domenica 12 luglio 2009
E’ effettivamente da un po’ di tempo che non aggiorno il mio blog. Si tratta, probabilmente, di un momento di stasi nella voglia di scrivere, oppure altri progetti ed altre situazioni hanno occupato di più la mia mente ed il mio tempo.
Non ho mai pensato, però, di interrompere questa strana avventura, per cui mi sono fatto forza e ho deciso di riprendere con i post. Ovviamente, il problema era: da dove ripartire? Solo questo dilemma mi ha fatto perdere qualche giorno. Posso parlare di grotte, di sotterranei, ma anche di avventure in montagna, di amici e di tempi andati. Quale argomento affrontare? Lo spunto mi è venuto, improvvisamente, dopo una gita che ho fatto domenica. La giornata era splendida e calda e non potevo certo rimanere chiuso in casa. Quindi ho preso il motorino e sono partito per il Carso. Quasi per caso mi sono ritrovato al confine ed ho continuato in territorio sloveno, ammirando il panorama dell’altipiano in piena fioritura primaverile. E’ così che sono arrivato a San Canziano. Per uno speleologo si tratta, sicuramente, di un vero e proprio tempio dedicato alle grotte ed alle forze naturali che modellano il territorio. Ho così posteggiato il mio fidato scooter ed ho iniziato una visita di quei luoghi. In quest’occasione non sono sceso nella grotta turistica (ci sono già stato varie volte) ma ho preferito passeggiare per i dintorni. Devo dire che il contatto con la grande voragine dove scorre il Timavo, nonostante siano passati vari anni dall’ultima volta, è stato come al solito di una certa intensità.
Non riesco a vedere quelle rocce, quel vuoto, come qualcosa di normale, come una qualsiasi parete che possiamo trovare in montagna. Qui è stato un fiume che, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio, si è scavato il suo percorso sempre più dentro al terreno, sempre di più al centro della roccia. Forse le persone comuni apprezzano solamente il bel panorama, ma chi ha un minimo di infarinatura di geologia e carsismo, non può rimanere indifferente a questo fenomeno naturale. Se ci pensi bene, è qualcosa di troppo grande, di troppo imponente. Milioni di metri cubi di calcare asportati, granello dopo granello, da un fiume che, in fin dei conti, non ha certo una portata esagerata. Poco più di un torrentello, che è riuscito ad insinuarsi lentamente nel cuore dell’altopiano. Noi speleologi, questo fiume l’abbiamo ritrovato nella caverna dell’abisso di Trebiciano (effettivamente è stato Lindner a trovarlo, ma anche noi ci siamo prodigati, recentemente, in questa grotta...) ed altri lo stanno ancora cercando nella profondità calcarea (come alla Luftloch…), ma in verità non conosciamo quasi nulla del suo percorso sotterraneo. Chilometri e chilometri di gallerie, di fessure allagate, di passaggi sommersi, fino a risalire alla luce del sole nei pressi di Duino. Sono cose che se guardate con l’occhio giusto, ti danno la misura della grandezza e della complessità dei fenomeni naturali.
Dopo aver pensato questo, e dopo aver percorso in lungo e in largo il piccolo paese di Škocjan (dove mi sono soffermato ad osservare la chiesetta, la piccola cisterna, gli architravi scolpiti dei portoni, alcune iscrizioni…) sono ritornato a casa con la volontà di visitare nuovamente, e meglio, questi posti. Siamo a pochi chilometri dal confine, ma la sensazione del paesaggio è completamente diversa, più aperta rispetto al Carso triestino.
La visita a San Canziano mi ha fornito, comunque, l’ispirazione per scrivere nuovamente qualcosa, e speriamo che la voglia, questa volta, non passi.
Un saluto al prossimo post.

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posted by Paolo at 16:37 | 0 comments