lunedì 12 maggio 2008
Avevo voglia di scrivere qualcosa ed ho pensato ad un mio tema ricorrente: ambientare in grotta qualche incontro inusuale. Ho già parlato di situazioni serene e di eventi paurosi, di incontri con esseri buoni o con mostri cattivissimi. Il raccontino che segue affronta un abbinamento inedito per me: grotta e alieni. Ovviamente si tratta solo di un gioco di fantasia ed il protagonista, questa volta, l’ho chiamato Piero.
Il cunicolo inizialmente era stretto, ma poi diventava più comodo. Piero era veramente contento di aver scovato quel piccolo buco fra i karren e che questo, con una sola ora di scavo, sia diventato finalmente praticabile. Non aveva aspettato il suo amico che doveva arrivare a momenti, perché non era possibile resistere al richiamo dell’aria fresca che usciva dall’anfratto buio e, dopo essersi preparato, era entrato da solo. Non si era pentito di questa decisione perché, dopo qualche passaggio dove bisognava prestare una certa attenzione, si poteva avanzare finalmente senza alcuna difficoltà. La galleria si sviluppava in leggera discesa, con solo qualche lieve cambio di direzione e poche concrezioni alle pareti. Dopo una curva, però, Piero rimase quasi stordito dalla sorpresa: il cunicolo di interrompeva in corrispondenza di un passaggio di forma circolare, che sembrava costruito in una specie di metallo rilucente. La sua forma era perfetta e la struttura sembrava formata da più parti collegate assieme da perni e viti. Non c’era dubbio che si trattasse di qualcosa che era stata creata dalle mani dell’uomo … o almeno questo fu il pensiero che passò nella mente dello speleologo, ma si sbagliava!
Piero sfiorò quel manufatto tanto strano quanto inspiegabile, rendendosi conto che il metallo sembrava vibrare a qualche bassa frequenza. Si poteva quasi sentire nell’aria un leggero ronzio. Cosa poteva servire quel “coso” e chi l’aveva piazzato alla fine della galleria? Sembrava quasi una specie di portale, un varco che conduceva ad ulteriori vani, per cui Piero fece l’unica cosa che pur apparendo logica al momento, si sarebbe rivelata in futuro alquanto avventata. Appena superata quella specie di foro circolare e fatti due passi in un ambiente di grandi dimensioni, successe qualcosa di improvviso ed inaspettato. Con una serie di scatti metallici, come di interruttori che si attivassero in sequenza, una moltitudine di forti luci si accese tutt’intorno. Potenti fari squarciarono l’oscurità ed illuminarono a giorno l’ampia caverna. Piero si trovò davanti ad uno spettacolo sorprendente: tutto il pavimento dell’ampio vano era perfettamente liscio e realizzato anch’esso in un metallo sconosciuto. Tutto attorno si potevano osservare strutture complesse, dalle funzioni sconosciute. C’erano piccole torri, globi dalla superficie rilucente, cilindri e parallelepipedi disposti in modo strano. Dopo qualche secondo, tutte queste strutture sembrarono prendere vita. Si accesero spie, si illuminarono quadranti graduati prima invisibili, parti intere di quei macchinari si accesero di una propria iridescenza.
Piero rimase senza parole, immobile ed indeciso sul da farsi. Fu in quel momento che, al centro della stanza e spuntando da quelle strane macchine, comparve un’enorme struttura circolare, dotata di luci danzanti. Questo strano oggetto si alzò dalla sua posizione di riposo e si sollevò dal pavimento di qualche metro, sovrastando tutta la caverna.
A Piero sembrò di scorgere un movimento sulla destra, per cui si nascose fra alcuni strani cilindri lucidi, e rimase in attesa. Dopo qualche attimo due figure si fecero largo fra le strane macchine pulsanti, avvicinandosi all’oggetto che stava sospeso in aria al centro della stanza. Lo speleologo stentava a credere a tutto quello che vedeva, ma – nonostante la confusione e la paura – si rese improvvisamente conto di cosa aveva davanti. Sarà stato perché i due strani essere erano vestiti con una speciale tuta dai riflessi metallici, forse perché l’andamento delle due figure, seppur sommariamente antropomorfe, era comunque innaturale e particolarmente dinoccolato, o semplicemente perché la forma circolare e piatta dell’oggetto sospeso quasi sopra la sua testa era troppo simile all’immagine collettiva che viene alla mente quando si parla di oggetti volanti non identificati … Astronavi spaziali, esseri alieni, era sicuramente troppo per Piero, che non aveva mai creduto a queste cose. Osservando di nascosto, il ragazzo si rese conto che i due esseri, dalla testa troppo tozza e con due grandi occhi scuri, stavano guardandosi in giro alla ricerca di qualcuno ed immediatamente capì cosa era successo: attraversando il portale circolare era stato attivato qualche sistema di allerta, un segnale che aveva messo in funzione il complesso tecnologico presente in quella caverna e quindi i due “cosi” stavano cercando il colpevole dell’intrusione. Piero era svelto nel prendere decisioni e probabilmente la velocità con la quale agì fu fondamentale: cercando nelle tasche scoprì di avere con se alcuni “manzi”, nome dato in gergo a delle piccole cariche