domenica 1 luglio 2007
Qualcuno l’ha definito “l’urlo pietrificato di un dannato”. Per me è sempre stato l’esempio di quanto possa essere estetica e magnifica una montagna. Sto parlando del Campanile di Val Montanaia (2.173 m), in alta val Cimoliana. Quando ho avuto la possibilità di salirne la via normale (pur sempre un percorso con difficoltà di quinto grado inferiore), mi è sembrato quasi impossibile. Siamo partiti in quattro, ma alla fine la via è stata percorsa da una cordata di tre persone: in testa Aldo Fedel, dietro io e l’amico Fabio Vatore. Dopo qualche diffi- coltà iniziale, la salita si è dimostrata ab- bastanza facile, con passaggi molto aerei su ottima roccia. Quando la via si è spostata sul versante Ovest, l’esposizione è diventata assoluta ed il panorama mozzafiato. Giunti sulla cima, abbiamo suonato la campana (dicono sia di buon augurio) ed abbiamo firmato il libro di vetta (chissà se c’è ancora il mio nome sul quelle pagine appena protette, in un contenitore di lamiera zincata, dall’umidità e dal gelo…). Ci siamo quindi attrezzati per le successive corde doppie. Dopo alcuni salti iniziali non particolarmente interessanti, abbiamo affrontato la “mitica” discesa finale di 40 m in libera (conosciuta come "calata Piaz"). E’ stata veramente una discesa esposta, aperta e ventata. Siamo quindi andati al vicino Bivacco Perugini, dove abbiamo trovato un pasto caldo già pronto.
Pensando al Campanile di Val Montanaia, mi dispiace solamente di non aver affrontato, in seguito, il Campanil Basso nelle dolomiti di Brenta - uscita tanto volte programmata e mai realizzata - che avrebbe completato la risalita di quelle che io considero le due più belle torri di roccia dell’intero arco alpino.
Le foto ritraggono Aldo Fedel in piena azione da primo di cordata ed il Campanile di Val Montanaia visto dal basso (Foto Guglia).
Etichette: Altre attività