lunedì 4 giugno 2007

Sono stato varie volte sull’altopiano del Cansiglio, in molti casi anche per andare in grotta. Se si parla di cavità, allora vi erano solamente due nomi conosciuti e degni di attenzione: il Bus della Genziana ed il Bus della Lum.
Per quanto riguarda quest’ultimo, si tratta di una pozzo verticale di 185 metri di profondità, che conduce ad un’ampia caverna finale. Nel tempo è stato trovato anche un ingresso secondario (Pozzo dei Bellunesi), ma la grande voragine è quella che più si presta per una discesa acrobatica e spettacolare. Nell’anno 1985, la SAS ha organizzato un’uscita domenicale per fare visita al Bus della Lum e siamo partiti da Trieste con due macchine. Dopo alcune ore di viaggio, sempre piacevoli visto il clima di allegria ed amicizia che regnava, siamo finalmente giunti sul Cansiglio. Mi ricordo, però, che in quel momento non mi sono sentito particolarmente bene e, nonostante avessi portato tutto il materiale, ho deciso di rimanere all’esterno. Preparate le corde, si sono quindi calati nel grande pozzo Bruno Vittori (Bobo), Walter Cesaratto, Roberto Cociani (Jocia) e Marina Libiani. Io sono rimasto fuori con Grazia e Cristina. Quando i compagni hanno iniziato la discesa, abbiamo fatto una breve passeggiata nei dintorni, ma poi siamo ritornati ben presto nelle vicinanze dell’ingresso della cavità. E’ stato in questa occasione che ho potuto osservare il comportamento del turista medio nei confronti delle grotte. Nonostante il tempo non fosse dei migliori, varie famigliole (probabilmente prima di infilarsi in un ristorante per immergersi in qualche lauto pasto) facevano una breve camminata fino al pozzo e qui, inevitabilmente, scattava il meccanismo automatico della “prova della pietra”. Tutti quelli che arrivavano non resistevano, infatti, alla tentazione di prendere un sasso e gettarlo nel pozzo. Siccome quella era sicuramente una usanza comune, non c’erano tante pietre dalle dimensioni ragionevoli nelle immediate vicinanze, così i bravi turisti si allontanavano per poi ritornare con un bel pezzo di roccia in mano, pronto per il lancio. Anzi, visto che il sasso bisognava cercarselo nei dintorni con qualche fatica, tanto valeva prenderlo bello grande, così da far ancora più rumore nella sua caduta. Per fortuna io ero rimasto all’esterno e, con cortesia, spiegavo ai vari turisti che c’era qualcuno all’interno della grotta e che per questo motivo era assolutamente da evitare il lancio di qualsiasi oggetto all’interno del pozzo. C’è stato chi ha capito subito e, conseguentemente, ha fatto delle interessanti domande sul perché ci fossero delle persone che prendessero in considerazione di calarsi in un buco così brutto e profondo. In molti, invece, è emerso uno strano senso di meraviglia e sorpresa. Alcuni hanno addirittura affermato che tali visite sarebbero da proibire, in quanto pericolose e destinate a trasformarsi in tragedie. Il massimo è stato quando si è avvicinata una famiglia ed il padre, spiegando ai due figli che quello era un pozzo profondissimo, ha invitato gli stessi a verificare tale tesi lanciando al suo interno le pietre che si erano appositamente portate appresso. Alla mia spiegazione che ciò non si doveva fare, vista la presenza di persone, il capofamiglia mi ha quasi aggredito dicendo che la grotta era di tutti e che nessuno poteva impedirgli di tirare il suo sasso. Il bello è stato che, mentre discutevo animatamente con questa persona, un figlio con aria indifferente si è avvicinato all’orlo e, cercando di non farsi vedere, ha comunque gettato la sua pietra nel pozzo. Alla fine siamo quasi arrivati alle mani e dopo urli, strepiti ed insulti, quella famiglia se ne è andata ancora convinta di aver subito un grave torto. In quell’occasione ho capito che non tutto è scontato come sembra. Ho realizzato che non sempre è comprensibile da parte del cittadino medio che qualcuno, nonostante l’innegabile pericolo, abbia il desiderio di cacciarsi volontariamente nei guai e di infilarsi nel buio di una grotta. Mi è apparso chiaro, inoltre, come alcune cose che io considero evidenti siano, per altri, tutte da verificare. Anch’io ho tirato le mie pietre all’interno di pozzi per sondarne la profondità, ma se qualcuno mi avesse detto che in quelle grotte c’erano delle persone, non mi sarebbe passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di continuare a tirare sassi. Perché in quell’occasione, allora, quel genitore ha perseverato nel voler esercitare il suo diritto di lanciatore di pietre? Non sono stato credibile? Non c’era una motivazione sufficiente per desistere? Quel padre poteva perdere la faccia davanti ai figli se non riusciva a sondare la grotta che comunque, in qualche modo, riteneva anche sua? Sono tutte risposte alle quali, allora come oggi, non sono riuscito a dare una concreta risposta. Dell’intera vicenda, ricordo bene solamente le lunghe ora al freddo (era inverno) ad aspettare la risalita degli amici, con la necessità di presidiare l’ingresso della grotta per evitare pericoli ed incidenti dovuti alla leggerezza dei turisti passanti da quelle parti. Si tratta, in ogni caso, di una gran bella grotta verticale, che si apre in un territorio aspro ed ancora selvaggio (questo almeno fino all’ultima volta che ci sono stato, una decina di anni fa).

Nell’immagine si vede l’imbocco del Bus della Lum e la discesa degli speleologi (Foto Guglia).

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posted by Paolo at 18:20 |


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