giovedì 24 gennaio 2008
Ci sono grotte che, nella vita di un gruppo speleologico, contano maggiormente di tante altre. Non sono necessariamente le più profonde o le più estese, ma sono quelle che hanno visto la profusione di più impegno, affiatamento e sacrificio, e quindi hanno riservato superiori soddisfazioni.
Se penso all’Adriatica di qualche anno fa, mi viene in mente l’inghiottitoio dell’Arco Naturale (n. 538 FR). La zona è quella di Pradis Grotte (nel vicino Friuli) e la cavità era quella che avevamo visitato varie volte, anche con i corsi di speleologia. Un giorno, però, ci siamo resi conto che il rilievo allora disponibile era alquanto diverso dalla reale morfologia della grotta e vari rami non erano nemmeno riprodotti. Ci siamo così impegnati nella completa revisione del rilievo, con numerose uscite finalizzate all’esplorazione di tutte le diramazione ed alla raccolta dei dati numerici descrittivi. Abbiamo controllato palmo a palmo il ramo principale, abbiamo visitato e documentato le varie vie secondarie (spesso molto strette) ed abbiamo risalito numerosi camini. Il risultato complessivo è stato un rilievo che ha portato lo sviluppo ad oltre 800 m, per una profondità accertata di 79 m.
Particolare soddisfazione è stata quella di rintracciare un nuovo ramo ascendente che, dalla profondità di circa 60 m, risaliva quasi fino alla superficie, presentando una strettoia abbastanza selettiva ma permettendo di raggiungere un’ampia caverna inclinata. Quando abbiamo concluso le operazioni di rilevamento, c’erano ancora tre punti interrogativi legati a presunte prosecuzioni che bisognava verificare. Una di queste si apriva al di sopra dell’ultima caverna presente prima del sifone terminale ed è stata da noi in seguito raggiunta e rilevata. Un’altra possibile prosecuzione si sviluppava alla base dei pozzetti d’accesso, ma in questo caso qualcuno - negli anni - ci ha preceduto, rilevando un breve ramo ascendente. Anche la terza presunta prosecuzione è stata verificata da altri. Siamo arrivati nella caverna armati di tutta le attrezzature necessarie per una risalita “in artificiale”, ma qualcuno aveva già infisso una serie di chiodi ad espansione per raggiungere la finestra in questione. Controllando il rilievo, però, ho in seguito scoperto che il ramo era brevissimo, per cui è stata forse più accettabile la delusione di vedere che altri avevano già fatto la risalita, rispetto a quella di armare per primi la stessa risalita per poi trovare solo pochi metri di nuovi passaggi.
Certo, l’inghiottitoio dell’Arco Naturale è una bella grotta, con acqua, passaggi in arrampicata, brevi pozzetti e grandi caverne. Penso sia perfetta per avvicinarsi alla particolare categoria delle grotte “bagnate” presenti in Friuli. Conto di ritornarci quanto prima, sia per fare foto sia per accompagnare i miei giovani amici in questa cavità che ha comunque rappresentato - anni fa - un momento importante per la SAS.

L’immagine, risalente a trent’anni fa e non molto riuscita, mostra un passaggio dell’inghiottitoio dell’Arco Naturale (Foto SAS)

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posted by Paolo at 15:10 |


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