mercoledì 24 settembre 2008
Recentemente sono andato a fare una passeggiata in Carso, lungo il costone roccioso affacciato sulla Val Rosandra, nei pressi del paesino di San Lorenzo. Camminando, ad un certo punto, ho visto un ragazzo con casco, corda ed imbrago, che saliva su una parete. Mi sono così ricordato che, proprio sui roccioni sottostanti il sentiero, si aprono le varie vie delle “Rose d’Inverno”, palestra attrezzata con cavi d’acciaio per l’avvicinamento all’arrampicata su roccia.
Mi ero quasi dimenticato di questo posto particolare che, da giovane, ho frequentato molto. Erano i primi anni ottanta e quasi ogni pomeriggio, per tutta l’estate, ci si trovava con gli amici fra queste paretine. Più che arrampicare, si parlava, si leggeva, si discuteva, ovviamente intercalando anche momenti di salita sulle varie vie presenti. Ricordo alcuni punti di particolare difficoltà, dove si attraversava a pochi centimetri da terra, su passaggi estremi che si ripetevano decine di volte prima di riuscire a superare. C’era un punto di ritrovo basso, quasi alla base della parete, formato da una vasta placca, levigata ed appena inclinata. Lì spesso si leggeva, magari si dormicchiava riscaldati dal sole e, talvolta, una piccola capriola, oramai abituata alla nostra presenza, veniva a trovarci senza dimostrare alcun timore: si fermava a qualche metro di distanza, ci guardava e poi se ne andava senza alcun rumore.
Altre volte ci trovavamo, invece nella parte alta. Sulla sinistra delle pareti attrezzate c’era (e ovviamente c’è ancora) un promontorio roccioso con delle vie abbastanza difficili che, nella parte centrale, presentava un ampio terrazzino liscio e comodo. Da quella specie di belvedere si poteva ammirare sulla sinistra la Val Rosandra, di fronte l’insenatura di Muggia, a destra Trieste, il mare e, in lontananza, fantastici tramonti.
Di quel periodo ricordo la serenità, il tempo che scorreva senza alcuna frenesia e con estrema calma, il fatto che ci si riuniva per arrampicare, ma che, alla fine, si poteva fare anche altro. Si parlava per ore e, certi giorni, si rimaneva invece in silenzio senza scambiarci una parola. C’era amicizia, affiatamento, complicità. C’era lo sforzo fisico quando occorreva - ci si allenava molto - ma, alla fine, si stava semplicemente bene insieme.
Volevo ritornare su quel terrazzino, ma ho avuto un po’ di paura di rimanere deluso. Forse ci andrò con mia figlia…

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posted by Paolo at 06:34 |


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