giovedì 10 maggio 2007

Un blog rappresenta, di norma, uno specie di diario informatico nel quale - rispetto ad un semplice sito tematico - c’è sicuramente più spazio per osservazioni e considerazioni di carattere strettamente personale. Aggrappandomi a tale constatazione ritengo quindi lecito, nel mio caso, allargare i temi trattati anche ad alcuni argomenti inizialmente non previsti, ma sempre riconducibili ad esperienze da me vissute direttamente. Aprirò quindi una piccola parentesi con alcuni post riguardanti un mio recente viaggio in Sardegna, dove comunque parlerò sempre di buchi, grotte e miniere. A tale proposito, approfitto dell’occasione per ringraziare i miei compagni di viaggio, sempre preparati, comprensivi e disponibili.


Il pozzo sacro

Visitando la Sardegna per la prima volta, oltre a rimanere incantato dai suoi molteplici aspetti naturalistici, ho cercato di scoprire qualcosa della sua storia plurimillenaria. Varie sono le tracce del passato che si possono ancora ritrovare: nuraghi, villaggi megalitici, tombe dei giganti, domus de janas ed altro, ma se devo pensare a qualcosa di speciale, a qualcosa che mi ha veramente colpito, non posso che citare il pozzo sacro di Santa Cristina.
Si tratta di una costruzione a sezione circolare, dotata di una scala di accesso laterale che porta ad una fonte sotterranea. Ci sono altre opere ipogee simili, ma questa presenta delle caratteristiche del tutto particolari. La tecnica di realizzazione è semplice e si basa sulla sovrapposizione di file regolari di massi regolarmente squadrati, posti in maniera sempre più sporgente (volta a tholos). La modernità assoluta di questo monumento lascia sbalorditi, trattandosi di un’opera risalente a circa 3.000 anni fa. Se fosse stata ideata da un importante architetto contemporaneo, il commento sarebbe “…finalmente qualcosa di armonioso ed originale….”
Per questi motivi, risulta quasi stridente il contrasto fra i massi perfettamente lavorati, posti in file orizzontali, e le altre muraglie irregolari e scomposte che si scorgono nelle immediate vicinanze. Viene da pensare che fra le due tecniche di realizzazione sia passato un intervallo di svariati secoli, eppure ciò non vero.
La sacralità che traspare dalle pietre è evidente e, visitando il complesso, la mente risale inevitabilmente agli antichi riti legati all'acqua, al culto della fertilità ed allo scorrere dei cicli della natura.
Si tratta di una costruzione ipogea che, pur nella sua limitata estensione, emana con i suoi angoli e con le sue simmetrie regolari di pietra una forza quasi palpabile, che i più sensibili avvertono immediatamente.
Personalmente, ho avuto la sensazione che questa fonte sotterranea condensi e rappresenti in modo perfetto l’antica cultura dell’isola, anche rispetto ad altri resti famosi come i ben più imponenti villaggi nuragici. Se d’ora in avanti penserò alla Sardegna, alla sua storia ed alle tracce del suo passato, sarà sicuramente l’immagine del pozzo sacro di Santa Cristina quella che mi comparirà davanti agli occhi.

L’immagine ritrae l’ingresso della scala d’accesso, visto dall’interno (Foto Guglia).

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posted by Paolo at 18:46 |


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