sono apparsi, localmente, molti esperti del settore. Ma dove erano questi esperti quando abbiamo iniziato a documentare il mondo sotterraneo della città di Trieste? Noi ci abbiamo creduto fin dall'inizio e, personalmente, mi fa un po' rabbia essere relegato nel mucchio. Noi non siamo uno dei tanti gruppi che oggi esplora il sottosuolo urbano, noi siamo quelli che hanno cercato, rilevato e documentato le cavità artificiali locali, quando nessun altro aveva ancora capito l'importanza di una tale attività.
Oggi sono in tanti a visitare cunicoli ed acquedotti. I ragazzi più giovani usano spesso il termine "speleourbe", considerando questa attività definitivamente inserita fra quelle normalmente affrontate da un gruppo speleologico, ma non è stato sempre così.
Cosa dire, quindi, a proposito? Si potrebbero citare - per scherzarci sopra - le parole del cantautore Francesco Guccini, che in una sua canzone si rivolge ad una ragazza che si sente finalmente moderna ed emancipata, apostrofandola "Tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent'anni fa…".

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martedì 21 novembre 2006

Dal primo libro pubblicato nel 1988, sono passati molti anni. Nel frattempo la nostra attività è in qualche modo cambiata, si è affinata nella tecnica e si è migliorata osservando con attenzione quello che veniva fatto nelle altre città italiane.
L'archivio si è riempito di nuovi dati e, via via, nuove prospettive si sono rivelate ai nostri occhi di ricercatori. Si è abbandonata la via della "leggenda dei sotterranei", molto affascinante ma spesso priva di fondamento, per dedicarsi ad un'attività più concreta e di carattere tecnico. Sono state fatte nuove e più ampie ricerche negli archivi e si è proceduto alla verifica sul campo di tutte le ipotesi di cui si veniva a conoscenza.
E' stato così raccolto un ricco insieme di informazioni che, anche in questo caso, abbiamo ritenuto opportuno divulgare. E' nata così l'idea di pubblicare un nuovo libro, che trattasse di questo ulteriore capitolo della nostra attività.
E' stato riproposto il trio degli autori, oramai affiatato, composto dal sottoscritto e da Armando ed Enrico Halupca, amici e collaboratori nelle ricerche. Nel natale 2001 ha visto così la luce "I sotterranei di Trieste", edizioni Lint, 352 pagine di dati ed informazioni sulle cavità artificiali della nostra città.
In questa occasione è stato dato particolare risalto alle immagini, sia per quanto riguarda le foto (riproduzioni di buona qualità) sia i rilievi, tutti rifatti appositamente con nuova grafica. Devo dire che questo secondo libro è stato, probabilmente, un successo ancora maggiore del primo. Non mi sto riferendo alle statistiche di vendita o al numero di copie stampate, ma specificatamente al riscontro avuto dalla pubblicazione ai vari livelli di fruizione. Ho visto questo libro sia nelle biblioteche di appassionati di storia, che hanno apprezzato la correttezza dell'informazione in un contesto che spesso si presta ad interpretazioni fantasiose, sia negli archivi degli studi professionali, dove i progettisti hanno gradito la serietà tecnica del nostro lavoro. Ma anche i semplici curiosi dell'argomento si sono dimostrati soddisfatti, perché anche con una lettura più superficiale del testo era possibile accedere ad informazioni e notizie di un certo interesse.
Era proprio questa l'impostazione che volevamo dare al libro, la difficoltà che abbiamo dovuto superare: costruire un insieme di testi, immagini e disegni che permettesse vari livelli di lettura, da quella più rivolta all'aspetto storico, a quella più interessata ai contenuti tecnici, a quella che ricercasse il facile racconto e le storie strane esistenti sull'argomento. Dicono che, in qualche modo, ci siamo riusciti.
Ancora oggi, rileggo con piacere le pagine di questo libro, nelle quali posso ritrovare quasi 15 anni di attività, ricerche ed esplorazioni effettuate con la SAS nella cavità artificiali del nostro territorio.

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mercoledì 15 novembre 2006

Ecco un altro mio breve testo. In questo caso, più che di un racconto, si tratta di una serie di versi in prosa che parlano dell'acqua. L'ho scritto di getto, mentre stavo pensando al continuo rapporto, nella nostra epoca spesso sottovalutato, fra l'elemento acqua e l'uomo. Tutto è condizionato dalla presenza dell'acqua: l'agricoltura, il cucinare il cibo, il lavarci... Diamo per scontato che aprendo il rubinetto debba scendere l'acqua, ma forse non sarà sempre così. Ovviamente, acqua da intendersi anche come forza scatenante che scava e modella le grotte, o come fluido fondamentale allo sviluppo delle città incanalato in acquedotti e conservato in pozzi e cisterne, e con questo ragionamento ritorniamo pienamente all'interno dell'argomento principale del Blog.

Acqua

L'acqua cola lenta dal ghiaccio, staccandosi quasi a malavoglia dal freddo abbraccio del nevaio incastonato fra i massi, in alto sulla montagna. Si raccoglie in lucidi rivoli, si unisce e si divide, segue le scabrosità della pietra, si adatta alle tante pieghe della roccia ed inizia il suo viaggio.
L'acqua scende allegra e ripida tra i sassi e le erbe, arricchendosi via via di mille altri rigagnoli. Si stira veloce sul pendio, puntando con un salto improvviso al fondo della valle, dove si infrange in lucenti schizzi di candida spuma per fondersi, finalmente, nel movimento vivace del torrente.
L'acqua scorre tumultuosa in strette gole, schiaffeggiando le alte pareti sempre nell'ombra. Si muove vigorosa, strappando terra e legno, scaricando la sua forza innutilmente frenata e scavando il proprio segno nel terreno, modellando il mondo circostante a misura della sua potenza inarrestabile.
L'acqua fluisce, ora più lenta, fra confini meglio definiti, fra la natura e le opere dell'uomo. Qualcuno ha sagomato le sue sponde, ha eretto argini e ponti, ma non si tratta che di piccole cose rispetto al procedere senza tempo del flusso liquido e della sua forza compressa che potrebbe scatenarsi, distruttiva e devastatrice, al primo acquazzone.
L'acqua scompare, con un salto inaspettato, nell'oscurità della roccia. Senza preavviso, abbandona la luce del sole per infilarsi in un anfratto del terreno, in una grotta stretta e buia che interrompe il suo naturale fluire di superficie, costringendola in oscuri passaggi, fra spigoli di roccia e scomode fessure.
L'acqua scava ed allarga. Con il suo scorrere, dà forma al masso, configura il proprio muoversi disegnando a suo piacimento quel ristretto mondo fatto di pietra dura. Gallerie, cunicoli ed ampi saloni si sottomettono alla forza creatrice ed incontenibile del liquido elemento.
L'acqua conclude il suo viaggio, seguendo passaggi sconosciuti ed ignoti. Per vie sotterranee giunge al mare, mescolando la sua natura limpida a quella salmastra dell'oceano. Si confonde e si rovescia e, con onde e spruzzi dalla bianca bava, è nuovamente pronta a riprendere il suo gioco.

Goccia, vapore, goccia e così via … nel tempo e per sempre.

Da un pensiero del 10 novembre 2006

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Ho già pubblicato una foto scattata durante le esplorazioni effettuate dalla Società Adriatica di Speleologiad all'interno delle estese gallerie di origine militare poste sulla cima del monte Freikofel.

Queste altre immagini riguardano sempre le stesse cavità e sono state scattate nell'anno 2001.

La sommità di questo monte (m 1757 slm) è stata interessata, nel corso della Prima Guerra Mondiale, da ingenti lavori al fine di adattare la morfologia naturale dell'intera area alle esigenze belliche e difensive del momento. Tali interventi antropici si sono concretizzati nella realizzazione di opere di superficie (trincee, postazioni scoperte, camminamenti, baracche …), nonché di opere sotterranee (postazioni coperte, ricoveri, gallerie, magazzini …).

Negli ultimi anni questa area è stata scelta dall'associazione Amici delle Alpi Carniche come punto privilegiato per l'avvio dei lavori di ripristino dei manufatti e delle opere belliche esistenti, al fine di realizzare un museo permanente all’aperto dedicato alla Grande Guerra.
Risultando indispensabile procedere, oltre che al lavoro di ripristino delle varie opere militari anche alla loro catalogazione, è stata rilevata la necessità di dare vita ad una collaborazione alla quale la Società Adriatica di Speleologia ha aderito con entusiasmo. In questa fase del lavoro sono state localizzate, rilevate e posizionate le cavità sotterranee più estese della zona.
(Foto Guglia)

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martedì 14 novembre 2006

Pur occupandomi di cavità artificiali dal 1982, non sempre la mia attività è stata costante e continuativa nel tempo. Ci sono stati dei periodi nei quali, per problemi di lavoro o di famiglia, ho rallentato l’impegno, dedicandomi magari più alla ricerca bibliografica che a quella attiva sul campo.

Inizialmente la Sezione di Speleologia Urbana della SAS ha seguito il filo delle leggende e delle dicerie, finché quasi ogni indicazione è stata verificata. Poi si sono utilizzate le tante indicazioni bibliografiche, visitando tutte le cavità riportate nei libri e nei testi storici. In seguito abbiamo esplorato le cavità relative alla seconda guerra mondiale, collaborando con il Comune e rilevando tutte le gallerie antiaeree.

