giovedì 17 luglio 2008
Ho già parlato di strettoie (1 e 2) e di come, talvolta, sia veramente arduo progredire in ambienti angusti. Pensando a questo argomento e rivangando nella memoria, mi sono venute alla mente delle altre situazioni che avevo dimenticato (o forse più semplicemente rimosso…), come l’entrata dell’abisso K27 sul Pic Majot (n. 2757 FR), una strettoia a forma di “S” che mi rammenta dolorosi ed estremi contorcimenti. Ma c’è anche il passaggio all’ingresso dell’abisso Pack Man (sempre in Canin, n. 2889 FR), degno accesso ad una grotta interessantissima, ma franosa e “strana” nella sua parte iniziale.
Mi è venuta alla mente, però, anche un’immagine lontana ma perfettamente nitida, risalente a più di 20 anni fa. Eravamo a Pradis, area carsica del Friuli posta nei pressi del paese di Gerchia. Si visitavano, rilevandole, varie grotte che conoscevamo già da tempo, fra le quali un grazioso meandrino che si dipartiva ai bordi di una dolina. L’ingresso era bassetto e strettino, ma all’interno la cavità si allargava. Sempre con morfologia a meandro, dopo una decina di metri, bisognava affrontare un saltino di 5 m, per poi proseguire fino alla base di un ampia colata calcitica che decorava la parete di destra. La cavità continuava con una stretta fessura sul pavimento, che scendeva qualche metro e sembrava condurre ad una piccola saletta. Ricordo che consideravamo molto interessante questa grotta perché poteva rappresentare un ingresso più comodo alla quasi sottostante Fossa di Noglar (n. 243 FR) e quindi il forzamento della strettoia era un obiettivo di particolare importanza. In molti sono giunti fino a quel punto per osservare la fessura nella roccia, ma quasi tutti si sono voltati ed hanno considerato impossibile un suo superamento. Qualcuno ha anche cercato di infilarsi, ma senza alcun risultato: dopo pochi centimetri si rimaneva inesorabilmente incastrati e senza alcuna possibilità di proseguire. Un giorno, però, sono entrato in quel meandro (conosciuto presso il Catasto come Meandro a Sud di Battei - n. 1516 FR) in compagnia di Bobo, abile speleologo allora della SAS, detto anche Barbier o Brivec (non dirò di più perché non vedo l’amico da tanto tempo e quindi non so se sia contento di essere identificato. Ah, maledetta privacy...).
Rimane il fatto che Bobo ha guardato la strettoia e quindi ha iniziato a spogliarsi. Un primo tentativo è stato fatto togliendosi solamente il casco e l’attrezzatura speleologica. Non essendo sufficiente, è stato effettuato un secondo tentativo cavando la tuta e rimanendo in sottotuta, ma anche questa soluzione si è rivelata insufficiente, per cui è stato tentato il tutto per tutto. Bobo si è preparato ed è rimasto in mutande e trombini, un immagine “agghiacciante” a causa della ruvidità delle pareti di roccia, del velo d’acqua che le ricopriva e del freddo che regnava sottoterra. Ci sono voluti vari minuti di contorcimenti e di sforzi, ma alla fine Bobo è passato. Guardando la strettoia dall’alto ho pensato che era praticamente impossibile che l’amico riuscisse a risalire quel passaggio estremo e verticale, ma l’emozione di poter sapere cosa si celasse oltre la fessura era troppo forte, per cui ho rimandato a dopo le preoccupazioni. Purtroppo, passata una saletta con un laghetto e ricca di varie concrezioni, la cavità chiudeva inesorabilmente, quindi non rimaneva che risalire. Ci sono voluti forse 20 minuti per riuscire a superare la strettoia in salita: Bobo spingeva, si incastrava, si modellava alla roccia. Io tiravo e speravo che non succedesse nulla di irreparabile. Ma alla fine l’amico è uscito, splendido nella sua tenuta speleologica “essenziale”.
Bobo è più basso di me, ma allora non era particolarmente magro: come sia passato per quella fessura rimane per me un mistero che si scontra con le più elementari leggi della fisica. Si vede che quando uno speleologo è veramente motivato ed illuminato dalla “furia esplorativa” acquisisce possibilità e caratteristiche che normalmente sono precluse al genere umano…
Non ho, sfortunatamente, una foto che documenta il passaggio della fessura, ma l’immagine che vedete ritrae l’imbocco dello stretto meandro teatro dell’avventura (Foto SAS).

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posted by Paolo at 18:23 |


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