lunedì 14 gennaio 2008
Come ho già riferito, una volta si cantava molto di più. Le manovre in grotta ed i lunghi avvicinamenti erano spesso scanditi da cori (talvolta anche di una certa gradevolezza armonica), che facevano riferimento ad un repertorio molto vasto.
Curiosamente, più che nei canti tradizionali o di montagna, si spaziava nella musica leggera d’attualità, anche se spesso si trattava di quella etichettata con il termine “impegnata” (allora si usava questa definizione).
Ricordo che quando usciva un nuovo LP (erano tempi in cui imperversava il vinile e non si parlava ancora di CD), nelle settimane seguenti si dava sfogo alle velleità canore riferendosi all’ultima novità discografica, non dimenticando di avviare opportuni dibattiti sull’autore e paragonando la recente produzione a quella passata.
C’erano periodi nei quali i cori si ispiravano ai cantautori italiani (come Edoardo Bennato, Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini o Francesco De Gregori), oppure a complessi che suonavano il rock progressivo.
Uno di questi complessi che andava per la maggiore era il Banco di Mutuo Soccorso, gruppo adeguatamente impegnato e dalla musica mai banale.
Ricordo intere uscite in grotta basate sui pezzi del Banco.

Tu ora se vuoi,
puoi andare
oppure restare e unirti a noi…

Diceva il ritornello del brano intitolato “Cento mani e cento occhi” dal disco Darwin (1972), e questa frase diventava quasi uno slogan che rafforzava la sensazione di appartenenza al gruppo.
Devo dire che, in certe situazioni, le cose si facevano anche abbastanza imbarazzanti, come nel caso di alcuni solisti (io era fra quelli) che cantavano (o cercavano di cantare) interi brani che presentavano indiscusse difficoltà sia per quanto riguardava la complessità dei testi che per le lunghe parti musicali problematiche da riprodurre con la sola voce. Interminabili suite come “Dopo ... niente è più lo stesso”, oppure “Canto nomade per un prigioniero politico” , sempre del Banco, potevano riuscire comprensibili - quando intonate lungo la risalita di un profondo pozzo - solamente a chi conosceva perfettamente il pezzo in questione, altrimenti il tutto si trasformava in una dubbia performance con gorgheggi improbabili e strane parole rimbombanti nel buio della grotta.
Come detto, però, allora c’era non solo la precisa conoscenza dei vari brani (testi e musica), ma anche la voglia di parlarne, di confrontarsi e di discutere. Una situazione ben diversa rispetto ad oggi, dove impera la martellante musica disco o dove il massimo della originalità si può trovare in alcuni agghiaccianti pezzi di death metal.

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posted by Paolo at 17:57 |


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