mercoledì 29 novembre 2006

La Società Adriatica di Speleologia, attraverso la sua Sezione di Speleologia Urbana, ha avviato varie indagini sulle cavità artificiali dedicate all’approvvigionamento idrico presenti nella provincia di Trieste. Sono stati intrapresi studi sull’acquedotto Teresiano, sull’acquedotto dello Starebrech, sul complesso delle sorgenti di Aurisina, sull’acquedotto del Sardos e sull’acquedotto Romano di Bagnoli.

Rimane solamente un punto ancora non indagato e cioè l’ambito del Cedas, area dove è documentata la presenza di opere idrauliche, delle quali però è stata persa - per il momento - ogni traccia.
Vi sono infatti vari testi che documentano come l’area dell’attuale porticciolo del Cedas sia stata da sempre di particolare interesse per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico. Fra le varie indicazioni raccolte possiamo citare:
  • In un documento del Civico Magistrato, in data 28.5.1841, si chiede alla Capitaneria di Porto di avvertire tutti i navigli “di fare acqua alla sorgente di Cedas al di là di Barcola, come fu praticato altre volte in tempi di penuria d’acqua”;
  • Il Magistrato Civico in data 27.8.1842, riferisce di un’ingiunzione “di fare provvista d’acqua al fonte di Cedas, appositamente adattato per la marina”;
  • Sempre il Magistrato Civico, nel settembre 1846, chiede al Capitanato di Porto di ordinare ai comandanti dei navigli, che si riforniscono d’acqua al Cedas, di sorvegliare le loro ciurme affinchè non commettano ruberie nelle campagne circostanti.
  • Descrivendo il porticciolo di Cedas, Pietro Kandler scrive "…il rivolo puro scorre dall'alto fino alla marina; e non è il solo, altro zampillo sgorga ivi presso, da dirsi incanalato, altri ve ne hanno alla marina, così che il Municipio di Trieste vi fè costruire or sono parecchi anni un Castello d'acqua, per le navi di Trieste." (KANDLER P. (1852) - Cedas - L'Istria, Annata VII, n. 7, Trieste: pp. 25-27);
  • Nell'estate del 1868 il Comune organizza trasporti di acqua che partivano da quest’area e si dirigevano via mare verso la città e potenzia due ulteriori sorgenti;
  • Nel luglio 1899 viene previsto l'ulteriore prolungamento delle gallerie di captazione;
  • Negli anni 1907 e 1909 vengono effettuati alcuni esperimenti di tracciatura delle acque del Timavo sotterraneo, con riscontri positivi anche presso le sorgenti di Cedassamare;
  • Nel febbraio del 1917 si ipotizza un acquedotto che avrebbe dovuto collegare le sorgenti di Cedas con l'abitato di Barcola.
Da quanto sopra citato, emerge chiaramente come nell’area vi siano state sicuramente delle sorgenti e che queste siano state in qualche modo modificate ed ottimizzate dall’uomo. La loro portata non doveva essere scarsa, se perfino da Trieste giungevano barconi per raccogliere l’acqua da trasportare in città. Purtroppo, nonostante le numerose ricerche effettuate in vari archivi cittadini, non sono stati trovati documenti che descrivono più compiutamente dette opere e sono completamente assenti planimetrie e rilievi. Solamente nell’Archivio Storico Comunale è stato rinvenuto un disegno, per altro non datato e firmato, riportante un’ipotesi progettuale per la realizzazione di una fontana (mai realizzata). Il particolare importante è che alle spalle di detta fontana viene chiaramente riportata una prosecuzione sotterranea, cioè un cunicolo da cui proveniva l'acqua.
Sulla base di queste informazioni continueremo le nostre ricerche, nella speranza di rintracciare finalmente le opere idrauliche un tempo esistenti in questo interessante sito, tante volte citate ma delle quali si dispongono solo poche e frammentarie conoscenze indirette.

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posted by Paolo at 19:19 |


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