sabato 13 dicembre 2008
E’ da un po’ di tempo che non scrivo qualche racconto per il blog. Così mi sono concentrato ed ho immaginato un finale un po’ diverso per una gita fatta recentemente dalla SAS. Solo un volo di fantasia, ma anche un argomento intrigante ed a suo modo affascinante, che ho già trattato. Le righe che seguono le dedico alla mia amica Giara…

E’ stata una splendida giornata. Dopo aver raggiunto l’entrata della miniera e sistemato il campo, abbiamo avuto tutto il tempo per raccogliere la legna, preparare un bel cerchio di pietre e tirare fuori dagli zaini le abbondanti riserve di viveri che abbiamo portato con noi. Costine, salcicce, braciole, opportunamente condite da vino e birra. La serata si è quindi svolta con tranquillità: canti, risate e buona compagnia. L’anfratto dove abbiamo sistemato il campo si presta in maniera ottimale. Un luogo riparato, asciutto, da un lato quasi proteso su una valletta nella quale scorre un fresco torrente di montagna. Un vero spettacolo, specialmente quando la luna piena spunta dal costone di fronte, illuminando con la sua luce azzurrina le rocce e gli alberi circostanti. Alle nostre spalle, i vari imbocchi delle gallerie estrattive. Anfratti scuri, ben poco attraenti con la discesa delle tenebre, passaggi che abbiamo già esplorato ma che ora non invitano certo ad una visita notturna.
Dopo la baldoria, non è rimasto altro che prepararci per andare a dormire. Qualcuno ha piantato la tenda, io ho preferito rimanere all’aperto in compagnia di Marco. La stanchezza della giornata e l’alcol bevuto mi hanno quasi portato ad un leggero stato di torpore. Quindi ho disteso il materassino, mi sono infilato nel sacco a pelo e quasi subito mi sono addormentato. In pochi secondi l’atmosfera fumosa del campo si è dissolta e sono caduto in un sonno profondo senza sogni.

