domenica 7 dicembre 2008
L'altra domenica (30 novembre) si è dimostrata veramente piacevole: ultima uscita del corso di speleologia e cena finale in gran compagnia. Ma c’è stato di più: abbiamo visitato la grotta Lindner (n. 3988 VG - grotta molto conosciuta perché arriva fino alla profondità di 170 m e chiusa da un pesante cancello) in condizioni che - per quanto mi riguarda - considero particolari e quasi straordinarie. Mi spiego. La grotta Lindner è una cavità che ho visitato varie volte, in passato. Una cavità relativamente semplice, ma che presenta tutta una serie di passaggi estremamente “didattici”, cioè adatti all’insegnamento delle tecniche di progressione. Ci sono i lunghi scivoli da scendere, il traverso sopra il laghetto, la risalita lungo il camino, qualche punto un po’ più stretto ed un pozzo breve ma che presenta varie tipologie di spezzamento della corda. A tutto questo, durante la nostra uscita, si è aggiunta anche una condizione idrica particolare. Intendiamoci, nulla a che vedere con gli inghiottitoi attivi del vicino Friuli o con i meandri del Canin, che possono essere travolti da ondate di piena in occasione di grandi piogge. Nel nostro caso, però, anche la grotta Lindner, che io in altre occasioni ho visto quasi asciutta e caratterizzata solo dalla presenza di grandi masse di fango nella sua parte terminale, si è dimostrata un vero e proprio collettore delle acque meteoriche. Non certo cascate, ma forti stillicidi e piccoli rivoli che fluivano da tutte le parti, fino ad incontrarsi in un ruscelletto che interessava la parte profonda della cavità. Quello che mi è più piaciuto, e che mi ha fatto venire un po’ di nostalgia per i vecchi tempi, è stato il rumore dell’acqua. Le tante gocce che cadevano dall’alto, i numerosi rigagnoli, il torrentello che scendeva fra le colate e le concrezioni, provocavano un rumore preciso ed inconfondibile, il gorgogliare dell’acqua che scorre, che mi ha fatto ricordare le tante esplorazioni fatte in grotte che, in alcuni casi, vedevano un vero e proprio fiume gettarsi nelle loro imboccature.
Penso che la risalita sotto il bel “spinello” d’acqua che si gettava nel pozzo sia stata una bella (ed umida) esperienza per gli allievi, che hanno finalmente iniziato a muoversi in maniera un po’ più sciolta. Certo, andare in grotta in autonomia è tutta un’altra cosa, ma c’è ancora il tempo (anche al di fuori del corso) per migliorare e perfezionarsi…

L’immagine ritrae una fase della discesa (Foto Guglia)

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posted by Paolo at 10:17 |


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