mercoledì 7 febbraio 2007

Seconda puntata sulla leggenda dei sotterranei. Dopo aver affrontato i sotterranei dell’Inquisizione che si vogliono posti nelle fondamenta della chiesa di Santa Maria Maggiore, allarghiamo il discorso a tutto il centro storico della città di Trieste.

Siete entrati nell’estesa rete di sotterranei sotto Cittàvecchia? Per prima cosa bisogna chiarire cosa si vuole intendere per estesa rete. Se con questo termine vogliamo indicare un complesso articolato di passaggi praticabili, con molti corridoi intercomunicanti e vari accessi, la risposta non può che essere negativa. Se invece pensiamo alla presenza di vari passaggi sotterranei, vicini fra di loro anche se non direttamente collegati, allora possiamo avvicinarci alla situazione reale che abbiamo riscontrato. L’area della cosiddetta Cittàvecchia è quella dove ha trovato origine e si è sviluppata la città di Trieste e, nel tempo, l’evolversi del centro urbano si è stratificato in un susseguirsi di costruzioni ed adattamenti. Gli attuali edifici sono stati realizzati su case rinascimentali, che si sono sovrapposte a fondamenta medioevali, a loro volta edificate su opere romane. In questo susseguirsi di interventi è ovvio che qualcosa sia rimasto nel sottosuolo: ai cunicoli romani si sono affiancate le cantine più recenti, le canalizzazioni ottocentesche e così via. E’ perciò perfettamente normale che, in un’area interessata da duemila anni di storia, si possano trovare tutta una serie di opere sotterranee appartenenti ai vari periodi. Nelle nostre ricerche abbiamo trovato pozzi romani, acquedotti, cunicoli, scantinati ed intercapedini che, pur non collegandosi necessariamente l’uno all’altro, formano un articolato mosaico di passaggi ipogei.
Ma allora è possibile entrare nella Rotonda Pancera ed uscire dalla chiesa dei Gesuiti? Scendere dal castello ed arrivare fino al mare? Oggi, purtroppo, ciò non è fattibile. Nonostante le tante ricerche svolte, non sono stati rintracciati questi estesi collegamenti ipogei voluti dalla tradizione, che però tante volte sono stati riportati nelle molte testimonianze raccolte. Si tratta allora di indicazioni false? Probabilmente il meccanismo che ha creato la voce popolare che vuole l’intero rione percorso da lunghi passaggi deve essere inquadrato in un contesto specifico e particolare. Ci sono sicuramente vari punti che da sempre rappresentano potenziali accessi ai sotterranei. Possiamo localizzare questi ingressi nella chiesa di Santa Maria Maggiore, nella Rotonda Pancera, nel Castello di San Giusto, nella tor Cucherna, presso l’Arco di Riccardo, in via dell’Ospitale ed in altri vecchi edifici posizionati nel rione. Questi punti rappresentano quindi, per la tradizione, le entrate ai sotterranei. Oggi sappiamo che tali entrate portano a limitate prosecuzioni, ma per la fantasia popolare è stato facile immaginare come ogni ingresso sia stato necessariamente collegato con tutti gli altri. Non importa che nessuno ha avuto la possibilità di percorrere questi passaggi, l’idea è comunque plausibile e logica. Ecco così nascere il primo intreccio di cunicoli, come se la planimetria di questi collegamenti fosse stata tracciata a tavolino, collegando con delle linee rette i punti notevoli posti sulla carta. Ma vi sono, comunque, altre opere che si inoltrano nel sottosuolo. Vi sono pozzi, tratti di gallerie e vari cunicoli per l’acqua. Ricordo di aver visionato una mappa delle canalizzazioni idrauliche ottocentesche del rione di Cittàvecchia, dove era possibile vedere estesi canali sotterranei posti lungo le strade, con dimensioni più che ragguardevoli ed altezze che raggiungevano quasi i due metri. Passaggi quindi perfettamente praticabili, che si sovrapponevano ed intrecciavano a quelli presunti ed alle varie opere minori puntuali. Ecco quindi l’estesa rete che abbraccia tutto il rione. Tutto frutto della fantasia? Certamente no, perché le credenze popolari nascono sempre da qualche fatto concreto. Si racconta, ad esempio, che negli anni venti una commissione di Pubblica Sicurezza abbia operato intensamente nel chiudere alcuni passaggi sotterranei interessati da un uso illecito degli stessi. Peccato che il dossier della commissione non sia oggi accessibile e quindi non si sappia esattamente quali interventi siano stati fatti e quali pertugi ostruiti.
L’importante è perseverare nelle ricerche, aumentando - di giorno in giorno - la conoscenza del sottosuolo di Cittàvecchia. Non dispero completamente di trovare qualche sconosciuto passaggio che possa dare - in futuro - una nuova interpretazione alla teoria del sistema di cunicoli. Forse un giorno, qualcuno entrerà dal castello ed uscirà veramente da qualche altra parte del rione. Speriamo di essere noi a cogliere questo importante risultato, che potrebbe rappresentare il coronamento di anni di studi e di ricerche.

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posted by Paolo at 18:25 |


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