Ci siamo accorti, infine, che quasi tutto quello che avevamo in programma era stato fatto. Qualcuno ha detto che forse era il caso di cambiare attività, perché non c’erano più opere artificiali da riscoprire e documentare. Io non ero certo d’accordo con questa tesi, ma - effettivamente - ci siamo trovati in un momento di stasi. C’è stato quindi un lasso di tempo nel quale l’attività si è in decisamente rallentata. Ci siamo però ripresi quando un gruppo di nuovi soci, superati i facili entusiasmi della gioventù, hanno voluto essere seriamente coinvolti nelle ricerche. Nuove cavità, nuovi studi e la ripresa di vecchi progetti interrotti hanno portato a considerevoli risultati. Bisogna quindi prendere atto del contributo fornito da questi giovani, che hanno di fatto rinnovato le forze e le capacità del gruppo. Ringrazio quindi, oltre all’inossidabile e sempre presente Armando Halupca, i nuovi consoci che oggi collaborano con me: Gubi e Cristian gli inesauribili esploratori, Piero e Marco della squadra scavi, Rocco, Francesca e la fantastica Valeria.
(Foto Guglia)

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domenica 12 novembre 2006

Ho sempre ritenuto che chi fa qualche cosa di interessante deve mettere a disposizione i propri dati a tutti gli altri appassionati. Io mi occupo di cavità artificiali, quindi non potevo non avere un progetto che mi portasse alla pubblicazione di un libro dedicato all'argomento.
In questa avventura mi sono fatto accompagnare da Armando ed Enrico Halupca, speleologi ed esperti divulgatori. E' nato così "I sotterranei della città di Trieste. Ricerche ed esplorazioni", edito dalla Italo Svevo in occasione del natale 1988. Si è trattato di un libro che riassume il lavoro svolto dalla Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia dal 1982 al 1987, con ampie descrizioni delle esplorazioni ed approfondimenti sulle ricerche storiche svolte.
Considero questo libro come un momento per noi importante, con il quale si è fatto il punto sulla situazione dei sotterranei presenti nella città di Trieste, inserendo gli stessi nel contesto della "Leggenda dei sotterranei", complesso di storie e racconti legati all'esistenza di una vasta rete di passaggi sotterranei che dovrebbe svilupparsi sotto il centro storico.
Qualcuno ha detto che, con il nostro lavoro, abbiamo smantellato questa leggenda, affrontando tecnicamente il problema e contestando tutta una serie di ipotesi un po' troppo creative. Io penso che questo non sia completamente vero. Abbiamo certo messo un po' d'ordine nel corpo delle informazioni disponibili, evidenziando quelle supportate da documenti storici e mettendo in secondo piano quelle nate, nel tempo, sulla spinta della fantasia. E' così rimasto un complesso ordinato di dati, sul quale poter lavorare per procedere ulteriormente nelle ricerche. Rimane comunque ancora lo spazio per tanti ritrovamenti. Io sono molto scettico sull'esistenza di una vasta rete di gallerie che solca il sottosuolo della città vecchia, ma ricerco ancora, e non dispero di trovare, lunghi cunicoli ed estesi collegamenti. Forse non troveremo la "camera rossa" (almeno non come descritta in alcuni testi), ma ci sono ancora molte possibilità di rintracciare delle opere sotterranee legate allo sviluppo storico della nostra città. Penso che questo libro abbia accontentato tanti lettori, sia quelli curiosi di storie e dicerie popolari, sia quelli attenti ad un contesto più tecnico e rigoroso.
Nelle 202 pagine ci sono molte notizie esplorative e descrittive, tante immagini (frutto del lavoro dell'amico Armando Halupca) e numerosi rilievi. Non spetta certamente a me dirlo, ma si tratta di uno dei testi fondamentali per chiunque voglia approfondire il tema delle cavità artificiali presenti nella città di Trieste.

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sabato 11 novembre 2006

Vi è una particolare categoria di cavità artificiali presenti nel sottosuolo di Trieste: le gallerie antiaeree costruite durante il secondo conflitto mondiale a difesa della città.

Con tale definizione voglio indicare le costruzioni ipogee che sono state scavate per difendere dai bombardamenti sia la popolazione civile, sia particolari obiettivi militari. Si tratta di una tipologia di ambienti sotterranei che forse può essere considerata ai limiti del campo di ricerca normalmente affrontato dalla speleologia urbana. Il numero di tali opere, l'interesse da sempre destato da questi particolari manufatti e le notevoli possibilità di riutilizzo rendono però opportuna, almeno per quanto riguarda la città di Trieste, un'attenta analisi anche di questa specifica classe di cavità artificiali.
Non intendo certo trattare gli aspetti storici del periodo che ha visto lo scavo e l'utilizzo dei rifugi antiaerei nella città di Trieste. Questo sia per la particolarità delle vicende che hanno riguardato questa parte di territorio, sia perché autorevoli autori hanno già ampiamente trattato l'argomento.
E' necessario ricordare, comunque, che le opere sotterranee utilizzate dalla popolazione hanno quasi sempre rappresentato il risultato degli interventi effettuati nel periodo d'occupazione tedesca della città su quanto realizzato precedentemente dalle autorità civili e militari italiane. Solo i rifugi di carattere militare sono frutto dei lavori di scavo effettuati direttamente sotto il controllo delle truppe germaniche.
In un piano elaborato dalle autorità italiane nel febbraio del 1943 era prevista la costruzione di diciassette gallerie antiaeree, cioè "ricoveri collettivi antiaerei incavernati". In molti casi queste presentavano spiccate caratteristiche di traforo stradale o ferroviario, cioè sono state progettate dalle autorità italiane come passaggi da utilizzare, alla conclusione delle vicende belliche, per incrementare le possibilità di trasporto (e quindi commerciali) del porto di Trieste.
Dopo l'otto settembre 1943, le autorità tedesche si sono ovviamente impossessate di tutte le strutture difensive della città, adattandole alle loro necessità. Con il progredire dei lavori, nel settembre 1944, erano infine disponibili ricoveri civili per un totale di 42.000 mq e 171.000 posti/uomo.
Analoghi manufatti sono stati realizzati e sono ancora visitabili a Muggia, San Bartolomeo, Duino, Monfalcone e Gorizia. Anche queste opere sono parzialmente documentate nel Catasto Cavità Artificiali del Friuli Venezia Giulia, ma non sono state analizzate in questo studio.

Bisogna ricordare che le cavità in questione risalgono a circa 55 anni fa. Si tratta quindi di costruzioni sotterranee recenti, realizzate all'interno di precisi ambiti legislativi e secondo regole progettuali ben definite e tecnicamente consolidate.
Per fare alcune valutazioni sulle loro caratteristiche costruttive (in particolare delle gallerie antiaeree civili), abbiamo confrontato le varie opere sotterranee oggi ancora esistenti con quanto descritto in un fascicolo d'estremo interesse, intitolato "Sinossi del 1° corso informativo di edilizia antiaerea tenuto in Roma presso il R. Istituto di Ingegneria nell'estate dell'anno XIII E.F. (1936)".
Numerose sono le notizie riportate in questo testo, che permettono di farsi una chiara idea di come dovevano essere scavati i "ricoveri antiaerei pubblici", cioè quelle costruzioni sotterranee "che dovevano risolvere il problema dell'incolumità della popolazione che si trovava in strada o che non aveva nella propria casa un minimo di sicurezza".
I ricoveri antiaerei pubblici erano realizzati "a prova di bomba, a tenuta stagna, nei punti più movimentati e con un facile accesso", rispettando sempre delle semplici regole costruttive: gli ingressi dovevano essere alla quota del piano stradale, senza scale ma con rampe; ogni rifugio doveva essere provvisto di gabinetti, di servizio antigas e di pronto soccorso, d'impianti autonomi di luce e forza motrice, di ricezione radio e telefonica.
Il piano di calpestio delle gallerie antiaeree e dei relativi accessi era sistemato in modo da permettere il facile e sicuro transito della popolazione. Pertanto eventuali gallerie non ancora completate per le quali era comunque prevista l'utilizzazione come ricovero permanente antiaereo, ed a Trieste ce n'era più di una, dovevano avere la massicciata conguagliata alla superficie con materiale minuto.
Sino dalla sua costruzione, ogni galleria doveva essere provvista di illuminazione elettrica durante il periodo di funzionamento come ricovero, mediante un impianto autonomo adeguato allo scopo. Tale impianto poteva essere azionato da dinamo o alternatori di opportuna potenza ed essere eventualmente connesso agli impianti di ventilazione. Era previsto comunque, come riserva in caso di mobilitazione, un adeguato numero di "fanali a combustione di sicurezza".
Per far fronte alle necessità ed al soccorso delle persone ricoverate, per avviare rapidamente eventuali opere di sgombero delle macerie e per funzioni di deposito, ciascun tratto di galleria da utilizzare come ricovero era attrezzato con i seguenti locali ed impianti igienico/sanitari:
  • un locale di medicazione, con annesso un vano per deposito di materiale sanitario e di protezione antigas;
  • delle latrine, con almeno otto posti ogni 1.500 mq. di superficie come ricovero;
  • un serbatoio per l'acqua potabile, con capacità non inferiore a 10 mc. per ogni 1.500 mq. di superficie e con condotte di distribuzione ai locali precedentemente indicati;
  • un vano per il deposito di attrezzi da zappatore, di materiali da utilizzare in caso d'incendio, di sostanze neutralizzanti, di filtri di ricambio, ecc.;
  • un impianto telefonico.
La costruzione dei locali e degli impianti costituiva un provvedimento di carattere permanente, mentre le provviste degli attrezzi, degli altri materiali e dell'arredamento interno erano "di mobilitazione". Vi sono inoltre dei ricoveri definiti di uso "industriale" che, pur rientrando pienamente nella categoria dei rifugi civili, si differiscono da questi solamente per la loro localizzazione (dedicati specificatamente al ricovero dei lavoratori di un'area industriale).
Per quanto riguarda le costruzioni sotterranee di origine militare, il discorso è invece completamente diverso. Altre regole progettuali (sicuramente più severe) sono state applicate prevedendo, in alcuni casi, particolari sistemi di blindatura degli ingressi.

(Continua ...)

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venerdì 10 novembre 2006

Di norma sono un lettore attento che, per quanto riguarda temi di particolare interesse, riesce a ricordare sufficientemente quanto letto, sia nei concetti che nella forma. Spesso, a causa di questa particolare capacità, mi è sembrato di leggere cose già sentite, ragionamenti già conosciuti magari espressi in modi alquanto famigliari. Quasi sempre si è trattato di semplici impressioni, nate dal fatto che talvolta ci si può riconoscere in situazioni e fatti di altri che, per i strani fatti della vita, risultano molto simili a quelli vissuti personalmente. Ci sono delle occasioni, però dove le affinità e le corrispondenze sono davvero sconcertanti e sospette.


"E’ vero che nel sottosuolo di Gorizia esiste un’estesa rete di cunicoli e gallerie che collega i maggiori punti strategici della città? Questa e molte altre domande […]" è stato scritto a pag. 43 del libro "Gorizia sotterranea” (Ed. della Laguna Srl, Gorizia, 2001) introducendo le varie attività di esplorazione del sottosuolo avviate dagli speleologi. Questo passaggio, però, assomiglia molto a quello che ho scritto ben 13 anni prima "E’ vero che […] nel sottosuolo di Trieste esiste un’estesa rete di cunicoli e gallerie che collega i maggiori punti strategici della città? Questa ed altre domande […]” (I sotterranei della città di Trieste. Indagini ed esplorazioni, Ed. Italo Svevo, Trieste 1988, pag. 9.)