Non so se sia stato un rumore, oppure una specie di sensazione quella che mi ha svegliato improvvisamente. Allungando il collo riesco appena a mettere il naso fuori dal cappuccio del sacco a pelo e, pur senza occhiali, distinguo abbastanza bene la piccola cavernetta nella quale ci troviamo, in controluce sullo sfondo del cielo sereno e leggermente luminoso. La prima cosa che mi viene in mente è che qualcuno si è alzato per un bisogno improvviso, ma sento vicino a me il respiro regolare di Marco e riesco a vedere bene come la tenda sia ancora chiusa. Anzi, essendo io sdraiato proprio davanti al suo ingresso, nessuno sarebbe riuscito ad uscire, al buio, senza calpestarmi. Sto quasi per riaddormentarmi (saranno circa le quattro del mattino) quando un rumore improvviso mi fa riaprire gli occhi. Rimango immobile e dalla mia posizione riesco a guardare nella direzione di quel leggero scricchiolio. Passa qualche secondo di silenzio, poi vedo distintamente un’ombra che si scosta dalla parete per scomparire subito nell’oscurità. Non capisco bene. Qualche animale? Qualche curioso che è venuto a vedere chi ha deciso di passare la notte in questo strano posto di montagna, ben lontano da ogni centro abitato?
Quasi fissando l’oscurità, intravedo che ci sono più sagome indistinte che si muovono seminascoste nel buio. Saranno dei malintenzionati? Oppure degli amici che sono venuti a farci qualche brutto scherzo? Non comprendo cosa stia succedendo. Do un colpo a Marco che è sdraiato al mio fianco, ma lui emette solo un sospiro più forte e non si sveglia. Cosa fare? Non rimane che aprire una luce e vedere chi sono questi ospiti inattesi. Faccio scorrere silenziosamente la cerniera lampo del sacco a pelo, con un balzo mi metto a sedere e contemporaneamente accendo la torcia elettrica che porto sempre con me. Sono preparato a tutto (o quasi…), ma quello che mi appare davanti è uno spettacolo che non avrei mai nemmeno immaginato. A pochi metri da noi vi sono quattro figure che sono state letteralmente bloccate dal fascio di luce della mia lampada. Sarà stato l’alcol o l’improvvisa sveglia, ma non riesco a mettere pienamente a fuoco tutta la scena. Forse, semplicemente, non voglio accettare completamente quello che appare davanti ai miei occhi. Non sono persone quelle che mi stanno fissando. Si potrebbe quasi parlare di caricature di uomini. Figure magrissime, seminude, dalla pelle grinzosa e biancastra. Sporche, deformi, quasi rattrappite. Allo stesso tempo, però, agili nei movimenti. Sorprese dalla mia luce hanno tutte reagito con rapidità, saltando, girandosi, dimenandosi quasi fossero scottate dal raggio luminoso. Io, sbalordito, non so cosa fare. Con la voce non molto ferma, riesco solamente a gridare “Chi siete, cosa volete…”. In un attimo, due di queste sagome si gettano fuori dall’ampia finestra che domina la valle. Altri due esseri, invece, passano dietro alla tenda, ribaltano gli zaini e qualche bottiglia mezza vuota avanzata dalla cena e, con un balzo, si infilano nelle gallerie buie della miniera. A tutto questo rumore, i miei compagni si svegliano. Si accendono più luci, la tenda si apre e tutti vogliono capire cosa stia succedendo. Io, ancora mezzo intrappolato nel sacco a pelo, farfuglio in maniera isterica indicando le due direzione nelle quali sono scomparse quelle strane e spaventose creature. Le torce sciabolano nella notte. Gli amici domandano, si preoccupano, cercano qualche indizio, qualche prova, ma non trovano nulla. Quando dico, poi, che due di quegli esseri sono saltati da quella specie di terrazzo che si affaccia sulla profonda valletta, vedo che inizia a serpeggiare qualche dubbio. Illuminando la parete quasi verticale che scende fino al torrente, è ben difficile pensare che qualcuno, con un balzo, sia potuto scendere da quella parte. Allora indico le tracce sul pendio di detriti che porta alla parte profonda della miniera, segni di lunghi passi che si allontanano dal campo, ma anche in questo caso mi dicono che sbaglio, che sono semplicemente le nostre tracce, che di lì siamo passati noi…
Sono impaurito, frastornato e sono scosso da brividi che mi salgono lungo la schiena. Cosa ho visto veramente? Chi abbiamo incontrato in questa notte fredda di montagna?
Gli altri la prendono con allegria. Mi dicono che sono ubriaco e che devo curarmi se sono soggetto ad incubi notturni. Rientrano nella tenda e riprendono a dormire come se niente fosse. Per quanto mi riguarda, non mi sfiora nemmeno l’idea di riaddormentarmi. Trovo una parete protetta, con ampia visibilità tutt’attorno, e mi accovaccio in una specie di nicchia della roccia. Rimarrò qui per tutto il tempo necessario, aspettando la luce del giorno. Non chiuderò occhio, perché questo è semplicemente impossibile dopo aver visto quello che sono convinto di aver visto. Non si è trattato di allucinazioni o di incubi. Io ho visto quelle creature. Esseri che sono usciti dalle gallerie della miniera e che, probabilmente, vivono nella parte più oscura di quei cunicoli. Durante la nostra esplorazione non abbiamo visto nessuna traccia della loro presenza, ma questo non vuole dire nulla, vi sono mille fessure, numerosi camini, tanti punti nei quali nascondersi. Solo una verifica attenta potrebbe rintracciare questi passaggi, ma certo non sarò io ad organizzare una ricerca di questo genere. Personalmente, non voglio più avere alcun contatto con questa miniera, con le sue gallerie oscure e con chi, senza mai farsi vedere, abita i suoi anfratti nascosti. Certo, siamo noi i disturbatori, quelli che hanno invaso il loro mondo rimanendo perfino durante la notte, quando il buio scende su ogni cosa ed avvolge indistintamente in dentro ed il fuori della roccia. Cosa volevano quelle strane creature? Erano intenzionate a farci del male o erano semplicemente curiose? E chi sono realmente quegli esseri? Vecchi minatori che vivono isolati nelle profondità del sottosuolo? Oppure eremiti deformi che hanno deciso di sparire dal mondo della luce per rifugiarsi nell’universo dell’oscurità? Non lo sapremo mai.
Aspetto solo che il sole sorga ed ogni più piccolo rumore mi fa sobbalzare. Nelle mani stringo il mio fedele coltello a serramanico, ma sono quasi convinto che non avremo più altre sorprese, per questa notte. Domani, con la luce, cercherò di convincere i miei amici a scendere il prima possibile verso valle. Farò lo spiritoso, dirò che – ovviamente – mi sono sbagliato, offrirò da bere a tutti ridendo delle mie visioni. Ma dentro di me so che è tutto vero. Io ho visto veramente quelle figure nella notte.
Speriamo che l’alba arrivi rapidamente…

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posted by Paolo at 18:54 |


2 Comments:


At 14/12/08 5:24 PM, Anonymous Anonimo

Bellissimo!! E decisamente inquietante almeno per me, avendo vissuto una parte del racconto...! A conferma della suggestività del luogo, posso dire che prima di andare a dormire non capivo cosa fosse una strana luce intermittente sul versante, lontana qualche centinaia di metri... in realtà era la luna seminascosta dagli alberi, che il vento muoveva e faceva intravedere solo a tratti. Questo probabilmente è stato l'effetto dell'alcool :)
Ma aspetta, fammi pensare: sei sicuro che sia tutta fantasia? Mi pare di ricordare qualcuno che mi scassava, quella notte...

 

At 14/12/08 5:34 PM, Blogger Unknown

si però, se continui a scrivere racconti del genere è logico che non voglio venire in miniere, cunicoli, grotte, sotterranei... ed è altrettanto logico che la mia paura aumenti!
EH PAOLO!
...scrivi un racconto con fiorellini, fate, principesse, castelli, principi, maghi merlini... e vedrai come mi convincete bene a venire :-D