martedì 5 giugno 2007

Rimanendo nell’ambito della speleologia, agli occhi del giovane ragazzo che nel 1973 iniziava la sua attività (cioè io) vi sono stati dei personaggi considerati da subito come eccezionali, ognuno speciale per le sue specifiche caratteristiche.


Primo fra tutti, devo sicuramente citare Erwin Pichl, persona che riusciva a coniugare la ricerca con l’esplorazione, la didattica con la simpatia. Per me era fantastico come frequentasse, con semplicità e senza alcun problema, i suoi coetanei e - nel contempo - anche noi giovanissimi allievi. Era sempre pronto a comunicare con tutti, a trasmettere il proprio entusiasmo. A proposito, devo ricordare come uno dei primissimi lavori che ho pubblicato l’ho scritto assieme a lui, analizzando lo stato delle esplorazioni allora effettuate nelle cavità artificiali della nostra città. Ho sempre apprezzato in lui la tenacia che metteva nel lavoro da svolgere, come in occasione della nascita e dello sviluppo dello Speleovivarium, e devo dire che ho un certo rimpianto per non aver collaborato di più in quegli anni di grandi progetti e realizzazioni. Ho alcune immagini di lui particolarmente vive, ad esempio quando si stavano sistemando le prime scale fisse metalliche all’abisso di Trebiciano (di cui ho già scritto), oppure in un'altra occasione, con il Carso innevato ed Erwin in calzoni alla zuava, la giacca a vento beige ed un berettino nero in testa a cantare canzoni per cercare di riscaldarsi un po’. Ho una profonda tristezza quando lo incontro oggi, dopo che la malattia l’ha così duramente colpito. In ogni caso, per me rimarrà sempre la persona per cui provo ancora oggi una grandissima stima, uno dei miei maestri di speleologia ed un esempio di capacità, costanza e simpatia difficilmente dimenticabile.

Se Erwin era il riferimento per gli argomenti scientifici, esisteva anche un personaggio dedito alla soluzione dei problemi di carattere più tecnico: ora come allora, Sergio Dambrosi. Lui - nella sede di via Trento - era il tenutario di una specie di piccolo magazzino pieno di interruttori, radio, antenne ed accessori elettronici vari, che esercitavano su di me un grande fascino. Ha sempre trovato la soluzione giusta per ogni difficoltà legata alle caratteristiche ed all’uso dei materiali, dimostrando grandi capacità logistiche ed organizzative. In grotta non se la cavava male e mi ricordo quanto da lui fatto in occasione di un incidente occorsomi all’abisso Colognatti. Quando Walter Maucci ha smesso di frequentare la società, è stato Sergio a prendere il posto di presidente ed ancora oggi non vedo alternative possibili per tale carica. Chi non ha avuto l’occasione di averlo conosciuto trent’anni fa, può immaginarlo esattamente eguale ad oggi, con la pipa in bocca ed immerso in un groviglio di fili, circuiti e congegni tecnologici, esattamente come è possibile vederlo alla domenica nel suo amato laboratorio della Stazione Sperimentale Ipogea dell’abisso di Trebiciano. A cosa servano esattamente tutti quei cavi non lo sa nessuno, ma lui si diverte molto a sperimentare e questo è sufficiente anche per tutti noi …

E’ doveroso ricordare, infine, anche gli altri vecchi soci che ho incontrato non appena iscritto alla SAS. Fra i tanti c’era Lucio Iuretig, che infieriva su noi, poveri allievi del corso, pretendendo relazioni tecniche ad ogni uscita in grotta. C’erano inoltre dei forti esploratori, come Ettore di Luca, Ezi e Pierpaolo Martellani, e tanti altri. Devo riconoscere che, pur con un inevitabile turnover di soci sviluppatosi negli anni, non ho mai avuto problemi nel frequentare la sede e nel relazionarmi con gli altri. Anche oggi, che sono fra i più vecchi della società, non ho alcuna difficoltà a divertirmi con i giovani speleo-colleghi che, anagraficamente parlando, potrebbero essere tutti figli miei.

Nell'immagine del 1979, il mitico presidente Dambrosi (Foto Guglia)

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posted by Paolo at 21:38 |


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