giovedì 25 gennaio 2007
Qualche volta bisogna mettersi davanti alla tastiera del computer e scrivere. Non hai un tema preciso in mente, ma le dita cominciano a comporre parole, frasi ed idee, che escono direttamente dalla tua testa. Per me è anche un momento liberatorio, di fuga temporanea dai problemi giornalieri (vedi lavoro) e spesso lascio volare la fantasia a briglie scolte.
Questa volta ne è uscito qualcosa di particolare. Sono partito dal voler descrivere genericamente alcune sensazioni che si provano nel visitare il sottosuolo e sono arrivato a catalogare tali sensazioni attraverso quelle che sono le singole capacità sensoriali dell’uomo: in pratica i suoni, gli odori, i sapori, le visioni e la materialità del mondo di sotto. Un viaggio, quindi, attraverso i cinque sensi, inseguendo i ricordi legati alla mia esperienza speleologica. Ecco, di seguito, il primo modo di percepire le grotte.
I suoni hanno sempre una certa importanza per connotare lo spazio nel quale ci troviamo, ma sotto terra questa importanza aumenta. Ti trovi in un ambiente dove, quasi sempre, il tuo campo visivo abbraccia solamente qualche metro attorno a te e dove, nel contempo, non ci sono interferenze acustiche dall’esterno. Ti accompagnano solamente i rumori della grotta e quelli che produci tu muovendoti nel buio. I primi bisogna saperli cogliere, perché sono tanti, complessi e sfuggenti, e devi concentrarti per recepirli tutti. Le gocce d’acqua che cadono dall’alto, se stai attento, possono fare molto rumore.

Come dicevo prima, gli altri rumori che puoi sentire in grotta sono quelli provocati dagli stessi speleologi. I sassi smossi, il tintinnare dell’attrezzatura, qualche colpo su una colata che rimbomba o sulla concrezione che risuona... Recentemente ho assistito al famoso film intitolato “L’abisso”, girato all’interno della Spuga della Pretta con tecniche ed attrezzature moderne. Quello che mi ha colpito di più, oltre alle belle immagini, sono stati proprio i rumori. Bastava chiudere gli occhi e potevi percepire addirittura lo sfregare della tutta nella strettoia. Guardando questo film mi è venuta una certa nostalgia e devo rimediare con una visita a qualche bella cavità con acqua, come ad esempio, l’inghiottitoio dell’arco naturale, del quale riserbo bei ricordi. Sarà bello chiudere la luce e, nel buio, ascoltare ancora una volta i suoni sottili del sottosuolo. (Foto Guglia)
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