domenica 17 febbraio 2008
In quello che vi racconterò di seguito non centrano le grotte. Sembrerà strano, ma anch’io - talvolta - mi diletto in cose che, solo marginalmente, centrano con il sottosuolo. Ieri ero con degli amici di un’associazione di volontariato a fare la manutenzione di un bosco nei pressi della città. Si trattava di togliere i rami secchi, di strappare qualche rovo e di raccogliere i rifiuti che, nel tempo, sono stati accumulati da persone poco attente a quello che hanno attorno.
Dopo aver sistemato un’area ed aver fatto un po’ di fatica, ci siamo spostati in un’altra zona del bosco, per continuare nel lavoro. A questo punto, io e Mariagrazia ci siamo allontanati dal gruppo per parlare delle problematiche dell’associazione. Discorrendo, la mia amica ha approfittato della situazione per mostrarmi un punto del bosco che non conoscevo ancora. Abbiamo percorso un ripido sentiero in salita, fino ad arrivare ad alcune piccole vasche dove, nei mesi piovosi, si raccoglie l’acqua. Il posto era semplicemente delizioso: la vegetazione, favorita dalla presenza dell’acqua, era fitta e rigogliosa. Il sole splendeva e, nonostante la giornata fosse abbastanza fredda, sembrava quasi che in quel piccolo angolo di natura facesse più caldo. L’atmosfera era luminosa, con i raggi di luce che filtravano fra le foglie di alcuni arbusti sempreverdi. A quel punto ho detto a Mariagrazia come quel posto sembrasse quasi magico e lei mi ha risposto dicendo “E’ vero, ascolta, puoi sentire perfino la voce degli alberi…”. Sembrava una frase fatta, ma in quel preciso momento ho veramente percepito il vento che passava fra le foglie dei cespugli e fra gli steli del piccolo canneto che avevamo alle spalle. Era proprio vero, sembrava che gli alberi mi parlassero…
Siamo subito scesi e siamo ritornati dal gruppo. Dopo un po’ ci siamo salutati ed ognuno è ritornato a casa sua. Vi sembrerà stupido, ma in automobile mi sono sentito felice. Avevo assaporato qualche ora di sole, avevo gioito dell’aria fresca, mi ero immerso nella natura ed avevo sentito perfino la voce degli alberi… cosa si può pretendere di più?

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posted by Paolo at 15:46 |


2 Comments:


At 23/2/08 2:14 PM, Blogger Lapantigana

Una volta ho potuto sentire la voce degli alberi. Ma il pensiero sucessivo è stato: questo luogo esiste da prima che io nascessi ed esisterà ancora, forse in eterno, se nessuno lo cambierà.
Poche volte mi son sentita così immersa in un luogo, ma quelle poche volte ho pensato alla quasi immortalità della natura ed alla quasi infinità di cambiamento: terra, semi, germogli, alberi... montagna, pietra, sassolini, sabbia...

Mi ricordo una volta, avevo forse 5, forse 6 anni ed ero sull'isola di Sturago a Rovigno. C'era una pietra che mi aveva particolarmente colpito, tanto che poi me la portai in campeggio; alcuni anni dopo, forse 7-8-9, mi ricapitò tra le mani e pensai a quante cose aveva "visto" e "vissuto" quella pietra... e questo è quel che mi chiedo OGNI VOLTA che "sento" e "vivo" la natura.

[Devo dire comunque che fai certi post che sono veramente eccezionali!]

 

At 25/2/08 8:56 AM, Blogger Paolo

Personalmente, penso che bisogna sempre rimanere in contatto con quello che ci circonda. Non siamo esseri isolati ed autonomi: anche se a volte non lo riconosciamo, siamo sempre immersi in un mondo che interagisce continuamente con noi. Viviamo fra le persone e non possiamo fare finta che queste non abbiano alcuna influenza sulla nostra esistenza. E’ un continuo dare e ricevere, un donare e raccogliere, e bisognerebbe soffermarsi di più su questo scambio costante (magari solo a livello energetico …) che abbiamo con gli altri.
Allo stesso tempo, sono convinto che abbiamo una relazione continua anche con le cose che ci circondano. Voglio dire che tutto quello che ci sta attorno (anche se inanimato) possiede un suo spirito, una sua energia, che comunica con noi. Ci siamo mai chiesti perché in alcuni posti ci troviamo bene ed in altri proviamo un senso di disagio? E’ un tema che mi affascina particolarmente, su cui ho già scritto qualche cosa. Ho raccontato anche delle particolari sensazioni che, in alcuni momenti, si possono sentire semplicemente prendendo in mano una piccola pietra. Se vai oltre al semplice gesto, potrai sentire la forza che quel piccolo sasso ti trasmette, l’energia di un piccolo pezzo d’universo che c’era prima di te e che rimarrà dopo di te… Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentito veramente partecipe di qualcosa di più grande, al quale ognuno può dare il nome che vuole: madre terra, universo, Dio… ma non hanno importanza le definizioni. Proprio in questi momenti, se stai attento, potrai sentire la voce degli alberi, il bisbiglio delle rocce, il canto del vento… Senza diventare troppo romantico, penso che l’uomo moderno abbia dimenticato proprio questo: il riconoscersi come parte di qualcosa di assolutamente più grande e complesso. Oggi è più facile sentirsi al di sopra delle cose, si possono dominare molti elementi, si può modificare la natura a proprio piacimento, ma senza la consapevolezza di quello che veramente siamo (eravamo e saremo) si rischia di non andare lontano.

Un abbraccio a tutti Paolo