esplosive che talvolta vengono usate nelle disostruzioni delle grotte. Non è certo un cosa legale, di solito non si fa, ma talvolta un aiuto “esplosivo” è quello che ci vuole per risolvere alcune gravi problematiche di scavo. Non aveva tutta l’attrezzatura per l’innesco elettrico, ma aiutandosi con un fiammifero, sistemò una di queste piccole cariche alla base di un piedistallo sormontato da una sfera luminosa e si allontanò il più rapidamente possibile. L’idea era di fare un po’ di rumore per distrarre i due esseri, ma l’effetto fu sicuramente superiore ad ogni aspettativa. Fatti non più di 10 metri, Piero fu quasi sollevato dall’onda d’urto di una forte esplosione: con ogni probabilità l’apparecchiatura danneggiata aveva aumentato la potenza dello scoppio. In un attimo tutto parve riempirsi di fumo, mentre le luci cominciarono ad oscillare ed a spegnersi una ad una. Ci vollero pochi secondi per arrivare al passaggio circolare e buttarsi dall’altra parte. Non appena oltre, una seconda forte esplosione squassò l’aria, facendo cadere massi da ogni parte. Piero si trovò disteso a terra e, guardando dall’altra parte del portale, potè vedere solamente massi, terra e polvere. Ci volle poco per uscire all’esterno e non appena fuori, Piero incontrò l’amico che lo accolse con acceso entusiasmo. “Tu non lo puoi sapere, ma è successa una cosa eccezionale. C’è stato il collasso di una cavità, il crollo di una grotta sconosciuta ed ora, all’esterno, si è formata una profonda dolina, una specie di voragine. Si tratta di un fenomeno carsico che viene citato in tanti libri, ma è successo davvero. Un fenomeno geologico che ha avuto il suo epilogo proprio davanti ai nostri occhi…”.
Piero non aveva voglia di contraddire l’amico, pur sapendo che l’evento non era certo da collegarsi a leggi naturali. La verità era ben un’altra… Ma Piero era impaurito e stanco… guardò l’amico e sussurrò “Un fenomeno geologico proprio oggi, come siamo fortunati…”. Detto questo, raccolse il casco e si avviò lentamente verso l’automobile che aspettava vicina, ma nella direzione opposta. Camminando pensò “Almeno la frana è avvenuta dall’altra parte. E’ ben difficile da accettare, infatti, che un evento di questa portata, o meglio una circostanza imprevista dovuta alla presenza di curiosi esseri e strane astronavi nel sottosuolo, coinvolga nel crollo anche la propria automobile regolarmente posteggiata in superficie. E sì, proprio una giornata fortunata…”
Il cunicolo inizialmente era stretto, ma poi diventava più comodo. Piero era veramente contento di aver scovato quel piccolo buco fra i karren e che questo, con una sola ora di scavo, sia diventato finalmente praticabile. Non aveva aspettato il suo amico che doveva arrivare a momenti, perché non era possibile resistere al richiamo dell’aria fresca che usciva dall’anfratto buio e, dopo essersi preparato, era entrato da solo. Non si era pentito di questa decisione perché, dopo qualche passaggio dove bisognava prestare una certa attenzione, si poteva avanzare finalmente senza alcuna difficoltà. La galleria si sviluppava in leggera discesa, con solo qualche lieve cambio di direzione e poche concrezioni alle pareti. Dopo una curva, però, Piero rimase quasi stordito dalla sorpresa: il cunicolo di interrompeva in corrispondenza di un passaggio di forma circolare, che sembrava costruito in una specie di metallo rilucente. La sua forma era perfetta e la struttura sembrava formata da più parti collegate assieme da perni e viti. Non c’era dubbio che si trattasse di qualcosa che era stata creata dalle mani dell’uomo … o almeno questo fu il pensiero che passò nella mente dello speleologo, ma si sbagliava!
Piero sfiorò quel manufatto tanto strano quanto inspiegabile, rendendosi conto che il metallo sembrava vibrare a qualche bassa frequenza. Si poteva quasi sentire nell’aria un leggero ronzio. Cosa poteva servire quel “coso” e chi l’aveva piazzato alla fine della galleria? Sembrava quasi una specie di portale, un varco che conduceva ad ulteriori vani, per cui Piero fece l’unica cosa che pur apparendo logica al momento, si sarebbe rivelata in futuro alquanto avventata. Appena superata quella specie di foro circolare e fatti due passi in un ambiente di grandi dimensioni, successe qualcosa di improvviso ed inaspettato. Con una serie di scatti metallici, come di interruttori che si attivassero in sequenza, una moltitudine di forti luci si accese tutt’intorno. Potenti fari squarciarono l’oscurità ed illuminarono a giorno l’ampia caverna. Piero si trovò davanti ad uno spettacolo sorprendente: tutto il pavimento dell’ampio vano era perfettamente liscio e realizzato anch’esso in un metallo sconosciuto. Tutto attorno si potevano osservare strutture complesse, dalle funzioni sconosciute. C’erano piccole torri, globi dalla superficie rilucente, cilindri e parallelepipedi disposti in modo strano. Dopo qualche secondo, tutte queste strutture sembrarono prendere vita. Si accesero spie, si illuminarono quadranti graduati prima invisibili, parti intere di quei macchinari si accesero di una propria iridescenza.
