sabato 8 dicembre 2007
Il Bus della Rana è una bella grotta sub-orizzontale che si apre presso il paese di Monte di Malo. La prima volta che ci sono andato sarà stato alla fine degli anni settanta, con una minispedizione di amici della SAS.
Ci sono ritornato altre volte e qualche cambiamento l’ho riscontrato, come ad esempio la realizzazione di una ferrata lungo il lago posto presso l’ingresso ed i nuovi cancelli di chiusura sistemati all’entrata.
Ritornando alla mia prima visita, eravamo in cinque, di cui ricordo bene solo Giacomo Nussodorfer (Nuss) e Maurizio Glavina (Glavu). Quella volta non c’erano a disposizione le automobili, per cui ci siamo recati a Vicenza in treno. Giunti in città, siamo stati ospiti del gruppo grotte locale e devo ancora ringraziare i nostri accompagnatori per la splendida visita guidata notturna che ci hanno fatto fare nel bellissimo centro storico. Ritirata la chiave del cancello, siamo ripartiti alla volta della grotta con l’autocorriera. Già questo viaggio è risultato abbastanza movimentato, con un bel “frontale” capitato a qualche chilometro dall’arrivo, quando alcuni ragazzi hanno deciso di emulare (evocando una famosa gara che si correva in quei giorni) i piloti di rally che si cimentavano proprio sul quella strada, riuscendo però solamente a sfasciare l’automobile su cui stavano viaggiando.
Piantato il campo, la mattina dopo siamo finalmente entrati nella cavità. Superato il cancello di chiusura, abbiamo percorso il laghetto con il canotto ed abbiamo visitato l’esteso e complesso sistema di gallerie che forma quest’interessante cavità. Molte ore dopo, oramai all’uscita, abbiamo deciso di dare un’occhiata anche ad un cunicolo laterale che si apre proprio presso l’ingresso, che se non sbaglio si chiama “ramo delle marmitte”.
A questo punto, devo premettere una cosa. La chiave che chiudeva il cancello della grotta era gelosamente custodita, allora, da tre gruppi speleo. Ogni associazione vigilava sull’attività delle altre, controllando in modo incrociato le modalità di accesso consentite ai soggetti esterni. Per questo motivo ci è stato calorosamente raccomandato di stare attenti, redarguendoci sul fatto che l’essere lasciati soli senza accompagnamento era un grande gesto di fiducia e che se, malauguratamente, la chiave veniva persa ciò rappresentava un grosso guaio. Non era possibile, infatti, farne una copia e quindi bisognava avvertire gli altri due gruppi, con gli evidenti problemi che ne potevano conseguire. Noi abbiamo rassicurato che saremmo stati attentissimi e che quindi non c’era da avere alcun timore.
Tutto è andato per il meglio, finché non ci siamo infilati nel ramo secondario di cui vi ho anticipato. Non si trattava di passaggi difficili: solo qualche piccolo dislivello in risalita e tanta acqua. Tralascerò sul chi sia stato e in che modo sia successo, vi dirò solamente che ad un certo punto la chiave è caduta in una pozza (proprio una delle marmitte che da il nome al ramo nel quale ci trovavamo). Resoci subito conto del grande pasticcio, abbiamo fatto di tutto: abbiamo scavato, spostato sassi, costruito sbarramenti, ma la chiave non saltava fuori. Mi ricordo addirittura che ad un certo punto, disperati, ci siamo distesi di traverso al corso d’acqua per fare una diga umana e permettere agli altri di cercare meglio, ma senza alcun risultato. Dopo un po’ di tempo abbiamo, quindi, deciso di rinunciare.
Noi eravamo sicuramente afflitti, ma mi ricordo perfettamente la faccia del responsabile a cui dovevamo restituire la chiave ed al quale abbiamo dovuto confessare il fattaccio. Il viso sorridente è diventato immediatamente serio, mentre le guance diventavano sempre più rosse. Poi, senza dire una parola, ci ha fatto il gesto di uscire dall’ufficio dove avevamo l’appuntamento per la restituzione. Nessuna minaccia, nessun improperio, ma siamo stati cacciati in silenzio, inseguiti da sguardi di fuoco …. Penso che ce lo siamo proprio meritato.
Nonostante questo contrattempo, l’uscita si è comunque conclusa felicemente in una cascina sui colli attorno a Vicenza dove, in compagnia degli spelo locali, ci siamo presi una bella ciucca liberatoria a base di un buon frizzantino bianco del posto.

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posted by Paolo at 12:10 |


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