martedì 28 agosto 2007

Come già descritto , dopo aver riposato alla meglio ed aspettata la notte, abbiamo deciso di provare nuovamente. Sono quindi scesi Marino, Ferruccio ed il sottoscritto. I primi due hanno raggiunto facilmente - senza alcuna difficoltà - il piccolo terrazzo a circa metà grotta e quindi è arrivato il mio turno. Passati i primi tre spezzamenti, ho affrontato la grande campata in libera formata da quasi duecento metri di tiro unico. La corda si posizionava esattamente al centro del pozzo e le pareti distavano circa una decina di metri. Percorsi i primi 160 m di corda, mi sono fermato in corrispondenza di un nodo che univa due spezzoni di fune. Non si trattava di una operazione difficile o complessa, ma comunque era necessaria una certa attenzione per quello che si stava facendo. Mentre ero indaffarato nella manovra, ho sentito distintamente un rumore che si faceva sempre più forte. Difficile descriverlo, ma poteva assomigliare al fischio vibrante che un armadio produce precipitando nel vuoto. Non so perché allora mi è venuta in mente questa strana immagine, ma ben presto dal buio è emerso un blocco biancastro di ghiaccio che mi ha sfiorato e che, sibilando, è andato a schiantarsi, con un sordo boato, sul nevaio posto qualche decina di metri sotto i miei piedi. La mia paura è stata ampliata non solo dal fatto che quel blocco è passato a non più di due metri da me, ma dalla sorpresa nel constatare come anche di notte, nonostante la temperatura più bassa, tale fenomeno continuasse a ripetersi. Ero quasi incredulo e ricordo che guardavo spaventato le mie gambe, in parte ricoperte da un sottile strato di neve scesa assieme alla massa principale. La conclusione della prima parte della discesa si è svolta, quindi, con molta apprensione e con qualche caduta minore di neve lungo il pozzo. La seconda parte della verticale ha riservato invece ulteriori difficoltà: non solo il ghiaccio che precipitava andava a concentrarsi in un punto più ristretto della grotta, ma anche l’acqua, che cadeva abbondante da vari arrivi secondari posti lungo le pareti, nebulizzava rendendo difficile la respirazione.
Nonostante vari tentativi, non siamo riusciti a raggiungere la base del pozzo ed abbiamo così dovuto arrenderci ed iniziare la lenta risalita. Giunti nuovamente sul piccolo terrazzino, ci siamo trovati in tre: io, Ferruccio ed un bel sacco di PVC arancione con dentro 200 m di corda bagnata. Ovviamente il sacco non sarebbe risalito da solo e bisognava decidere chi si sarebbe sacrificato per il suo recupero. Non rimaneva che tirare a sorte. Pagliuzza lunga, pagliuzza corta ed è così che mi sono guadagnato sul campo un bel premio: una risalita in compagnia. Sarà stato l’allenamento non perfetto, la paura legata alla caduta dei blocchi di ghiaccio (che ci hanno accompagnato per tutto il tempo), oppure per la graziosa zavorra che mi sono attaccato alla cintura, ma quegli ultimi 200 m mi sono sembrati eterni. Alla fine siamo usciti tutti quanti e tutte le corde sono state recuperate. Fuori ha iniziato a piovere, poi a grandinare e quindi ci siamo ficcati in cinque in una piccola tendina canadese da due. Abbiamo aspettato l’alba e, sistemati gli zaini e caricati i sacchi, siamo scesi verso Papingo.
Se sotto l’aspetto prettamente sportivo non si è trattato di un grandissimo risultato (il fondo, alla fine, non è stato raggiunto), l’esperienza complessiva, però, è stata bellissima: conoscere posti lontani con una natura selvaggia ed incontaminata, affrontare un lungo avvicinamento alla grotta e discendere in una cavità che si è dimostrata complessa e pericolosa. La compagnia, poi, era ottima e quindi ne è valsa sicuramente la pena.
Unica certezza: non affrontare mai più la Provatina in primavera, nel periodo del disgelo.
Ricordo ancora il nostro addio all’altipiano di Astraka e la visione mozzafiato delle profonde gole del fiume Vikos. Uno spettacolo tanto emozionante che, molti anni dopo, ho portato la mia neo/moglie a visitare questi luoghi durante il viaggio di nozze (la ringrazio ancora per la pazienza dimostrata).

Nelle foto si possono vedere uno dei vari sprofondamenti presenti sull’altipiano di Astraka che abbiamo controllato in cerca della Provatina e la parte iniziale del grande pozzo (Foto Guglia).

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posted by Paolo at 18:32 |


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