lunedì 28 gennaio 2008
In relazione alle visite guidate che svolgo regolarmente all’interno dei “Sotterranei dei Gesuiti”, ho necessariamente dovuto documentarmi su quella complessa e discussa realtà denominata “Santa Inquisizione”. Penso che sia sempre necessario, infatti, che colui che racconta qualcosa al pubblico (anche se non pagante) debba essere attentamente formato ed informato su quello che sta dicendo. Ritornando all’argomento in questione, ho scoperto come leggendo qualche libro di divulgazione, attingendo all’impressionante mole di dati presente in Internet e consultando qualche esperto via posta elettronica, il lavoro di ricerca possa essere anche abbastanza facile.
Il tema mi ha sempre affascinato e possedevo già qualche saggio sulla specifica materia. Ho dovuto solamente approfondire alcuni aspetti e verificare alcune situazioni, scoprendo alcune cose abbastanza interessanti.
Il periodo storico in cui hanno operato i tribunali dell’Inquisizione è abbastanza vasto, in pratica si va dall’inizio del 1200 alla prima metà del 1700. C’erano poi degli ordini religiosi che si dedicavano specificatamente a questa attività, come i Domenicani ed i Francescani. Molto spesso, ci si immagina l’Inquisizione come un organismo segreto e misterioso, ma questo non corrisponde al vero: si trattava di un’istituzione che aveva come fine la repressione dell’eresia e dei comportamenti contrari alla religione cattolica romana. Per ottenere questo, era necessario seminare paura e terrore, e quindi le pene inflitte ai condannati erano pubbliche ed eseguite davanti ad una platea la più vasta possibile. Certo, per ottenere le confessioni, si usavano tecniche alquanto crudeli e raffinate, ma bisogna dire che la giustizia “civile” - in quei periodi - non era certamente da meno. Un altro concetto fondamentale è poi che il potere religioso, se non altro per evidenti motivi di carattere morale, aveva bisogno del potere laico per infliggere le pene: l’inquisizione giudicava, ma affidava al “braccio secolare” l’esecuzione della sentenza. Da considerare che i tribunali erano istituzioni che possedevano una propria organizzazione “burocratica”: venivano promulgati editti pubblici, si redigevano precisi verbali sulle indagini svolte e le motivazioni delle sentenze venivano sempre lette davanti al popolo. Questo significa che - di norma - ci sono sempre state prove documentali sull’esistenza e sull’operato dei singoli Tribunali inquisitori.
Nei primi secoli l’Inquisizione avviò la sua opera nell’intento di arginare l’eresia, colpendo Catari, Albigesi, Ebrei, Mori mussulmani, Valdesi e protestanti. In seguito l’attività si dedicò all’arginamento della stregoneria e della magia.
Se focalizziamo l’attenzione sulla possibilità che un Tribunale dell’Inquisizione abbia operato nei Sotterranei della chiesa di Santa Maria Maggiore, dobbiamo necessariamente confrontarci con le seguenti quattro considerazioni: per prima cosa la Compagnia di Gesù ha sempre avuto un ruolo più che marginale nell’Inquisizione, lasciando ad altri ordini tali incombenza. Seconda cosa, un ipotetico Tribunale avrebbe potuto operare a Santa Maria Maggiore solamente dalla fine del 1600, epoca molto tarda per quanto attiene all’attività dell’Inquisizione. La terza considerazione riguarda, poi, la totale assenza di documenti relativi all’insediamento ed all’operato di un Tribunale a Trieste: la semplice mancanza di questi atti - sempre presenti negli altri insediamenti - fa ritenere ben difficile una sua esistenza. L’ultima considerazione riguarda, infine, il ruolo dei Gesuiti a Trieste in una precisa fase storica: certamente un freno a quella che poteva essere l’eresia del momento (il protestantesimo e la "riforma"), ma tale azione avveniva attraverso il potere “politico” dell’ordine, che esercitava la propria attività di “controriforma” attraverso il controllo dell’educazione e della cultura locale.
Per i motivi sopra esposti, personalmente ritengo molto difficile la presenza di un Tribunale inquisitorio operante nella Camera Rossa dei “Sotterranei dei Gesuiti” ed ho avuto il piacere di ottenere qualche conferma alle mie ipotesi anche da famosi studiosi dell’argomento, operanti presso l’Università di Trieste.
Alla luce di queste conclusioni, i sotterranei perdono definitivamente il loro fascino? Direi proprio di no. Continua sempre ad avere una certa rilevanza, oltre alla verità storica, anche la “tradizione popolare” che è stata costruita da tempo su questi ambienti ipogei. Non ci sarà mai stato il Padre inquisitore, avvolto nel suo mantello scarlatto, a torturare i malcapitati prigionieri, ma nulla toglie che tanto si è detto e tanto è stato scritto in merito. E’ degna d’attenzione, quindi, anche la “leggenda” che ruota attorno a questi sotterranei, di cui è possibile seguire il filo e ricostruire i principali passaggi evolutivi. L’importante è affiancare a tale leggenda anche la verità storica, analizzando nel giusto e corretto contesto quanto è stato tramandato su questi strani ed affascinanti vani sotterranei.
