venerdì 11 maggio 2007
Se durante la mia recente visita in Sardegna sono rimasto particolarmente colpito dal pozzo sacro di Santa Cristina, devo affermare che anche altre costruzioni sono comunque risultate degne di grande interesse. Mi riferisco, ovviamente, ai tanti nuraghi ed ai relativi villaggi megalitici. Ce ne sono migliaia sparsi per tutto il territorio e, passando con l’automobile, se ne possono scorgere continuamente ai lati della strada. Consigliato da amici, sono andato a visitare il complesso di Su Nuraxi Barumini, che dovrebbe rappresentare un esempio fra i più notevoli di tali costruzioni. Superati i resti del villaggio, dove sicuramente è visibile uno sviluppo articolato e particolare delle strutture, ma con una sensazione che se ne ricava facilmente paragonabile a quella ottenibile in tanti altri siti archeologici, è stato possibile visitare il torrione principale. Per la verità, più che di un elemento unico, si tratta di una struttura principale alla quale sono state addossate ben cinque torri angolari. All’interno di questa opera difensiva ho potuto verificare esattamente cosa si possa intendere con il termine “costruzione megalitica”. Fa veramente impressione vedere le dimensioni dei massi utilizzati, dal peso di svariate tonnellate. La struttura muraria è sicuramente un po’ caotica ed imprecisa, ma l’impressione di potenza e di forza che se ne ricava è immediata. Se poi si pensa che tali costruzioni sono state realizzate tremila anni fa, l’insieme incute ancora più meraviglia e fa nascere il dovuto rispetto per gli antichi costruttori. Da bravo speleologo ho apprezzato maggiormente la parte interna della torre, che presenta stretti passaggi e stanzette profonde. Mi è venuto da sorridere pensando che, in altre città, si stanno rilevando e catastando le casematte presenti all’interno dei bastioni fortificati. Pensandoci bene, anche nel caso dei nuraghi la tecnica costruttiva è sostanzialmente la stessa, perché sono stati lasciati degli ambienti praticabili all’interno di grandi masse artificiali che sono state erette tutto all’intorno. Seguendo tale argomentazione, per analogia, anche questi vani potrebbero essere considerati cavità artificiali, ma ovviamente il ragionamento sarebbe troppo spinto e la cosa non avrebbe nessun senso. Sottolineo nuovamente come, in ogni caso, dalla visita di queste rovine emerga inevitabilmente l’ammirazione per chi, tanto tempo fa, è riuscito ad erigere opere così possenti. Peccato che non ci siano delle prosecuzioni sotterranee, perché altrimenti questi nuraghi rappresenterebbero sicuramente - per noi cultori delle opere ipogee - qualcosa di speciale nel vasto panorama dei resti archeologici visitabili oggi in Italia.
Le immagini ritraggono due particolari dell’imponente struttura megalitica (Foto Guglia).
Etichette: Cavità artificiali varie