Piero rimase senza parole, immobile ed indeciso sul da farsi. Fu in quel momento che, al centro della stanza e spuntando da quelle strane macchine, comparve un’enorme struttura circolare, dotata di luci danzanti. Questo strano oggetto si alzò dalla sua posizione di riposo e si sollevò dal pavimento di qualche metro, sovrastando tutta la caverna.
A Piero sembrò di scorgere un movimento sulla destra, per cui si nascose fra alcuni strani cilindri lucidi, e rimase in attesa. Dopo qualche attimo due figure si fecero largo fra le strane macchine pulsanti, avvicinandosi all’oggetto che stava sospeso in aria al centro della stanza. Lo speleologo stentava a credere a tutto quello che vedeva, ma – nonostante la confusione e la paura – si rese improvvisamente conto di cosa aveva davanti. Sarà stato perché i due strani essere erano vestiti con una speciale tuta dai riflessi metallici, forse perché l’andamento delle due figure, seppur sommariamente antropomorfe, era comunque innaturale e particolarmente dinoccolato, o semplicemente perché la forma circolare e piatta dell’oggetto sospeso quasi sopra la sua testa era troppo simile all’immagine collettiva che viene alla mente quando si parla di oggetti volanti non identificati … Astronavi spaziali, esseri alieni, era sicuramente troppo per Piero, che non aveva mai creduto a queste cose. Osservando di nascosto, il ragazzo si rese conto che i due esseri, dalla testa troppo tozza e con due grandi occhi scuri, stavano guardandosi in giro alla ricerca di qualcuno ed immediatamente capì cosa era successo: attraversando il portale circolare era stato attivato qualche sistema di allerta, un segnale che aveva messo in funzione il complesso tecnologico presente in quella caverna e quindi i due “cosi” stavano cercando il colpevole dell’intrusione. Piero era svelto nel prendere decisioni e probabilmente la velocità con la quale agì fu fondamentale: cercando nelle tasche scoprì di avere con se alcuni “manzi”, nome dato in gergo a delle piccole cariche esplosive che talvolta vengono usate nelle disostruzioni delle grotte. Non è certo un cosa legale, di solito non si fa, ma talvolta un aiuto “esplosivo” è quello che ci vuole per risolvere alcune gravi problematiche di scavo. Non aveva tutta l’attrezzatura per l’innesco elettrico, ma aiutandosi con un fiammifero, sistemò una di queste piccole cariche alla base di un piedistallo sormontato da una sfera luminosa e si allontanò il più rapidamente possibile. L’idea era di fare un po’ di rumore per distrarre i due esseri, ma l’effetto fu sicuramente superiore ad ogni aspettativa. Fatti non più di 10 metri, Piero fu quasi sollevato dall’onda d’urto di una forte esplosione: con ogni probabilità l’apparecchiatura danneggiata aveva aumentato la potenza dello scoppio. In un attimo tutto parve riempirsi di fumo, mentre le luci cominciarono ad oscillare ed a spegnersi una ad una. Ci vollero pochi secondi per arrivare al passaggio circolare e buttarsi dall’altra parte. Non appena oltre, una seconda forte esplosione squassò l’aria, facendo cadere massi da ogni parte. Piero si trovò disteso a terra e, guardando dall’altra parte del portale, potè vedere solamente massi, terra e polvere. Ci volle poco per uscire all’esterno e non appena fuori, Piero incontrò l’amico che lo accolse con acceso entusiasmo. “Tu non lo puoi sapere, ma è successa una cosa eccezionale. C’è stato il collasso di una cavità, il crollo di una grotta sconosciuta ed ora, all’esterno, si è formata una profonda dolina, una specie di voragine. Si tratta di un fenomeno carsico che viene citato in tanti libri, ma è successo davvero. Un fenomeno geologico che ha avuto il suo epilogo proprio davanti ai nostri occhi…”.
Piero non aveva voglia di contraddire l’amico, pur sapendo che l’evento non era certo da collegarsi a leggi naturali. La verità era ben un’altra… Ma Piero era impaurito e stanco… guardò l’amico e sussurrò “Un fenomeno geologico proprio oggi, come siamo fortunati…”. Detto questo, raccolse il casco e si avviò lentamente verso l’automobile che aspettava vicina, ma nella direzione opposta. Camminando pensò “Almeno la frana è avvenuta dall’altra parte. E’ ben difficile da accettare, infatti, che un evento di questa portata, o meglio una circostanza imprevista dovuta alla presenza di curiosi esseri e strane astronavi nel sottosuolo, coinvolga nel crollo anche la propria automobile regolarmente posteggiata in superficie. E sì, proprio una giornata fortunata…”
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