Curioso vero? Ma ci sono esempi ancora più inquietanti. E’ stato scritto "Sono passati oramai molti anni da quando alcuni speleologi iniziarono ad esplorare grotte molto particolari e cioè alcune delle numerose cavità artificiali presenti nei centri storici delle varie città italiane. Il tempo ha riservato notevoli sorprese e la speleologia in cavità artificiali si è rivelata come un’attività in piena espansione e di notevole interesse sociale. Le varie iniziative di studio ed esplorazione nelle singole città non sono più avviate oggi in modo frammentario ed isolato, ma risentono del continuo scambio di idee ed informazioni derivato dalla costituzione della Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana che comprende fra i suoi membri i rappresentanti di tutte le maggiori associazioni speleologiche […] ed ha avviato operativamente il Catasto Nazionale Cavità Artificiali, questo raccoglie tramite i vari Responsabili dei Catasti regionali, i dati di tutte le cavità artificiali italiane oggetto di indagine ed esplorazione."
Questo brano fa parte dell’articolo “Tipicità degli ipogei artificiali. Indagini e studi nel territorio di Grottaglie in provincia di Taranto” pubblicato su Opera Ipogea, semestrale della SSI, n. 1-2/2006, a pag.15., ed assomiglia stranamente ad un altro brano sempre scritto da me 16 anni fa "Sono passati oramai vari anni da quando alcuni speleologi iniziarono […] ad esplorare grotte molto particolari e cioè alcune delle tante cavità artificiali poste nei centri storici delle varie città. […] Il tempo ha riservato delle sorprese e la speleologia urbana si sta oggi rivelando come un’attività in piena espansione e con un sempre maggior numero di appassionati. Le varie attività di studio ed esplorazione nelle singole città, infatti, non sono più affrontate in modo frammentario ed isolato, ma sono oggi coordinate dalla Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana che raccoglie i rappresentanti di quasi tutte le regioni [… con …] l’avvio operativo del Catasto Nazionale Cavità Artificiali, che raccoglie, tramite i vari Catasti regionali, i dati di tutte le cavità artificiali italiane esplorate e studiate." ("Speleologia in cavità artificiali" pubblicato su Progressione, supplemento semestrale ad Atti e Memorie, anno XIII, n. 1, Trieste 1990, pag. 51-52). A parte l’utilizzo di qualche sinonimo, gli scritti sono praticamente identici.

Non mi arrabbio certo per queste cose, sia perché c’è sempre la possibilità di una corrispondenza del tutto casuale (??) fra i vari testi, sia perché non è certo cosa di ogni giorno essere copiati da altri valenti autori. Vigilerò comunque, al fine di scoprire altre insolite similitudini, rimanendo comunque dell’idea che, al di la della comprensibile necessità di trovare adatti spunti ed ispirazioni, le parole della lingua italiana sono così tante e le idee da esprimere così numerose, che è ben avvilente doversi rifare al modesto lavoro di uno sconosciuto speleologo di Trieste.

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giovedì 9 novembre 2006

Erano altri tempi e si usavano altri materiali.

Questo sono io, agli inizi degli anni ottanta, durante una delle prime uscite che si facevano su sola corda. Oggi guardo con sgomento come la corda sfregava sulla roccia, ma allora eravamo solo agli inizi di questa tecnica che, per fortuna, si è perfezionata nel tempo.

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mercoledì 8 novembre 2006

Proviamo ad inserire qualche altra immagine...

Si tratta di una vecchia diapositiva scattata nella Caverna Mainarda, nei pressi di Pradis Grotte in Friuli. Erano gli anni ottanta, eravamo nella zona con un campo per ricercare nuove grotte e, come si vede, faceva un freddo cane.

(Foto Guglia
)

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posted by Paolo at 20:13 | 0 comments

Non sono uno scrittore. Ho sempre avuto difficoltà nel fissare le mie sensazioni sulla carta. Se devo fare qualche relazione in stile prettamente tecnico, me la cavo. Ma per tutto il resto è un continuo sforzo, che porta a risultati che non sempre mi soddisfano. Negli anni ho comunque scritto qualche racconto breve, sempre legato al mondo delle grotte. Uno di questi è riportato di seguito: l'argomento riguarda ovviamente il sottosuolo ed è tratto da un sogno che ho fatto una notte di settembre, nel 2004.

Gea

Faceva caldo, in quel bosco. Non ha importanza il nome, si trattava di uno dei tanti boschi che avvolgono i fianchi delle nostre montagne. Mi trovavo, come speso accadeva, a camminare da solo fra gli alberi in una giornata estiva.
Il cielo era completamente sgombero ed il sole picchiava con forza, in quelle ore centrali del giorno. Avanzavo a mezza costa, seguendo deboli piste lasciate da chissà quali animali. Probabilmente caprioli, che frequentano in gran numero queste foreste.
Ero distratto nel mio cammino dai tanti particolari della natura: l'insetto dalla corazza luccicante, il fungo che si intravede appena fra gli aghi di pino secchi al suolo, le tante bacche che ravvivano con i loro rossi e blu il colore verde scuro dei bassi cespugli.
Procedendo senza una particolare meta, quasi immerso senza pensieri in quell'ambiente caldo ma comunque accogliente, venni improvvisamente interrotto da una sensazione nuova e violenta. Una corrente di aria fredda, quasi gelida rispetto alla calura estiva, mi fece rabbrividire. Non si capiva la sua origine, in quanto quel soffio gelato pareva ogni tanto svanire completamente, per poi farsi percepire nuovamente nella sua intensità. Colpito dalla particolare situazione, cercai più attentamente nel bosco che mi circondava, risalendo una specie di piccolo canalone che portava ad alcune rocce. Dopo qualche metro individuai nuovamente il flusso dell'aria e, ben presto, arrivai ad una fessura nella roccia. Non era facilmente visibile e dovetti scostare i rami di un cespuglio per scoprirla completamente. Era un'imboccatura orizzontale, dalle pareti lisce e levigate, di dimensioni abbastanza contenute. La roccia di quella montagna non si presta alla nascita di grotte naturali scavate dall'acqua, per cui il ritrovamento era decisamente strano. La corrente d'aria, normalmente segno di uno sviluppo notevole dei vani interni, rendeva ancora più interessante la scoperta. Per uno speleologo come me è normale avere nello zaino una torcia elettrica pronta per ogni evenienza e né il buio né le scarse dimensioni della fessura potevano fermare un vecchio esploratore. Sistemato lo zaino in una nicchia vicina ed indossata una giacca più pesante, mi infilai lentamente nello stretto pertugio.
La prima idea che mi passò nella mente fu quella di aver ritrovato una vecchia miniera, scavata chissà da chi e dimenticata per chissà quanti anni. Magari era possibile trovare qualche segno di scavo, qualche piccolo reperto, oppure qualche cristallo o minerale, perciò quel cunicolo meritava sicuramente di essere esplorato.

