venerdì 24 novembre 2006

Nell'anno 1982 abbiamo iniziato, timidamente, le nostre prime esplorazioni nel sottosuolo di Trieste. Uso il plurale, perché mi riferisco ad un gruppo di appassionati operanti all'interno della Società Adriatica di Speleologia di Trieste. Nel 1984, considerata la mole delle attività intraprese, è stata fondata in seno alla società la Sezione di Speleologia Urbana, dedita specificatamente al mondo delle opere sotterranee artificiali.
Erano anni in cui quasi ti vergognavi delle esplorazioni fatte: sicuramente grande interesse da parte di un pubblico esterno più vasto, ma diffidenza e supponenza da parte del mondo speleologico locale. L'appellativo più usato era "fognaroli", speleologi di serie "b" dediti a strisciare nei condotti maleodoranti della città. Questo era lo spirito con il quale veniva accolto uno speleologo che, al suo amore per le grotte naturali aveva aggiunto anche la passione per il sottosuolo artificiale della propria città. Nonostante questo, però, siamo andati avanti, convinti della bontà delle nostre idee, mentre tante altre associazioni dichiaravano che mai si sarebbero piegate ad una speleologia di seconda categoria. Dovettero passare vari anni prima che qualche altro gruppo, timidamente, iniziasse ad affrontare il tema delle cavità artificiali. Si vede, comunque, che il fascino esercitato da questi ambienti non fu poco se molte associazioni, con il tempo, iniziarono a parlare apertamente di speleologia urbana.
La situazione attuale vede molte società praticare regolarmente attività nelle CA e sono apparsi, localmente, molti esperti del settore. Ma dove erano questi esperti quando abbiamo iniziato a documentare il mondo sotterraneo della città di Trieste? Noi ci abbiamo creduto fin dall'inizio e, personalmente, mi fa un po' rabbia essere relegato nel mucchio. Noi non siamo uno dei tanti gruppi che oggi esplora il sottosuolo urbano, noi siamo quelli che hanno cercato, rilevato e documentato le cavità artificiali locali, quando nessun altro aveva ancora capito l'importanza di una tale attività.
Oggi sono in tanti a visitare cunicoli ed acquedotti. I ragazzi più giovani usano spesso il termine "speleourbe", considerando questa attività definitivamente inserita fra quelle normalmente affrontate da un gruppo speleologico, ma non è stato sempre così.
Cosa dire, quindi, a proposito? Si potrebbero citare - per scherzarci sopra - le parole del cantautore Francesco Guccini, che in una sua canzone si rivolge ad una ragazza che si sente finalmente moderna ed emancipata, apostrofandola "Tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent'anni fa…".

Etichette:

 
posted by Paolo at 23:30 |


0 Comments: