lunedì 13 agosto 2007
Oggi può sembrare normale, ma agli inizi degli anni ’80 parlare di arrampicata su ghiaccio era strano e rivoluzionario. Sulle riviste specializzate si potevano vedere i primi articoli che descrivevano incredibili ascensioni su pareti ghiacciate e le punte delle piccozze cominciavano allora ad assumere delle curiose ed accentuate curvature. Iniziò a farsi strada il termine piolet traction e comparvero le foto dei primi coraggiosi che osavano affrontare la salita di qualche cascata ghiacciata locale. I giovani dell’ambiente speleo/montanaro non se lo fecero ripetere due volte ed iniziò subito la sperimentazione delle nuove tecniche. Anch’io, con alcuni amici, ho provato a salire sul ghiaccio, dotandomi di piccozza, di martello/piccozza e di adeguati ramponi. Devo dire che tutta la tecnica mi è sembrata sempre un po’ troppo aleatoria. In roccia, se pianti un chiodo nella maniera giusta, puoi contare su un punto fisso e ben saldo. Sul ghiaccio, non solo il chiodo che pianti ma tutta la struttura ghiacciata su cui ti muovi sembra in precario equilibrio. L’acqua, che ha generato la colata, continua a scorrere e non puoi sapere con certezza quanto il collegamento fra roccia e ghiaccio sia sicuro o meno. Dipende tutto dalla temperatura e talvolta è successo che intere cascate, con relative colonne e drappeggi cristallini, siano precipitate perché non più saldamente fissate alla parete retrostante. Noi non abbiamo salito cascate estreme o difficili, ma abbiamo provato, in più occasioni, a cimentarci su percorsi di media difficoltà. Si trattava, nella maggior parte dei casi, di canaloni ghiacciati, dove potevi trovare anche della salda roccia sulla quale ricavare un sicuro posto di sosta. Molto spesso siamo andati della vicina Slovenia, dove - specialmente nelle gole che circondano la città di Idria - abbiamo trovato spettacolari colate di ghiaccio. Durante queste uscite ho arrampicato con il maestro Aldo Fedel e spesso sono stato accompagnato dall’amico Fabio Vatore.
Al di la del piacere immediato ricavabile dalla salita di queste fantastiche strutture semitrasparenti, questa attività è risultata un buon allenamento nell’uso dei materiali, in previsione di ben più severe ascensioni in alta montagna.
Nelle immagini si può vedere il sottoscritto in azione (la barba era ancora nera) e l’amico Aldo Fedel in risalita su una cascata ghiacciata nei pressi di Idria (Foto Guglia).
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