Dopo alcuni metri il passaggio si allargava quel tanto da permettere un avanzamento più agevole. Le pareti, illuminate dalla luce della mia torcia, si presentavano squadrate, lisce e lavorate con precisione. Solamente in alcuni punti si potevano intravedere le tracce lasciate da uno scalpello, sicuro segno che il corridoio sotterraneo nel quale mi trovavo era stato scavato dalla mano dell'uomo …
Inoltrandomi sempre più nel cuore della montagna, potei notare come alcune colate calcitiche avevano rivestito le pareti. Cristalli trasparenti, talvolta bianchi e rosa, ricamavano la roccia, creando figure delicate. Sembrava quasi che la natura avesse contribuito a migliorare la sezione quasi geometrica scavata dall'uomo, modellando rilievi e forme che ingentilivano il vano in cui mi trovavo.
Procedendo lungo il passaggio, però, la sensazione che provavo mutò nuovamente. La luce della torcia non era particolarmente forte ed illuminava a sprazzi il cunicolo, ma ebbi la precisa sensazione che qualcosa stesse cambiando. Osservando meglio, mi sembrò che le forme dello scavo - inizialmente squadrate e regolari - facessero posto a qualcosa di più complesso ed elaborato, anche se, per il momento, le concrezioni ammorbidivano e nascondevano le varie sagome.
Avanzando ulteriormente ebbi la conferma: le pareti inizialmente lisce ora si mostravano arricchite da particolari nuovi, via via più ricchi e complessi. Intravidi tracce di colonne, lesene, cornici e scanalature. Queste forme diventavano sempre più elaborate avanzando lungo il cunicolo. Inizialmente appena accennate, poi sempre più definite e complicate.
L'aspetto della galleria si trasformava in qualcosa di unico e misterioso.
Il pavimento, nella parte iniziale ricoperto da sassi e detriti, si presentava ora liscio e lastricato in pietra, e procedeva il leggera discesa. Ancora alcuni metri e mi trovai alla sommità di una scalinata che scendeva nel buio.
A questo punto provai un po' di paura. Ero solo e la situazione si presentava sicuramente stimolante, ma anche preoccupante. In che strano pertugio mi ero infilato? Dove mi trovavo? Dove portava quella scala?
Decisi che, nonostante tutto, era il caso di proseguire e cominciai a scendere lentamente i gradini di pietra.
Dopo pochi passi feci una nuova, sconvolgente scoperta. Nonostante il raggio di luce della torcia evidenziasse le forme architettoniche che stavano attorno a me, riuscivo a percepire le sagome delle colonne e dei capitelli anche nelle zone di piena ombra. Pensai che ciò fosse dovuto ad un riflesso sulle superfici umide, ma quello che riuscivo a vedere non era giustificato dal semplice riverbero della luce. Provai allora a chiudere la torcia e rimasi senza fiato. Nonostante la mia lampadina fosse oramai spenta, riuscivo ad intravedere ancora i profili delle strutture che mi circondavano. Dopo alcuni secondi, quando gli occhi si furono abituati completamente, capii che non era necessaria la mia pila elettrica, perché una luminosità diffusa, quasi una nebbia fosforescente, permetteva di muoversi senza difficoltà in quello strano ambiente.
La voglia di fuggire, di risalire le scale e di correre all'esterno, verso la luce del sole, era forte, ma giunti fino a quel punto non si poteva più tornare indietro.
Continuai la discesa. La scala, dopo qualche metro, mi portò in un vano di particolare bellezza. Le costruzioni architettoniche, ricche ma sempre armoniose, si fondevano con le concrezioni. Non si capiva dove finiva una colonna e dove iniziavano le stalattiti luccicanti. Non si percepiva se i capitelli istoriati erano stati modellati in quella forma direttamente dall'uomo, oppure se gli stessi erano stati semplicemente abbozzati per poi esser completati dalle figure calcitiche naturali.
Tutto riluceva di mille cristalli, in tonalità rosate o gialle, che sfumavano in drappeggi quasi trasparenti.
C'era anche dell'acqua. Si sentiva il gorgoglio di un torrentello e, guardando bene, scoprii una specie di vasca, simile ad una fontana, con figure sfaccettate e rilucenti che si riflettevano sulla sua superficie.
Era un mondo fantastico, dove l'uomo e la natura si erano uniti per creare - nel tempo - un ambiente unico ed irreale.
La luminescenza diffusa permetteva di vedere abbastanza chiaramente i vari particolari, che davano la sensazione di trovarsi all'interno di una costruzione magnifica. Mi venne in mente la parola "tempio", un vero e proprio tempio in onore di qualche entità superiore e benevole. Una specie di palazzo a glorificazione di un essere potente, ma accondiscendente con gli uomini che avevano creato quel luogo così singolare.
Non so se è stato frutto della suggestione, della particolarità della situazione, oppure dell'unicità delle forme armoniose che mi circondavano nella penombra iridescente, ma a questo punto vidi Lei.
Oggi non saprei dire se tutto ciò è successo davvero, se si trattò di un'allucinazione, di una visione provocata dalla mia immaginazione, oppure se qualcosa è accaduto veramente in quell'anfratto nascosto nelle viscere della montagna.
Dietro ad una colonna, vicino alla fontana, intravidi una figura. Inizialmente non riuscii a capire di cosa si trattasse, forse una specie di statua ad ornamento del luogo. Poi abbi l'impressione che la figura si spostasse, che si avvicinasse. L'aspetto si fece più chiaro e definito: si trattava di una ragazza, vestita con un lungo abito di velo. La luminescenza diffusa sfumava la figura, ma rimasi incantato dalla bellezza del volto di quella giovane donna, dal suo sorriso.
Dopo alcuni secondi, dove entrambi restammo immobili, Lei avanzò ancora verso di me.
Non c'era alcuna sensazione di pericolo, anzi si irradiava da quella figura un'aura di serenità e dolcezza, ma il tutto stava diventando una cosa troppo grande per me. Mi girai e mi precipitai su per la scala. Accesi la torcia e correndo lungo il cunicolo sbattei varie volte contro le pareti. Giunsi finalmente all'uscita e, raccolto lo zaino, continuai a correre per lungo tempo verso valle. Non era vera paura, ma la percezione di aver vissuto qualcosa di unico, di misterioso, di inspiegabile … e l'uomo affronta con difficoltà ciò che non riesce a spiegare a se stesso. Scesi velocemente verso la strada e mi fermai solamente quando raggiunsi la mia auto posteggiata a lato della statale.
Quando penso a questa vicenda, mi nascono - oggi - tanti dubbi. Perché sono scappato? Perché non ho trascritto con precisione la posizione di quell'ingresso sulla montagna? Quante volte ho ripercorso quei boschi alla ricerca dell'entrata, senza trovare più alcuna traccia. Probabilmente un temporale più forte del solito ha trasportato sassi e terriccio lungo il canalone, celando definitivamente l'accesso a quel fantastico mondo sotterraneo. Anzi, quasi certamente l'ingresso è stato chiuso per chissà quanti anni dai detriti e solo per un breve periodo di tempo, per una circostanza unica e favorevole, si è aperto temporaneamente per permettere che io vi entrassi. Mi piace pensare che sia stato quasi un appuntamento, un incontro al quale io ero chiamato - mio malgrado - a partecipare.
Penso spesso a quella figura intravista presso la fontana, nel tempio sotterraneo. Oggi probabilmente ho aggiunto dei particolari che sono frutto della mia fantasia, del mio voler ricordare tutto ciò che è accaduto, ma rivedo con chiarezza quel volto di giovane donna, quel sorriso dolce, quell'espressione che irradiava forza ma anche gentilezza. Era veramente l'espressione che possiamo immaginare sul viso di una dea. Una dea della montagna e della natura, un essere superiore che vigila sul mondo sotterraneo e buio delle rocce, ma anche su quello delle foreste e dei torrenti luccicanti al sole. Una protettrice degli alberi, dei fiori, degli animali e della terra … della madre terra.
Quando ripenso a quell'incontro, se veramente c'è stato, vedo in quell'immagine proprio la protettrice della madre terra. Così, nei miei ricordi, le ho dato anche un nome, Gea, la dea che dal suo tempio incantato nel cuore della montagna, nascosta agli uomini ma sempre presente, veglia nel tempo su di noi e sulle nostre montagne …

Tratto da un sogno, 27.7.2004

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posted by Paolo at 20:10 | 0 comments
martedì 7 novembre 2006

L’esplorazione di cavità, siano esse naturali o artificiali, non è un’attività che si può fare da soli. Ci sono pericoli nascosti e necessitano spesso materiali, tecniche e soluzioni che impongono di operare in gruppo. Personalmente io sono socio, dal 1973, della Società Adriatica di Speleologia, gruppo che nel 1984 – primo a Trieste - ha fondato una Sezione di Speleologia Urbana. Tutto quello che leggerete in queste pagine è il frutto della mia personale attività, ma anche il risultato della proficua e pluriennale collaborazione con la mia associazione e con i tanti amici che, negli ultimi trent’anni, hanno frequentato assieme a me il mondo del sottosuolo.

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posted by Paolo at 22:20 | 0 comments

Gallerie della prima guerra mondiale

Molto interessanti risultano le gallerie scavate nel corso della grande guerra proprio sulla cima del monte Freikofel. Durante una collaborazione, nel 2001, con l'associazione che coordina i lavori di ripristino in questa zona, abbiamo rilevato questi ampi vani.
(Foto Guglia)

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lunedì 6 novembre 2006

Questo post rappresenta una specie di sommario ragionato dei vari temi trattati nel presente blog. Per questo motivo, al di la della sua data di creazione, lo stesso verrà continuamente aggiornato con tutti i nuovi messaggi inseriti.

Sono stati trattati, per il momento, i seguenti argomenti:



Cavità artificiali di Trieste

Monitoraggi (19.12.2008) - La SAS ha recentemente avviato un programma di monitoraggio riguardante l’acquedotto Teresiano. Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma sono state richieste al Comune le autorizzazioni.

Altra soddisfazione (10.08.2008) - In molti casi lo studio e l’esplorazione delle cavità artificiali è un’attività che può riservare grosse sorprese. Non solo ricerche ripetitive o visite in ambienti talvolta degradati dall’inquinamento, ma anche piacevoli sensazioni nel ripercorrere passaggi abbandonati da secoli.

Grande soddisfazione (19.07.2008) - Qualche volta è andata bene, in molte altre occasioni no. Nel caso degli ultimi lavori di scavo che abbiamo intrapreso, è andata al meglio di ogni previsione.

Un vero godimento (14.07.2008) - Nella mia vita speleologica ho intrapreso varie volte degli scavi e delle disostruzioni. Immaginate il mio entusiasmo quando, nei giorni passati, ho avuto la fortuna di partecipare ad uno scavo che ha visto, invece, la fondamentale partecipazione di una pala meccanica.

Le gallerie superiori (20.03.2008) - Finalmente è stato tutto organizzato: permessi, scavo della botola, sua apertura e visita alle gallerie superiori (n. CA 2 FVG-TS) dell’acquedotto Terresiano.

Antichi acquedotti (02.01.2008) - La Società Speleologica Italiana ha avviato da qualche tempo un importante progetto a livello nazionale intitolato "Carta degli antichi acquedotti ipogei", attraverso il quale si intende procedere alla raccolta organica di informazioni sugli antichi acquedotti italiani.

Strani pozzi d'aerazione (15.04.2007) - I rifugi antiaerei che abbiamo documentato sono formati da gallerie più o meno articolate, costruite circa sessanta anni fa. Si tratta, quindi, di realizzazioni relativamente recenti, ma in ben tre casi ci siamo imbattuti in alcune anomalie costruttive che, in un primo momento, non abbiamo subito compreso.

Galleria Secker (10.03.2007) - E’ dal 1984 che visito e studio l’acquedotto teresiano. Penso di essere la persona che meglio conosce i suoi pozzi e le sue gallerie. Mi ricordo che, nell’anno 1994, abbiamo iniziato una campagna di monitoraggio della qualità e delle portate d’acqua che ancora oggi scorre all’interno delle sue gallerie.

I sommergibili di Sistiana (26.02.2007) - Basta allontanarsi dalla città di Trieste ed è possibile trovare un altro importante punto dove si sono concentrate le notizie della presenza di particolari sotterranei. La baia di Sistiana, infatti, è stata sede (nel 1944) di una base tedesca di sommergibili tascabili Molch (Salamandra).

I sotterranei di Cittàvecchia (07.02.2007) - Seconda puntata sulla leggenda dei sotterranei. Dopo aver affrontato i sotterranei dell’Inquisizione che si vogliono posti nelle fondamenta della chiesa di Santa Maria Maggiore, allarghiamo il discorso a tutto il centro storico della città di Trieste.

La leggenda dei sotterranei (30.01.2007) - Avete trovato il tribunale dell’Inquisizione dei Gesuiti? A questa domanda si possono dare varie risposte, quella più seria ed obiettiva potrebbe essere: “Siamo entrati nei sotterranei nei quali la credenza popolare vuole sia stato insediato un tribunale dell’Inquisizione”.

CA particolari 3 (16.01.2007) - Le cavità artificiali che, per me, rappresentano qualcosa di speciale. Dopo aver accennato alle mie cavità preferite per quanto riguarda gli aspetti tecnici e storici, accennerò brevemente a quelle che possiedono particolari pregi costruttivo/architettonici.

CA particolari 2 (17.12.2006) - Le cavità artificiali che, per me, rappresentano qualcosa di speciale. Dopo aver accennato a quelle che rivestono qualche interesse sotto l'aspetto tecnico, affrontiamo ora quelle che possiedono qualche particolare rilevanza ai fini storici.

CA particolari 1 (05.12.2006) - Le cavità artificiali che, per me, rappresentano qualcosa di speciale. Iniziamo con il parlare di quelle che considero caratteristiche sotto l'aspetto tecnico ed esplorativo.

Cedas (29.11.2006) - Vari studi sono stati svolti sulle cavità artificiali dedicate all’approvvigionamento idrico della città di Trieste. Rimane solamente un punto ancora non indagato e cioè l’ambito del Cedas, area dove è documentata la presenza di opere idrauliche, delle quali però è stata persa - per il momento - ogni traccia.

Teresiano (26.11.2006) - L’acqua, in presenza di rocce impermeabili, scende in profondità solamente in corrispondenza delle fratture. Scavando nel terreno una galleria (wassergallerie) si incontreranno queste fratture, in corrispondenza delle quali si potrà intercettare la poca acqua disponibile.


