venerdì 10 novembre 2006
Di norma sono un lettore attento che, per quanto riguarda temi di particolare interesse, riesce a ricordare sufficientemente quanto letto, sia nei concetti che nella forma. Spesso, a causa di questa particolare capacità, mi è sembrato di leggere cose già sentite, ragionamenti già conosciuti magari espressi in modi alquanto famigliari. Quasi sempre si è trattato di semplici impressioni, nate dal fatto che talvolta ci si può riconoscere in situazioni e fatti di altri che, per i strani fatti della vita, risultano molto simili a quelli vissuti personalmente. Ci sono delle occasioni, però dove le affinità e le corrispondenze sono davvero sconcertanti e sospette.
"E’ vero che nel sottosuolo di Gorizia esiste un’estesa rete di cunicoli e gallerie che collega i maggiori punti strategici della città? Questa e molte altre domande […]" è stato scritto a pag. 43 del libro "Gorizia sotterranea” (Ed. della Laguna Srl, Gorizia, 2001) introducendo le varie attività di esplorazione del sottosuolo avviate dagli speleologi. Questo passaggio, però, assomiglia molto a quello che ho scritto ben 13 anni prima "E’ vero che […] nel sottosuolo di Trieste esiste un’estesa rete di cunicoli e gallerie che collega i maggiori punti strategici della città? Questa ed altre domande […]” (I sotterranei della città di Trieste. Indagini ed esplorazioni, Ed. Italo Svevo, Trieste 1988, pag. 9.)
Curioso vero? Ma ci sono esempi ancora più inquietanti. E’ stato scritto "Sono passati oramai molti anni da quando alcuni speleologi iniziarono ad esplorare grotte molto particolari e cioè alcune delle numerose cavità artificiali presenti nei centri storici delle varie città italiane. Il tempo ha riservato notevoli sorprese e la speleologia in cavità artificiali si è rivelata come un’attività in piena espansione e di notevole interesse sociale. Le varie iniziative di studio ed esplorazione nelle singole città non sono più avviate oggi in modo frammentario ed isolato, ma risentono del continuo scambio di idee ed informazioni derivato dalla costituzione della Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana che comprende fra i suoi membri i rappresentanti di tutte le maggiori associazioni speleologiche […] ed ha avviato operativamente il Catasto Nazionale Cavità Artificiali, questo raccoglie tramite i vari Responsabili dei Catasti regionali, i dati di tutte le cavità artificiali italiane oggetto di indagine ed esplorazione."
Questo brano fa parte dell’articolo “Tipicità degli ipogei artificiali. Indagini e studi nel territorio di Grottaglie in provincia di Taranto” pubblicato su Opera Ipogea, semestrale della SSI, n. 1-2/2006, a pag.15., ed assomiglia stranamente ad un altro brano sempre scritto da me 16 anni fa "Sono passati oramai vari anni da quando alcuni speleologi iniziarono […] ad esplorare grotte molto particolari e cioè alcune delle tante cavità artificiali poste nei centri storici delle varie città. […] Il tempo ha riservato delle sorprese e la speleologia urbana si sta oggi rivelando come un’attività in piena espansione e con un sempre maggior numero di appassionati. Le varie attività di studio ed esplorazione nelle singole città, infatti, non sono più affrontate in modo frammentario ed isolato, ma sono oggi coordinate dalla Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana che raccoglie i rappresentanti di quasi tutte le regioni [… con …] l’avvio operativo del Catasto Nazionale Cavità Artificiali, che raccoglie, tramite i vari Catasti regionali, i dati di tutte le cavità artificiali italiane esplorate e studiate." ("Speleologia in cavità artificiali" pubblicato su Progressione, supplemento semestrale ad Atti e Memorie, anno XIII, n. 1, Trieste 1990, pag. 51-52). A parte l’utilizzo di qualche sinonimo, gli scritti sono praticamente identici.
Non mi arrabbio certo per queste cose, sia perché c’è sempre la possibilità di una corrispondenza del tutto casuale (??) fra i vari testi, sia perché non è certo cosa di ogni giorno essere copiati da altri valenti autori. Vigilerò comunque, al fine di scoprire altre insolite similitudini, rimanendo comunque dell’idea che, al di la della comprensibile necessità di trovare adatti spunti ed ispirazioni, le parole della lingua italiana sono così tante e le idee da esprimere così numerose, che è ben avvilente doversi rifare al modesto lavoro di uno sconosciuto speleologo di Trieste.
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