Il tema mi ha sempre affascinato e possedevo già qualche saggio sulla specifica materia. Ho dovuto solamente approfondire alcuni aspetti e verificare alcune situazioni, scoprendo alcune cose abbastanza interessanti.
Il periodo storico in cui hanno operato i tribunali dell’Inquisizione è abbastanza vasto, in pratica si va dall’inizio del 1200 alla prima metà del 1700. C’erano poi degli ordini religiosi che si dedicavano specificatamente a questa attività, come i Domenicani ed i Francescani. Molto spesso, ci si immagina l’Inquisizione come un organismo segreto e misterioso, ma questo non corrisponde al vero: si trattava di un’istituzione che aveva come fine la repressione dell’eresia e dei comportamenti contrari alla religione cattolica romana. Per ottenere questo, era necessario seminare paura e terrore, e quindi le pene inflitte ai condannati erano pubbliche ed eseguite davanti ad una platea la più vasta possibile. Certo, per ottenere le confessioni, si usavano tecniche alquanto crudeli e raffinate, ma bisogna dire che la giustizia “civile” - in quei periodi - non era certamente da meno. Un altro concetto fondamentale è poi che il potere religioso, se non altro per evidenti motivi di carattere morale, aveva bisogno del potere laico per infliggere le pene: l’inquisizione giudicava, ma affidava al “braccio secolare” l’esecuzione della sentenza. Da considerare che i tribunali erano istituzioni che possedevano una propria organizzazione “burocratica”: venivano promulgati editti pubblici, si redigevano precisi verbali sulle indagini svolte e le motivazioni delle sentenze venivano sempre lette davanti al popolo. Questo significa che - di norma - ci sono sempre state prove documentali sull’esistenza e sull’operato dei singoli Tribunali inquisitori.
Nei primi secoli l’Inquisizione avviò la sua opera nell’intento di arginare l’eresia, colpendo Catari, Albigesi, Ebrei, Mori mussulmani, Valdesi e protestanti. In seguito l’attività si dedicò all’arginamento della stregoneria e della magia.
Se focalizziamo l’attenzione sulla possibilità che un Tribunale dell’Inquisizione abbia operato nei Sotterranei della chiesa di Santa Maria Maggiore, dobbiamo necessariamente confrontarci con le seguenti quattro considerazioni: per prima cosa la Compagnia di Gesù ha sempre avuto un ruolo più che marginale nell’Inquisizione, lasciando ad altri ordini tali incombenza. Seconda cosa, un ipotetico Tribunale avrebbe potuto operare a Santa Maria Maggiore solamente dalla fine del 1600, epoca molto tarda per quanto attiene all’attività dell’Inquisizione. La terza considerazione riguarda, poi, la totale assenza di documenti relativi all’insediamento ed all’operato di un Tribunale a Trieste: la semplice mancanza di questi atti - sempre presenti negli altri insediamenti - fa ritenere ben difficile una sua esistenza. L’ultima considerazione riguarda, infine, il ruolo dei Gesuiti a Trieste in una precisa fase storica: certamente un freno a quella che poteva essere l’eresia del momento (il protestantesimo e la "riforma"), ma tale azione avveniva attraverso il potere “politico” dell’ordine, che esercitava la propria attività di “controriforma” attraverso il controllo dell’educazione e della cultura locale.
Per i motivi sopra esposti, personalmente ritengo molto difficile la presenza di un Tribunale inquisitorio operante nella Camera Rossa dei “Sotterranei dei Gesuiti” ed ho avuto il piacere di ottenere qualche conferma alle mie ipotesi anche da famosi studiosi dell’argomento, operanti presso l’Università di Trieste.
Alla luce di queste conclusioni, i sotterranei perdono definitivamente il loro fascino? Direi proprio di no. Continua sempre ad avere una certa rilevanza, oltre alla verità storica, anche la “tradizione popolare” che è stata costruita da tempo su questi ambienti ipogei. Non ci sarà mai stato il Padre inquisitore, avvolto nel suo mantello scarlatto, a torturare i malcapitati prigionieri, ma nulla toglie che tanto si è detto e tanto è stato scritto in merito. E’ degna d’attenzione, quindi, anche la “leggenda” che ruota attorno a questi sotterranei, di cui è possibile seguire il filo e ricostruire i principali passaggi evolutivi. L’importante è affiancare a tale leggenda anche la verità storica, analizzando nel giusto e corretto contesto quanto è stato tramandato su questi strani ed affascinanti vani sotterranei.
Etichette: Ripensamenti e considerazioni