sabato 24 novembre 2007
Qualcuno, un po’ di tempo fa, mi ha chiesto quali sono le procedure da adottare quando si affronta la ricerca di una cavità artificiale. Pensando che forse un giorno avrò la necessità di spiegarlo a qualcuno veramente interessato, ho raccolto le idee ed ho scritto le poche righe che seguono.
Secondo la mia modesta opinione, ci sono tre regole da applicare, tre distinti approcci da utilizzare.
Il primo ragionamento da fare riguarda il territorio. Inizialmente bisogna valutare le caratteristiche dell’area in cui dovrebbe aprirsi la cavità oggetto di studio. Bisogna analizzare la conformazione del terreno, la sua composizione geologica e le sue caratteristiche profonde. Da questi dati ricaveremo tante ed importanti informazioni. Considerando la qualità della roccia e la sua difficoltà di scavo, avremo un’idea sul possibile sviluppo della cavità (sempre in relazione all’epoca di realizzazione); con un po’ di esperienza riusciremo a capire dove è più probabile rintracciarne l’ingresso e - nel caso di opere legate all’approvvigionamento idrico - sapremo dove sarà possibile trovare questa tipologia di cavità e dove no. E’ importante pensare che una cavità artificiale è sempre legata alle caratteristiche del territorio nel quale viene realizzata e che questo limita, favorisce e comunque influenza le sue morfologie.
A questo punto entra in scena l’uomo. Il secondo ragionamento da fare riguarda, infatti, le possibili necessità espresse dall’uomo che ha frequentato quel territorio. Per fare alcuni esempi, se c’è stato un insediamento stabile i suoi abitanti avranno sicuramente realizzato opere per la raccolta dell’acqua, se l’area è ricca di minerali vi potranno essere assaggi e gallerie per l’estrazione, se si tratta di un punto strategicamente importante è probabile che siano state realizzate anche delle opere militari di offesa/difesa. E’ sempre importante pensare che l’uomo, se doveva scavare una cavità, lo ha fatto cercando di risparmiare energie e limitando al massimo i costi. Non si realizza un’opera sotterranea per caso: vi è sempre un disegno organico che implica una necessità, un momento realizzativo ed un conseguente utilizzo. Cercando di entrare in sintonia con questi concetti essenziali, si potrà capire quali presupposti siano stati utilizzati, quali interventi siano stati effettuati e con che risultato. Ripeto, scavare una cavità nel sottosuolo costa fatica e quindi l’uomo ha sempre lavorato per ottenere il migliore compromesso tra sforzo da applicare e risultato da ottenere. Partendo da questo tipo di analisi si elaboreranno delle ipotesi che potranno portare a conclusioni inaspettate.
L’ultimo ragionamento si rivolge, infine, all’insieme degli interventi antropici realizzati sul territorio. Come sopra detto, l’uomo - partendo dalle caratteristiche naturali dell’area - opera i suoi interventi al fine di soddisfare le proprie necessità. Le sue prime attività riguarderanno, di norma, la superficie esterna e basterà un’osservazione attenta per scorgere i segni di tali azioni. Dove è passato, l’uomo ha lasciato alle sue spalle strade, terrazzamenti, argini, canali, terrapieni, murature di sostegno, se non case, paesi, città e monumenti di una certa rilevanza. Le eventuali costruzioni sotterranee non possono essere avulse da tutto questo contesto ed è proprio osservando l’insieme esterno che riusciremo ad ottenere informazioni importanti ai nostri fini. Ho conosciuto persone che, guardando un’area circoscritta, andavano sicuri in un punto preciso sapendo che proprio lì avrebbero trovato una cavità sotterranea, e devo dire che in molti casi ci hanno azzeccato. Anch’io, con l’occhio oramai allenato, capisco spesso - da alcuni segnali - dove potrebbe aprisi una cavità ed in tantissime occasioni ho scoperto di aver ragione.
Sintetizzando, l’osservazione attenta delle caratteristiche del territorio nel quale ci troviamo e l’analisi di ciò che ha realizzato l’uomo per rispondere alle proprie esigenze, può portare a dei risultati molto interessanti. Anche se il tempo ha coperto con la vegetazione ed i detriti le strutture originali, guardando bene sarà possibile cogliere ciò che è naturale e ciò che, invece, non lo è. Partendo da questi ragionamenti ed immedesimandosi negli uomini che un tempo hanno operato su un certo territorio, sarà possibile andare alla ricerca di cavità proprio nel posto giusto.
Sono cose che non si imparano subito, ma che nel tempo, con l’esperienza, emergono chiaramente. Non so se questi ragionamenti potranno essere di aiuto a qualcuno, ma sono convinto che in alcuni casi, applicando di meno la furia escavatrice ed appoggiandosi di più sulla teoria e sul ragionamento, sarà possibile portare casa un maggior numero di risultati positivi e soddisfacenti. Provare per credere.
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