domenica 23 dicembre 2007
Dopo aver fatto fare al personaggio di fantasia che ho chiamato Marco la “fine del topo”, ho cercato di riscattarmi scrivendo nuovamente di lui, ma mirando ad un finale questa volta un po’ più allegro.
In realtà, parola dopo parola, è venuto fuori un raccontino nel quale al protagonista è riservata un’ennesima brutta fine. Vedremo se nel prossimo scritto a lui dedicato riuscirò finalmente a confezionargli un destino più gratificante e soddisfacente.

Marco strisciava in quello stretto cunicolo con vigore, seguendo la sagoma appena illuminata dell’animaletto. Pur essendo un esperto in materia, non aveva mai trovato un insettivoro di quella specie in territorio urbano, per cui voleva approfondire ad ogni costo la scoperta. Cosa ci faceva un toporagno in quei passaggi artificiali posti proprio al centro della città? Il musetto appuntito non lasciava dubbi sulla specie di appartenenza dell’animale, anche se vi erano alcune differenze alquanto curiose. Non corrispondevano le proporzioni delle zampe e nemmeno la forma della coda, per cui non rimaneva che raggiungere la bestiola e verificare direttamente ogni ipotesi.
Il piccolo essere lo precedeva forse di un metro e Marco decise che non se lo sarebbe lasciato scappare. Dopo una curva, il passaggio si allargò improvvisamente e, con un agile balzo, il ragazzo planò in mezzo ad una camera. L’ambiente era completamente immerso nel buio, ma - dal rimbombo - doveva possedere delle dimensioni ragguardevoli. Marco, nonostante la poca luce disponibile, cercò subito sul pavimento le tracce dell’animale che aveva così caparbiamente inseguito, finché non lo scorse in un angolo, fra due grosse pietre. Probabilmente in quella stanza c’era la sua tana e forse, con un po’ di fortuna, sarebbe stato possibile incontrare anche qualche altro esemplare. A questo punto decise che bisognava assolutamente dotarsi di un’illuminazione più adeguata e quindi cercò di accendere la lampada a carburo. Mentre stava armeggiando con l’accensione piezo del casco, però, Marco notò qualcosa di insolito. Concentrandosi, poté osservare - per un momento - tanti puntini luminosi che lo circondavano da ogni lato. Finalmente, con uno scatto metallico, la potente luce della fiammella illuminò la scena. Per prima cosa scorse il piccolo insettivoro che aveva rincorso, ritto in un angolo, che lo guardava con due occhietti lucidi e neri. Sembrava quasi che stesse ridendo, mentre con le zampette si lisciava i lunghi baffi bianchi. Poi, allargando lo sguardo, Marco poté vedere che non era solo: decine di altri esseri lo stavano fissando. Non piccole ed innocue bestioline, però, ma corpulenti animali grossi come gatti. Mai visti esemplari di quelle dimensioni! Lo speleologo pensò subito agli aspetti scientifici di quella inaspettata scoperta: una nuova specie di soricidi, forse una mutazione genetica o una particolare selezione naturale, in ogni caso un importante ritrovamento… Marco non ebbe nemmeno il tempo di completare questi pensieri che, come rispondendo ad un unico segnale, tutti gli animali fecero un balzo nella sua direzione, travolgendolo e coprendolo con la loro pelosa massa in movimento. Quasi subito, la fiammella della carburo si spense e rimase solamente il fascio di luce della lampada elettrica a sciabolare nel buio. Un urlo, qualche colpo, poi ritornò il silenzio.
Certamente una scoperta naturalistica di grande interesse, ma ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo prima che la notizia venga divulgata al mondo intero…

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posted by Paolo at 17:27 |


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