Cavità artificiali varie


Castell'Azzara (09.05.2009) - Qualche volta mi ritengo una persona fortunata. Ho conosciuto molti amici ed ho visto molti posti, specialmente legati alla mia personale passione per il sottosuolo. Ho così deciso di aprire una piccola rassegna su alcuni sotterranei che ho visitato in giro per l’Italia e che ritengo particolarmente interessanti..

Miniere del Rio Fous (2) (16.10.2008) - Siamo ritornati nuovamente nelle miniere del rio Fous, nell’alta val d’Aupa, per scendere nella galleria “Costanza” e superare il ponte sulla forra..

Bomarzo (17.09.2008) - Ci sono dei luoghi dove l’immaginario la fa da padrone, dove suggestioni ed evocazioni prevalgono sulla realtà e la ragione..

San Lorenzo Vecchio (10.09.2008) - Dalle nostre parti abbiamo sicuramente la presenza di un buon numero di cavità artificiali. Immaginate, però, cosa può sentire uno speleologo locale quando viene immerso in una realtà completamente diversa: un’intera collina trivellata da scavi nel tufo..

Freikofel (2008) (21.07.2008) - Se ne parlava già da un po’ di tempo, ma non è sempre facile mettere d’accordo tante persone su una data. Alla fine ci siamo trovati in 7, obiettivo dell’escursione la cima del monte Freikofel..

Napoli romana (20.06.2008) - Il giorno di chiusura del 6° Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali a Napoli ha previsto anche la visita del complesso ipogeo sottostante la Basilica di San Lorenzo Maggiore.

Piscina Mirabilis (13.06.2008) - La seconda uscita organizzata durante il 6° Convegno di Speleologia in Cavità Artificiali di Napoli, ha riguardato una zona decisamente più distante rispetto al centro della città: l’area di Bacoli dove si apre la Piscina Mirabilis.

Napoli 2008 (07.06.2008) - Si è recentemente concluso il 6° Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali, svoltosi a Napoli dal 30 maggio al 2 giugno 2008.

Convegno di Napoli (28.11.2007) - Vista la mia passione per le opere sotterranee artificiali, non posso non ricordare a chi fosse interessato che, dal 30 maggio al 2 giugno 2008, si terrà a Napoli il VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali.

Tre regole per le CA (24.11.2007) - Qualcuno, un po’ di tempo fa, mi ha chiesto quali sono le procedure da adottare quando si affronta la ricerca di una cavità artificiale. Pensando che forse un giorno avrò la necessità di spiegarlo a qualcuno veramente interessato, ho raccolto le idee ed ho scritto le poche righe che seguono.

Cucuzzolo Scalzer (30.08.2007) - Domenica, giornata soleggiata ideale per un bel giro in montagna lungo le fortificazioni della 1° guerra mondiale presenti sul cucuzzolo Scalzer.

Ancora miniera (05.08.2007) - L’occasione di pubblicare un’ulteriore immagine riguardante la visita fatta domenica scorsa nella miniera del rio dal Fous, mi permette di evidenziare qualche ulteriore precisazione su un’opera mineraria decisamente interessante

Miniera (30.07.2007) - Questa domenica si è svolta una bella gita della SAS per la visita di una miniera della Carnia. Si tratta di un’opera estrattiva già documentata da un altro gruppo regionale, ma della quale avevo sentito parlare molto bene.

Cavità militari (30.05.2007) - Devo dire che, agli inizi della mia carriera speleologica, ho sempre avuto difficoltà ad essere in sintonia con i “guerrofili”, ovvero con quelli che, esplorando in lungo ed in largo il vicino Carso, si intrufolavano in ogni piccolo anfratto sotterraneo anche se questo presentava evidenti genesi antropiche.

Nuraghi (11.05.2007) - Se durante la mia recente visita in Sardegna sono rimasto particolarmente colpito dal pozzo sacro di Santa Cristina, devo affermare che anche altre costruzioni sono comunque risultate degne di grande interesse. Mi riferisco, ovviamente, ai tanti nuraghi ed ai relativi villaggi megalitici.

Sardegna (10.05.2007) - Visitando la Sardegna per la prima volta, ho cercato di scoprire qualcosa della sua storia plurimillenaria. Varie sono le tracce del passato che si possono ancora ritrovare, ma se devo pensare a qualcosa di speciale, a qualcosa che mi ha veramente colpito, non posso che citare il pozzo sacro di Santa Cristina.

Aroma di sotterraneo (27.03.2007) - A completamento di quanto scritto relativamente alla percezione delle grotte, ovvero a cosa si può sentire attraverso i cinque sensi nell’ambiente sotterraneo naturale, ho pensato opportuno concludere con un passaggio aggiuntivo, rivolto specificatamente alle cavità artificiali.

Ancora Freikofel (15.11.2006) - Ulteriori notizie sulle esplorazioni effettuate dalla SAS all'interno delle estese gallerie di origine militare poste sulla cima del monte Freikofel.

Freikofel (07.11.2006) - Prime indicazioni riguardanti le cavità artificiali presenti sulla vetta del monte Freikofel.


Grotte naturali


San Canziano (12.07.2009) - Quale argomento affrontare? Lo spunto mi è venuto, improvvisamente, dopo una gita che ho fatto domenica. La giornata era splendida e calda e non potevo certo rimanere chiuso in casa. Quindi ho preso il motorino e sono partito per il Carso.

Corso (4) (7.12.2008) - Questa domenica (30 novembre) si è dimostrata veramente piacevole: ultima uscita del corso alla grotta Lindner (n. 3988 VG) e cena finale in gran compagnia.

Corso (3) (27.11.2008) - E’ di nuovo domenica, sveglia non proprio mattutina perché raggiungo il gruppo un po’ più tardi, ma verso le ore 11 riesco ad entrare anch’io in grotta. Si tratta della Ternovizza.

Corso (2) (19.11.2008) - Dopo l’esperienza alla Grotta dei Cacciatori (n. 97 VG) per apprendere le nozioni base, la seconda uscita pratica del corso di speleologia GTS-SAS si è svolta alla grotta Ercole (n. 6 VG).

Corso (1) (11.11.2008) - La SAS ha deciso di ritornare ai corsi di speleologia. Dopo averne organizzati ben 21, è passato un lungo periodo di attesa ma, nel novembre 2008, si è nuovamente iniziato a parlare di lezioni, insegnanti, uscite e didattica.

Trebiciano (3) (25.09.2008) - Domenica ho accompagnato due amici sul fondo dell’Abisso di Trebiciano. Spero che abbiano avvertito e compreso anche loro il particolare fascino di questo luogo.

La dura realtà (03.08.2008) - Avevo accennato ad un mondo magico e particolare, avevo evidenziato come l’attività avviata non potesse considerarsi per tutti, avevo indicato come - nel caso in questione - fossero davvero necessarie tante doti, come la costanza, la dedizione, il sacrificio…

Strettoia estrema (17.07.2008) - Ho già parlato di strettoie e di come, talvolta, sia veramente arduo progredire in ambienti angusti. Pensando a questo argomento, mi è venuta alla mente un’immagine lontana ma perfettamente nitida, risalente a più di 20 anni fa.

Il magico mondo (06.05.2008) - Domenica, ho avuto il grande piacere di accedere, per la prima volta, al magico mondo di Marco e Piero.

Fossa di Noglar (07.03.2008) - Recentemente, ho avuto l’occasione di rivedere una vecchia fotografia che mi ritrae nei bassi passaggio presenti all’interno della Fossa di Noglar (n. 243 FR), cavità che si apre nei pressi di Pradis, nelle Prealpi Carniche.

Sacchi al Corchia (03.02.2008) - Ho già ricordato come io abbia iniziato a frequentare le grotte da giovanissimo. Un corso veloce di speleologia con la SAS, qualche cavità scesa per allenamento in Carso e, con l’arrivo dell’estate, visita all’Antro di Corchia in Toscana. A quindici anni appena compiuti, un’esperienza di questo genere può essere esaltante.

L'Arco Naturale (24.01.2008) - Ci sono grotte che, nella vita di un gruppo speleologico, contano maggiormente di tante altre. Non sono necessariamente le più profonde o le più estese, ma sono quelle che hanno visto la profusione di più impegno, affiatamento e sacrificio, e quindi hanno riservato superiori soddisfazioni.

Villanova, no grazie! (21.01.2008) - Il primo a rimanere conquistato dalla Grotta Nuova di Villanova (n. 323 FR) è stato l’amico Bruno Vittori (Bobo). In seguito sono stati coinvolti anche altri speleo della S.A.S., finché non si sono raccolte forze sufficienti per contribuire fattivamente nell’esecuzione del nuovo rilievo della cavità.

Le chiavi della Rana (08.12.2007) - Il Bus della Rana è una bella grotta sub-orizzontale che si apre presso il paese di Monte di Malo. La prima volta che ci sono andato sarà stato alla fine degli anni settanta, con una minispedizione di amici della SAS.

Campo a Pielungo (03.12.2007) - Guardando fra le vecchie fotografie, ho trovato alcune immagini relative ad un campo invernale organizzato dalla SAS nella zona di Pielungo.

Le mie grotte (03.11.2007) - Oggi, che non scendo più così assiduamente in grotta, penso spesso all’attività fatta negli anni passati ed alle tante cavità che ho frequentato. E’ difficile fare una graduatoria, ma cercherò di ricordare le visite che più mi hanno appassionato.

Discesa da Astraka (12.10.2007) - Ho già scritto della mia esperienza vissuta sull’altopiano di Astraka, durante la visita alla grotta denominata Provatina. Ho parlato del lungo avvicinamento, della ricerca e della discesa nella profonda grotta, ma mi sono accorto di non aver accennato ad una particolare circostanza occorsa durante la disecsa verso il paese di Papingo.

Provatina (2° parte) (28.08.2007) - Seconda parte della relazione che descrive la discesa nel grande pozzo della Provatina, sull'altipiano di Astraka (Grecia).

Cicoria al cioccolato (22.08.2007) - Penso che gli unici che conoscono bene questa storia sono solamente i diretti interessati ma, trascorsi tanti anni, è oggi possibile confessare a tutti quello che è successo nel ventre dell’altopiano carsico di Pradis.

Provatina (1° parte) (18.08.2007) - Non sono mai stato un frequentatore assiduo di grandi verticali, perciò quando mi è stata proposta la visita a quella che allora (1981) rappresentava la verticale esterna più profonda del mondo (Provatina, Grecia, 408 m di pozzo unico), ho avuto i miei piccoli dubbi.

