domenica 26 agosto 2007
Quando si parla di gite in montagna, ci sono casi in cui tutto va male ed i contrattempi si sommano fino a diventare insormontabili. Altre volte, invece, tutto va per il meglio ed è possibile riunire grandi soddisfazioni a grandi panorami.
Parlerò di un’escursione in alta montagna, fatta con amici, sulla cima della Presanella (3.558 m). Questo gruppo montuoso è veramente imponente, con ampi ghiacciai e creste affilate. La vetta principale è poi caratterizzata da uno scivolo di neve ghiacciata alto 600 m, con una pendenza che varia dai 45° ai 55°. E’ stato questo l’obiettivo delle nostre uscite: la direttissima nord della Presanella. In verità, infatti, ci sono volute due distinte "spedizioni" (nel senso che non si è proprio vicini a Trieste) per riuscire nella salita: un primo tentativo, fallito miseramente per il brutto tempo ed una serie di imprevisti che si sono inanellati fino a farci fare tanto tardi da dover ritornare ben presto sui nostri passi. Di questa prima esperienza ricordo solamente delle interessanti prove dei materiali sulle pareti verticali dei vari seracchi del ghiacciaio. Durante il secondo tentativo, invece, tutto è andato per il meglio, con una salita veloce, sicura ed in condizioni climatiche ottimali. Ci siamo trovati al rifugio Denza in tre: io, l’amico Aldo Fedel e l’allora socio SAS Paolo Pezzolato (Fox). La partenza è avvenuta prestissimo alla mattina, come per altro bisogna sempre fare quando si deve affrontare un ghiacciaio ricco di crepacci. L’aggirare le profonde spaccature, affrontare le varie paretine e superare gli esili ponti di ghiaccio, ci ha fatto perdere un po’ di tempo, ma ben presto siamo arrivati alla base dello scivolo. Se si immagina un piano inclinato di 50° visto dal basso, questo forse non sembrerà molto ripido e si può pensare ad una progressione spedita e non particolarmente impegnativa. Immaginate però lo stesso piano inclinato visto dall’alto, incassato fra ripide rocce scure, con alla base i crepacci del ghiacciaio: la pendenza è sempre la stessa, ma l’impressione certamente cambia. Ho precisato questo perché ricordo che tutta la salita non ha mai presentato difficoltà elevate, ma come ci si alzava di quota era sempre più impressionante guardare verso il basso. Quando, infine, siamo usciti quasi sulla vetta, lungo una esile cresta innevata, vi assicuro che lo spettacolo faceva quasi paura: da quel punto di vista sembrava che lo scivolo fosse verticale, un muro bianco che si sprofondava ripidissimo verso il ghiacciaio sottostante. La vetta è risultata un punto particolarmente panoramico, con vista a 360° su tutte le montagne circostanti. Anche la discesa non ha presentato particolari difficoltà, se non qualche punto più delicato con roccette e creste ghiacciate esposte.
Come dicevo, una bella escursione in alta montagna, che richiede comunque una certa preparazione. Si tratta, infatti, di una salita di almeno 8 ore (parlando di persone allenate) ed una discesa di almeno altre 5 ore. Un’escursione che raccomando solamente a chi possiede la preparazione e l’allenamento per affrontarla in tutta sicurezza.
L’immagine ritrae Aldo Fedel nella parte sommitale dello scivolo ghiacciato (Foto Guglia).
Parlerò di un’escursione in alta montagna, fatta con amici, sulla cima della Presanella (3.558 m). Questo gruppo montuoso è veramente imponente, con ampi ghiacciai e creste affilate. La vetta principale è poi caratterizzata da uno scivolo di neve ghiacciata alto 600 m, con una pendenza che varia dai 45° ai 55°. E’ stato questo l’obiettivo delle nostre uscite: la direttissima nord della Presanella. In verità, infatti, ci sono volute due distinte "spedizioni" (nel senso che non si è proprio vicini a Trieste) per riuscire nella salita: un primo tentativo, fallito miseramente per il brutto tempo ed una serie di imprevisti che si sono inanellati fino a farci fare tanto tardi da dover ritornare ben presto sui nostri passi. Di questa prima esperienza ricordo solamente delle interessanti prove dei materiali sulle pareti verticali dei vari seracchi del ghiacciaio. Durante il secondo tentativo, invece, tutto è andato per il meglio, con una salita veloce, sicura ed in condizioni climatiche ottimali. Ci siamo trovati al rifugio Denza in tre: io, l’amico Aldo Fedel e l’allora socio SAS Paolo Pezzolato (Fox). La partenza è avvenuta prestissimo alla mattina, come per altro bisogna sempre fare quando si deve affrontare un ghiacciaio ricco di crepacci. L’aggirare le profonde spaccature, affrontare le varie paretine e superare gli esili ponti di ghiaccio, ci ha fatto perdere un po’ di tempo, ma ben presto siamo arrivati alla base dello scivolo. Se si immagina un piano inclinato di 50° visto dal basso, questo forse non sembrerà molto ripido e si può pensare ad una progressione spedita e non particolarmente impegnativa. Immaginate però lo stesso piano inclinato visto dall’alto, incassato fra ripide rocce scure, con alla base i crepacci del ghiacciaio: la pendenza è sempre la stessa, ma l’impressione certamente cambia. Ho precisato questo perché ricordo che tutta la salita non ha mai presentato difficoltà elevate, ma come ci si alzava di quota era sempre più impressionante guardare verso il basso. Quando, infine, siamo usciti quasi sulla vetta, lungo una esile cresta innevata, vi assicuro che lo spettacolo faceva quasi paura: da quel punto di vista sembrava che lo scivolo fosse verticale, un muro bianco che si sprofondava ripidissimo verso il ghiacciaio sottostante. La vetta è risultata un punto particolarmente panoramico, con vista a 360° su tutte le montagne circostanti. Anche la discesa non ha presentato particolari difficoltà, se non qualche punto più delicato con roccette e creste ghiacciate esposte.
Come dicevo, una bella escursione in alta montagna, che richiede comunque una certa preparazione. Si tratta, infatti, di una salita di almeno 8 ore (parlando di persone allenate) ed una discesa di almeno altre 5 ore. Un’escursione che raccomando solamente a chi possiede la preparazione e l’allenamento per affrontarla in tutta sicurezza.
L’immagine ritrae Aldo Fedel nella parte sommitale dello scivolo ghiacciato (Foto Guglia).
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