domenica 17 dicembre 2006

Ho già parlato delle cavità artificiali che, per me, rappresentano qualcosa di speciale.
Dopo aver accennato a quelle che rivestono qualche interesse sotto l'aspetto tecnico, affrontiamo ora quelle che possiedono qualche particolare rilevanza ai fini storici. La scelta è ampia, a causa dei duemila anni di storia della città di Trieste, ma fra le tante cavità io evidenzierei il "Ramo terminale dell'acquedotto romano di Bagnoli" (n. CA 9 FVG-TS). La galleria era citata in vari testi, ma di fatto non risultava più raggiungibile. Durante i lavori di ristrutturazione di un edificio, scavando fra le sua fondamenta, è stato però rinvenuto uno stretto pozzetto che ha permesso di accedere nuovamente al cunicolo. Non si è trattato di una visita particolarmente "salubre", in quanto varie infiltrazioni rendevano l'ambiente non molto piacevole, ma il trovarsi all'interno di una costruzione di origine romana ancora superstite al di sotto del centro storico della città, ha riservato particolari emozioni. In seguito scoprimmo che la galleria era stata in parte rimaneggiata nel corso della seconda metà del 1800, ma questo non ha tolto nulla alle positive impressioni avute nel corso dell'esplorazione.
Cambiando periodo storico, un ricordo piacevole è legato agli studi effettuati all'interno del Castello di San Giusto ed, in particolare, a quelli riguardanti la "Cisterna del piazzale delle milizie" (n. CA 22 FVG-TS). Abbiamo operato a lungo per vuotare questa conserva d'acqua, con due giorni ininterrotti di lavoro delle pompe idrovore, ma alla fine siamo giunti al fondo. Scendendo con le corde i suoi 16 metri di profondità, abbiamo potuto verificare le particolari caratteristiche morfologiche, confrontandole con quelle emerse dai vari documenti che avevamo raccolto. Non è stato possibile completare l'indagine sui detriti del fondo, perché il notevole dislivello ha reso difficile il lavoro delle pompe e non si è riusciti ad abbassare completamente il livello dell'acqua, ma abbiamo trovato alcuni interessanti reperti a testimonianza delle varie vicissitudini vissute dal castello. Ricordo con nostalgia le due nottate passate all'interno del castello, unici ospiti (entusiasti e chiassosi) di quelle vecchie mura.
Se consideriamo invece un'epoca più vicina alla nostra, non posso che indicare una delle tante opere sotterranee antiaeree presenti all'interno del centro urbano. Ve ne sono molte, tutte degne di interesse, ma forse quella più importante è rappresentata dal complesso denominato "Klaine Berlin" (n. CA 34 FVG-TS). Mi ricordo perfettamente come, ottenuti i permessi, abbiamo superato il portone posto lungo la via Fabio Severo. Il primo tratto della galleria era completamente ingombro di materiali vari, raggruppati per tipologia. Dopo aver superato mucchi di fili elettrici, ammassi di tubi di rame, scatoloni di avvolgimenti di motori (si trattava sicuramente di una primordiale attività di recupero differenziato dei rifiuti…) siamo giunti ad una parete trasversale di mattoni, che presentava una vecchia porta di legno. Essendo la serratura chiusa da chissà quanto tempo ed andata persa la chiave, abbiamo "leggermente" forzato il battente e siamo entrati nelle gallerie a monte. Da quel momento in poi, vasti passaggi e lunghi corridoi si sono presentati davanti ai nostri occhi, che non credevano possibile l'esistenza di così ampi vani (sviluppo complessivo 1.100 m) non ancora documentati. In seguito, abbiamo avuto la possibilità di visionare i progetti costruttivi di questo complesso sotterraneo e, con soddisfazione, ho potuto constatare come il mio rilievo eseguito allora corrispondesse pressoché esattamente ai disegni originali. (Foto Guglia)

(Continua …)

Etichette:

 
posted by Paolo at 18:05 |


1 Comments:


At 19/12/06 11:10 PM, Anonymous Anonimo

Ecco una dimostrazione che la pratica della speleologia urbana indice una visione piuttosto distorta della realtà! Per quanto vi fossero infiltrazioni non particolarmente salubri (dalle fogne, immagino!) l'hai inserita tra le cavità di maggior soddisfazione. Mah... :)