Nautilus (08.07.2007) - Una sera, parlando con mia figlia dei tempi andati, è emerso dai ricordi un avvenimento curioso che avevo completamente dimenticato: la gloriosa vicenda di “Nautilus”.

Bus della Genziana (10.06.2007) - Eravamo giovani, allenati e discretamente attrezzati. La SAS decise quindi di utilizzare il periodo di vacanza pasquale per visitare la grotta denominata Bus della Genziana, sull’altopiano del Cansiglio.

Bus della Lum (04.06.2007) - Sono stato varie volte sull’altopiano del Cansiglio, in molti casi anche per andare in grotta. Nel 1985 la SAS ha organizzato un'uscita al Bus della Lum, pozzo verticale di 185 metri di profondità.

Grotte del Canin (31.05.2007) - E' oramai da più di una decina d'anni che non frequento, speleologicamente parlando, il massiccio del monte Canin, ma per un lungo periodo, la campagna esplorativa in Canin è stata per la SAS un punto fermo dell'attività estiva annuale.

Grotte di Sardegna (13.05.2007) - Non potevo arrivare in Sardegna e non vedere alcune delle sue grotte naturali. Ho visitato quindi alcune grotte turistiche che dovrebbero comunque rappresentare degli esempi significativi per quanto riguarda il panorama complessivo del mondo sotterraneo dell’isola.

Che stupido ... (09.05.2007) - Perché l’uomo sia così autolesionista, non l’ho ancora capito. Quale sia il meccanismo perverso che lo porti a fare le cose più inutili, quelle più evidentemente sbagliate, quelle più ovviamente sciocche, proprio non riesco a comprenderlo.

Faccia nell'acqua (09.04.2007) - In questo caso, non si tratta di un vero e proprio incidente, ma di un breve momento di potenziale pericolo durato, fortunatamente, solo pochi secondi.

La materialità delle grotte (04.03.2007) - Con materialità si intende la “qualità di ciò che è percepibile con i sensi”. In particolare, voglio parlare di come una grotta possa essere sentita con il tatto, di come l’essere all’interno della roccia comporti inevitabilmente la presenza di una superficie complessa che divida il pieno dal vuoto.

Le visioni delle grotte (26.02.2007) - Parlare di immagini è qualcosa di generico: ogni grotta riserba una sequenza di immagini che ci appaiono via via alla vista e riassumono l’ambiente a seconda delle caratteristiche morfologiche dello stesso. VOglio parlare, invece, di visioni , legate più ad un concetto di fantasia, ad una interpretazione individuale, a delle sensazioni visive che colpiscono direttamente e suscitano meraviglia in maniera diversa in ciascuno di noi.

I sapori delle grotte (14.02.2007) - Ci sono solamente tre circostanze che mi vengono in mente pensando ai sapori delle grotte, ovviamente non considerando il gusto delle allegre mangiate e bevute doverose ad ogni uscita dalle cavità.

Gli odori delle grotte (02.02.2007) - Chiunque abbia frequentato il mondo sotterraneo avrà ricordo del buon odore di terra bagnata che si può sentire all’ingresso delle tante grotte presenti sul Carso. E’ un odore di natura umida, di muschio, di humus e foglie secche, che ti segue nella parte iniziale della cavità.

I suoni delle grotte (25.01.2007) - I suoni hanno sempre una certa importanza per connotare lo spazio nel quale ci troviamo, ma sotto terra questa importanza aumenta. Non ci sono interferenze acustiche dall’esterno, ti accompagnano solamente i rumori della grotta e quelli che produci tu muovendoti nel buio.

Trebiciano (2) (07.01.2007) - Sono ritornato nell’abisso di Trebiciano. L’occasione è stata quella della raccolta di dati da uno strumento posto lungo i pozzi ed i compagni di discesa sono stati due miei vecchi amici e colleghi, Aldo e Fabio.

Trebiciano (1) (30.12.2006) - La Società Adriatica di Speleologia ha sempre avuto un particolare rapporto con l'abisso di Trebiciano (n. 17 VG). Anch'io ho vissuto molte ore della mia attività speleologica all'interno di questi pozzi ed ho vari ricordi che mi riportano specificatamente a questa cavità.

Walter Maucci (08.12.2006) - Sono passati undici anni dalla scomparsa dello speleologo triestino Walter Maucci. La notizia è passata pressoché in sordina, ma il peso che questo studioso ha avuto nell'ambito della speleologia mondiale rende doveroso tracciare un suo ricordo per le attuali generazioni.

Foto caverna Mainarda (08.11.2006) - Immagine invernale della caverna Mainarda a Pradis Grotte.



Incidenti

Piena all'Arco Naturale (27.02.2008) - Ho già parlato dell’inghiottitoio dell’Arco Naturale (n. 538 FR). Si tratta di un inghiottitoio attivo, con un bel ruscello che segue lo sviluppo dell’intera grotta, dal pozzo d’ingresso fino al sifone terminale.

Incidente ad Aurisina (15.02.2007) - Ho già parlato di incidenti in grotta, ma quest’ultima volta accennerò ad un episodio che riguarda, invece, le cavità artificiali. Si tratta forse dell’unica situazione di reale pericolo nella quale mi sono trovato personalmente in anni di frequentazione delle opere sotterranee realizzate dall’uomo.

Incidente in forra (01.02.2007) - Talvolta, l’attività speleologica comporta anche lunghe camminate in ambienti difficili. Per trovare nuove grotte risulta spesso necessario muoversi in montagna, nei boschi, fra le rocce e lungo i torrenti. Ed è proprio di una visita lungo un corso d’acqua che vi voglio raccontare.

Incidente alla Maledetta (27.01.2007) - Breve resoconto di un incidente avvenuto durante una visita alla Fovea Maledetta. Fortunatamente, anche in questo caso, non ci sono stati gravi conseguenze per l’infortunato.

Incidente al Noglar (17.01.2007) - Era il 1974. La Società Adriatica di Speleologia aveva iniziato ad allargare le proprie attività esplorative verso il Friuli e più precisamente nella zona di Pradis Grotte.

Incidente al Colognatti (12.01.2007) - Cercando nuovi argomenti da trattare nel Blog, ho deciso di scavare nei miei ricordi alla ricerca di qualche fatto particolare ed ho concentrato l’attenzione su un tema un po’ insolito: gli incidenti in grotta.


Ripensamenti e considerazioni

Ho ricevuto un commento (02.03.2009) - Ieri ho avuto il piacere di ricevere un messaggio da parte di un amico riguardante il mio blog.

Speleologia (22.02.2009) - Dopo un pomeriggio di lavori a SMM, ci siamo trovati, io e Marco, davanti a qualche bel bicchiere di Spritz Aperol ed abbiamo chiacchierato di speleologia e della nostra personale visione su questo argomento.

Festività (30.12.2008) - Sono finalmente arrivate le Feste… Visto il mio carattere scorbutico e preso atto della mia predisposizione ad un comportamento schivo e tendenzialmente “selvatico”, eccomi nuovamente a brontolare su questo periodo di gioie forzate e di falsi compiacimenti.

Muir Wood (08.12.2008) - Solo a poche miglia a nord di San Francisco (California), in un canyon isolato, cresce un’antica foresta di redwoods (sequoie), conosciuta con il nome di Muir Woods. Tutto questo non centra nulla con la speleologia ma, cercando delle immagini nel computer, ho trovato alcune foto che mi hanno ricordato la mia visita negli U.S.A. e la gita che ho fatto in questa foresta.

Chi c'è la sotto? (02.12.2008) - Ritornando dall’uscita domenicale del corso, ho avuto l’occasione di parlare con una allieva sul rapporto tra l’uomo ed il sottosuolo e, ripensando a quanto detto in questa occasione, ho tratto alcune personalissime considerazione.

Imagna 2008 (06.11.2008) - Come cerco di fare ogni anno, ho partecipato all’incontro annuale della speleologia italiana: Imagna 2008.

Angolino segreto (24.09.2008) - Recentemente sono andato a fare una passeggiata in Carso, lungo il costone roccioso affacciato sulla Val Rosandra, proprio sopra le varie vie della palestra attrezzata denominata “Rose d’Inverno”.

La moglie ed il lume (24.05.2008) - In questi giorni sto leggendo un’antologia di racconti sulla montagna: si tratta di una raccolta delle migliori pagine prodotte da affermati scrittori negli ultimi due secoli. Devo dire che, anche se la montagna passa talvolta in secondo piano rispetto alle vicende narrate, certi brani sono veramente eccezionali.

UFO (1.05.2008) - Strane presenze, scontri con animali misteriosi, vicende imperscrutabili, tutto può accadere nel corso dell’attività speleologica. E volete che, fra i tanti insoliti avvenimenti, non vi sia anche un incontro con un UFO?

Cascata in "Gigante" (19.04.2008) - Forse sono cose che è meglio non dire, ma oramai sono passati tanti anni e non saprei più riconoscere i posti e le persone. Per questi motivi parlerò, allora, di un fatto accaduto all’inizio degli anni ’80, che per lungo tempo avevo quasi dimenticato.

Il tasso (13.04.2008) - Ho già raccontato di un mio incontro sotterraneo con un povero istrice impazzito dalla paura e, pensando a quell’avvenimento, mi è venuto in mente un’altra storia. Si tratta di un fatto molto più banale e quasi comico, che risale a più di trent’anni fa.

Il monaco incappucciato (17.03.2008) - Fra le mie esperienze speleologiche e di montagna, vi sono anche alcune situazioni che considero perlomeno “insolite”. Niente di particolare, fatti in molti casi spiegabili e spesso completamente chiariti, ma dei quali porto un particolare ricordo.

L'istrice (02.03.2008) - Dicono che in grotta sia possibile osservare - dalle nostre parti - solamente animaletti di piccola taglia e, normalmente, questo è vero. Analizzando la mia carriera speleologica, però, posso trovare - a proposito di questo argomento - un episodio alquanto singolare.

Fumo al Corchia (25.02.2008) - Dopo aver parlato di sacchi a pelo e di attrezzature, accennerò al secondo avvenimento strano successo durante la visita all’Antro del Corchia del 1973.

La voce degli alberi (17.02.2008) - In quello che vi racconterò di seguito non centrano le grotte. Sembrerà strano, ma anch’io - talvolta - mi diletto in cose che, solo marginalmente, centrano con il sottosuolo.

Inquisizione (28.01.2008) - In relazione alle visite guidate che svolgo regolarmente all’interno dei “Sotterranei dei Gesuiti”, ho necessariamente dovuto documentarmi su quella complessa e discussa realtà denominata “Santa Inquisizione”.

Il Banco (14.01.2008) - Come ho già riferito, una volta si cantava molto di più. Le manovre in grotta ed i lunghi avvicinamenti erano spesso scanditi da cori, che facevano riferimento ad un repertorio molto vasto.

Sono stato ad Atlantide (28.12.2007) - Non l’avrei mai immaginato, ma recentemente ho scoperto di essere stato ad Atlantide… e mi riferisco proprio a quella vera, la mitica terra citata da Platone.

Il passato (26.12.2007) - Non è bello richiudersi su se stessi, rivolgendosi solamente al passato. Anche quando arrivi ad una certa età è estremamente pericoloso guardare unicamente a quello che sei stato.

Acqua (19.12.2007) - Se penso alle mie ricerche nel campo della speleologia in cavità artificiali, devo ammettere che il campo di studio che più mi ha interessato è stato quello legato alle opere idrauliche.

Abbasso la politica (16.12.2007) - Il titolo non può che essere condiviso: abbasso la politica quando ci si deve confrontare su altri piani, via la politica quando si parla di speleologia.

Le discese ardite (10.12.2007) - Citerò alcuni versi: non si tratta di una poesia che descrive l’attività speleologica ma del testo di una canzone intitolata “Io vorrei … non vorrei … ma se vuoi” scritta nell’anno 1972 dall’indimenticabile Lucio Battisti.

100 post, si cambia! (01.12.2007) - E’ stata dura, ma alla fine sono stati pubblicati sul blog ben 100 post, ed a questo punto voglio introdurre una novità.

Dentro il sifone (30.11.2007) - Io non entrerò mai in un sifone. Questa è una scelta definitiva ed irrevocabile: è meglio lasciare agli altri tutto ciò per il quale non si è naturalmente predisposti.

Foto in grotta (29.10.2007) - Devo dire che sono sempre stato, in alcune cose, un perfezionista. Ci sono altri settori, infatti, che necessitano un minimo di riuscita. Mi riferisco alla fotografia in grotta: attività che deve produrre qualche immagine degna d’attenzione o che è meglio abbandonare nel caso di risultati deludenti.

Il pirataggio (15.10.2007) - Esiste anche una circostanza sulla quale ho taciuto per anni, della quale non ho mai trovato - per ora - il momento opportuno per parlarne con i diretti interessati. Non so se un blog è l’occasione giusta per dare delle giustificazioni su avvenimenti passati da tanto tempo, ma cercherò di spiegare come si sono svolte le cose.

Carburo e/o led (21.09.2007) - Oramai si tratta quasi di una sfida vera e propria: speleologo, tu da che parte stai, lampada carburo o lampada a led? Sei fra i tradizionalisti che ci vogliono vedere bene anche se sporcano un po’ o sei fra gli innovatori che prediligono un’illuminazione diversa e sicuramente più “politically correct”?

Solo in montagna (15.09.2007) - Dopo un periodo veramente duro, ho deciso che per riprendermi un po’ dovevo fare un’uscita in montagna. Trattandosi di un giorno feriale ed avendo bisogno di ragionare su alcune cose, sono andato da solo.

Torri di Slivia (05.09.2007) - Nella mia carriera c’è stato un avvenimento di cui sono abbastanza fiero. Non ne avrei certo parlato, se recentemente qualcuno non mi avesse preso in giro relativamente ad una mia supposta incapacità di identificare nuove prosecuzioni ed alla necessità che altri debbano intervenire per risolvere certi problemi esplorativi.

Nuovi amici (05.08.2007) - Concluderò questa specie di trilogia parlando, dopo aver trattato dei vecchi amici e degli amici di sempre amici di sempre, di quelli di nuova acquisizione (si tratta di un argomento che interesserà poco il grande pubblico, ma che forse incuriosirà i diretti interessati).

Amici di sempre (05.06.2007) - Se penso alla mia più che trentennale attività, se mi guardo indietro, vado con il pensiero ai tanti amici che ho conosciuto e con i quali sono sceso nel sottosuolo.

Vecchi amici (05.07.2007) - Rimanendo nell’ambito della speleologia, agli occhi del giovane ragazzo che nel 1973 iniziava la sua attività (cioè io) vi sono stati dei personaggi considerati da subito come eccezionali, ognuno speciale per le sue specifiche caratteristiche.

Dalle grotte alle pareti (02.06.2007) - Penso che l’evoluzione normale di ogni speleo sia quella di partire da una frequentazione assidua delle grotte per arrivare, ad un certo punto, al contatto con le montagne, cedendoal fascino delle rocce di superficie.

Storia della SAS (21.03.2007) - Non è facile tracciare un percorso storico preciso riguardante la Società Adriatica di Speleologia perché, al di là delle semplici date, è necessario definire nei suoi vari aspetti un cammino che può portarci molto lontano.

L'alba (03.03.2006) - Qualche volta mi sento romantico. Sarà forse per il mio carattere o per la mia assidua frequentazione del mondo naturale legata alla passione speleologica, ma ci sono delle cose che ancora mi fanno commuovere. Cose piccole oppure cose grandi, come sono grandi certi panorami mozzafiato delle nostre montagne.

Bilancio (15.12.2006) - Ogni tanto risulta opportuno fare il punto della situazione. Nel mio piccolo, ho quindi provato a fare un primo bilancio della mia creatura: il blog.

E' la festa ... (05.12.2006) - Parlare di gruppi speleologici vuol dire anche affrontare i particolari risvolti sociologici legati a questo strano ambiente. Brevi considerazioni sulle feste e sulle bevute dei grottisti.

Piccolo sfogo (24.11.2006) - Nell'anno 1982 abbiamo iniziato, timidamente, le nostre prime esplorazioni nel sottosuolo di Trieste. Oggi tutti parlano di speleologia urbana, ma noi siamo quelli che hanno cercato, rilevato e documentato le cavità artificiali locali, quando nessun altro aveva ancora capito l'importanza di una tale attività.

Nuove leve (14.11.2006) - Considerazioni sui risultati raggiunti quando un gruppo di nuovi soci, superati i facili entusiasmi della gioventù, hanno voluto essere seriamente coinvolti nelle ricerche.

Copie ed originali (10.11.2006) - Spesso mi è sembrato di leggere cose già sentite, ragionamenti già conosciuti magari espressi in modi alquanto famigliari. Quasi sempre si è trattato di semplici impressioni, ma ci sono state delle occasioni dove le affinità e le corrispondenze sono risultate davvero sconcertanti e sospette.

Ero giovane ... (09.11.2006) - Immagine che mi ritrae all'inizio della mia carriera speleologica.

Esplorazioni (07.11.2006) - Considerazioni sulle esplorazioni speleologiche e l'importanza di appartenere ad un gruppo.

Note biografiche (05.11.2006) - Dicono che al momento di pubblicare un blog bisogna necessariamente presentarsi, ecco quindi un piccolo resoconto di quanto ho fatto in questi anni, con particolare riferimento alle mie attività speleologiche.

Perchè un blog (30.10.2006) - Motivazioni del blog, spiegazioni sul titolo e sui temi che saranno trattati.


Altre attività


Arrampicare (09.08.2009) - Mi è sempre piaciuto arrampicare, non sono mai stato un fuoriclasse, ma le mie soddisfazioni me le sono prese, sia in montagna che in falesia. Ho sempre preferito le vie non estremamente difficili, perché penso che superare una parete sia un piacere e non una sofferenza.

Sci ruvido (23.06.2009) - Quando ero giovane, alla speleologia si abbinava sempre anche l’attività in montagna e come progrediva la nostra esperienza nell’arrampicata, merito delle frequenti visite alle palestre locali, aumentava anche la voglia di affrontare qualche parete di una certa difficoltà.

Cima Alta di Riobianco (09.03.2008) - Quando ero giovane, alla speleologia si abbinava sempre anche l’attività in montagna e come progrediva la nostra esperienza nell’arrampicata, merito delle frequenti visite alle palestre locali, aumentava anche la voglia di affrontare qualche parete di una certa difficoltà.

Gamila Peak (10.01.2008) - La mia attività in montagna si è quasi sempre svolta all’interno del territorio italiano. Mi sovviene, infatti, solamente una bella escursione fatta all'estero, sui monti del Pindo (in Grecia) nell’anno 1981.

Torrentismo (08.11.2007) - Oggi è un’attività di gran moda, classificabile a pieno titolo fra gli “sport estremi”, ma una volta era un passatempo riservato a pochi. Non esistevano manuali e guide, per cui bisognava ingegnarsi ed arrangiarsi da soli. C’è stato un periodo, nella prima metà degli anni ’80, nel quale la SAS si è dedicata a discendere varie forre, tutte poste nella vicina Carnia.

Falesie di Duino (25.09.2007) - Oggi, le scogliere che iniziano in corrispondenza della baia di Sistiana e terminano presso il castello di Duino sono protette ed inaccessibili. Penso che tale iniziativa sia un’idea giusta, vista la particolarità e l’importanza naturalistica del sito. Ma non è stato sempre così.

Sci da fondo (6.09.2007) - Ci sono varie attività che permettono di vivere all’aria aperta, in piena armonia con la natura circostante. Una di queste, che ho sperimentato e sulla quale posso testimoniare direttamente, è l’escursionismo con ai piedi un paio di sci da fondo.

Presanella (26.08.2007) - Parlerò di un’escursione in alta montagna, fatta con amici, sulla cima della Presanella (3.558 m). Questo gruppo montuoso è veramente imponente, con ampi ghiacciai e creste affilate. La vetta principale è poi caratterizzata da uno scivolo di neve ghiacciata alto 600 m, con una pendenza che varia dai 45° ai 55°.

Val Rosandra (19.08.2007) - Ho già raccontato di risalite su ghiaccio fatte con piccozze e ramponi, perciò potete immaginare cosa è successo quando è giunta in sede della SAS la notizia che, a causa del prolungato freddo, la cascata della val Rosandra si era completamente ghiacciata.

Cascate di ghiaccio (13.08.2007) - Oggi può sembrare normale, ma agli inizi degli anni ’80 parlare di arrampicata su ghiaccio era strano e rivoluzionario. Sulle riviste specializzate si potevano vedere i primi articoli che descrivevano incredibili ascensioni su pareti ghiacciate e le punte delle piccozze cominciavano allora ad assumere delle curiose ed accentuate curvature.

Scialpinismo (04.08.2007) - Parlare di montagna in inverno, significa necessariamente anche parlare di sci. Ovviamente, nella maggior parte dei casi, si tratta di sci praticato in pista, ma - se sei abbastanza bravo - può trattarsi anche di sci-alpinismo.

Grandi montagne (30.07.2007) - Il piacere di andare in montagna non comprendeva per me solamente le vie di roccia, ma anche le ascensioni alle grandi montagne delle nostre Alpi.

Sassi e capre (14.07.2007) - Ci sono delle situazioni nelle quali, quando tutto sembra volgere per il peggio ed il pericolo si fa concreto, scatta la molla dell’autoconservazione. A me è successo, personalmente, più di una volta ed ho scoperto come sia possibile usufruire di un ulteriore “bonus” di energie, anche quando sembra che di queste non ce ne sia più traccia.

Capanile di val Montanaia (01.07.2007) - Qualcuno l’ha definito “l’urlo pietrificato di un dannato”. Per me è sempre stato l’esempio di quanto possa essere estetica e magnifica una montagna. Sto parlando del Campanile di Val Montanaia (2.173 m), in alta val Cimoliana.


Testimonianze storiche


Cippi (04.01.2009) - Se girovagando per il Carso ho spesso documentato grotte, cavità artificiali e “casite”, talvolta mi sono imbattuto anche in particolari ritrovamenti: mi riferisco ai “cippi”, monoliti di varie dimensioni infissi nel terreno e recanti specifiche iscrizioni.

Casite (28.12.2008) - Penso che tutti, camminando per il nostro Carso, si siano imbattuti - prima o poi - in costruzioni di pietra, dall’aspetto strano e quasi misterioso: le “casite”.


Film di grotta


The Cavern (16.02.2009) - Su segnalazione di Federico, ho recuperato un altro film che è stato girato in grotta. Il titolo è chiaro “The cavern” (2005).

Alien 2 sulla terra (10.06.2008) - Concludo per il momento la mia carrellata sui film che usano le grotte come location, citando un’opera “fondamentale”, che ho visto molti anni fa e che ho faticato molto a recuperare. Si intitola “Alien 2 sulla terra”.

The descent (26.04.2008) - Sono rimasto subito interessato da questo film, che aveva come principale protagonista proprio la grotta. Un gruppo di amiche abbastanza eterogeneo e con storie personali alquanto diverse si ritrova per affrontare una spedizione speleologica sui monti Appalachi.

The cave (10.04.2008) - Oltre ad essere un appassionato del sottosuolo in tutti i suoi variegati aspetti, mi ritengo anche una specie di cinefilo. Mi interessano tutti i generi, e vi voglio parlare di un film di recente produzione, più esattamente del 2005. Il titolo originale è “The cave”.


Pubblicazioni


Una frontiera da immaginare (03.03.2007) - C’è un particolare testo che ha rappresentato per me qualcosa di speciale. Si tratta del libro Una frontiera da immaginare di Andrea Gobetti, volume del 1976 che racconta le molteplici esperienze dell’autore vissute in grotta ed in montagna, assieme ad una allegra compagnia di amici, pazzi e colorati.

Secondo libro (21.11.2006) - Piccolo resoconto sulla pubblicazione del secondo libro dedicato alle cavità artificiali di Trieste.

Primo libro (12.11.2006) - Considerazioni sulla pubblicazione del primo libro dedicato alle cavità artificiali di Trieste ed alla leggenda dei sotterranei.


Racconti


Il mondo nascosto dei cristalli (18.01.2009) - Sono stato sgridato perché, troppo spesso, i miei racconti trattano di temi tristi e di paura. Per rimediare a questo, ho scritto il testo seguente che, nelle mie speranze, dovrebbe in parte rimediare alle piccole critiche ricevute.

Racconti (26.12.2008) - Ho sempre avuto la mania di scrivere, fin da giovane. Sul Blog ho postato vari miei scritti di fantasia ed ho deciso di fare un po’ di ordine, sistemando e raccogliendo le varie pagine che ho prodotto.

Festa in miniera (13.12.2008) - E’ da un po’ di tempo che non scrivo qualche racconto per il blog. Così mi sono concentrato ed ho immaginato un finale un po’ diverso per una gita fatta recentemente dalla SAS.

Piena (20.08.2008) - Il racconto che segue ricalca, in qualche modo, alcune situazioni che ho vissuto direttamente: penso che a quasi tutti gli speleologi attivi sia capitato, prima o poi, di confrontarsi con la piena in grotta.

Eroe (18.06.2008) - Quello che segue è un piccolo racconto riguardante un avvenimento particolare, visto in prima persona dal protagonista.

La voragine (12.05.2008) - Avevo voglia di scrivere qualcosa ed ho pensato ad un mio tema ricorrente: ambientare in grotta qualche incontro inusuale. Il raccontino che segue affronta un abbinamento inedito per me: grotta e alieni.

La strada è umida (11.03.2008) - Avendo la malsana passione di scrivere su tutto, ho anche prodotto qualche pagina di tema fantascientifico/fantastico. L’argomento non è certo originale, ma il risultato finale non mi dispiace.

Un ombra nel buio (2) (10.02.2008) - La frequentazioni di ambienti oscuri e tenebrosi può portare a spiacevoli sensazioni e, talvolta, l’immaginazione può galoppare liberamente. E se ci fosse qualcosa di maligno che ci aspetta fra le volte annerito di qualche vecchio sotterraneo?

Una grotta da sogno (17.01.2008) - Per l'affetto che porto all’amico ispiratore, dopo aver scritto due tremendi racconti su Marco, voglio ora trascinare questo personaggio di fantasia in una situazione la più gratificante ed appagante possibile.

Toporagno (23.12.2007) - Dopo aver fatto fare al personaggio di fantasia che ho chiamato Marco una triste fine, ho cercato di riscattarmi scrivendo nuovamente di lui, ma, parola dopo parola, è venuto fuori un raccontino nel quale al protagonista è riservata un ennesimo brutto destino.

Topo (12.12.2007) - Marco guardò con sospetto l’ingresso regolare che si apriva nel muro davanti a lui... Piccolo racconto tratto da un pensiero cupo e triste (novembre 2007).

Passione sotterranea (06.12.2007) - Piccolo racconto con alcune caratteristiche per me nuove, quasi di genere sexy. Le circostanze sono completamente inventate ed i personaggi di pura fantasia. Lui l’ho chiamato Paolo, lei Sara.

Il grande lago (20.11.2007) - Nella mia carriera speleologica, specialmente da giovane, ho spesso immaginato quella che poteva essere la mia grotta ideale, la cavità che raggruppava tutte le caratteristiche per me ottimali. Qualche anno fa ho scritto anche un raccontino che descriveva, in qualche modo, tale cavità ed oggi ve lo propongo.

Lui (25.10.2007) - Con il breve testo che segue, chiudo per il momento la serie di racconti fantastici riguardanti gli strani esseri che si possono trovare nelle grotta. Questa volta - pur restando sempre nel paranormale - ci immergeremo in atmosfere più spirituali e new-age…

La lunga discesa (04.10.2007) - Questa volta propongo un racconto abbastanza lungo, sempre di tema speleologico. Il finale è sicuramente triste, ma c’è anche una leggera poesia nella vaga similitudine fra la corda speleo ed il sottile filo lungo il quale si snoda la nostra esperienza terrena.

Valeria camminava veloce (08.07.2007) - Il battaglione fantasma del monte Canin. Un racconto di pura fantasia, che prende spunto dai fantastici avvenimenti che, talvolta, sembra accadano sulle pendici di questa affascinante altopiano.

La cornice di pietra (07.06.2007) - Questa volta riporto alcune considerazioni riguardanti le tecniche costruttive una volta utilizzate per la realizzazione di strutture murarie, sia esterne che sotterranee.

L'essere (10.04.2007) - Ho già scritto un racconto, abbastanza lungo, che tratta di un essere fantastico che risiede in una grotta. Ritorno a trattare l’argomento, questa volta con un’ambientazione decisamente più horror … legata in qualche modo alla mia lunga ed immutata passione per le storie fantasy e fantascientifiche.

Vertigine (27.03.2007) - Ecco qualche altra riga scritta a ruota libera sull’esperienza dell’essere speleologo. Quattro considerazioni che, nella loro semplice evidenza, saranno ben capite da chi ha frequentato il mondo delle grotte. Forse dal testo traspare un po’ di retorica e qualche esagerazione, ma sicuramente vi si può trovare un certo fondo di verità.

Vento (21.02.2007) - Rovistando fra le mie carte, ho trovato un racconto che ho scritto due anni fa, dopo una gita sul costone carsico nei pressi di Santa Croce. Non è certamente di argomento speleologico, ma lo inserisco lo stesso nel blog.

L'orlo del pozzo (05.02.2007) - Breve racconto, forse un po’ triste, ma al quale sono molto legato. L’ho scritto un po’ di tempo fa ma qualche volta, nel rileggerlo, mi emoziono ancora.

La strettoia (26.01.2007) - Per qualcuno possono rappresentare una fonte di terribili incubi, per gli speleologi sono spesso dei passaggi obbligati da superare per progredire nell’esplorazione. Sto parlando delle strettoie, quelle fessure nelle quali talvolta bisogna infilarsi, cercando poi - in qualche modo - di uscirne.

Un'ombra nel buio (29.12.2006) - Quante volte, chi ha frequentato certi sotterranei, ha avuto la sensazione di non essere veramente solo, ma che nell'ombra, appena fuori dal campo di percezione visivo, si trovasse qualcuno, o qualcosa, che lo stava osservando? Chi ha lavorato con me negli ultimi mesi capirà di che luogo sto parlando.

Solo (09.12.2006) - Breve narrazione di fantasia legata al mondo delle grotte.

Acqua (15.11.2006) - Alcuni versi in prosa che parlano dell'acqua, della sua natura forte e potente, e del suo eterno ciclo fra cielo, terra e mare.

Gea (08.11.2006) - Racconto di fantasia su di una esplorazione (con sorpresa finale) nelle viscere della terra.



Poesie


Montagne (17.05.2008) - Rileggendo i miei appunti, ho scoperto che a vent’anni avevo la mania di scrivere su ogni cosa che mi accadeva. Pensavo, elaboravo e scrivevo. Curioso come anche questa circostanza sia diventata una scusa per comporre qualche verso…

La luce della luna (08.01.2008) - E’ con grande orgoglio, però, che presento una breve poesia scritta da mia figlia che, se continuerà così, supererà di gran lunga il suo vecchio padre.

La discesa (01.07.2007) - Propongo di seguito, per chi avesse la voglia e la curiosità di leggerla, una mia breve poesia scritta nel 1981.


Indice aggiornato al 22.02.2009

 
posted by Paolo at 18:49 |