domenica 26 novembre 2006

Il territorio della città di Trieste è costituito da Flysch, ovvero da stratificazioni alternate di marna ed arenaria.
In queste condizioni, la circolazione idrica è quasi completamente superficiale, con corsi d’acqua che si ingrossano rapidamente dopo ogni precipitazione, ma che rimangono completamente asciutti nei periodi più secchi; solo una minima quantità d’acqua scende in profondità attraverso le fratture del terreno, creando delle piccole falde superficiali.
Per raccogliere questa poca acqua disponibile si è adottata l’unica soluzione che, anche se di poca resa, metteva a frutto le varie esperienze acquisite durante la costruzione di altri acquedotti, nonchè nello svolgimento delle attività minerarie.
L’acqua, in presenza di rocce impermeabili, scenda in profondità a fatica e solamente in corrispondenza delle fratture. Scavando nel terreno una galleria (wassergallerie) che si inoltra negli strati di roccia, si incontreranno varie fratture ed in corrispondenza di queste si potrà intercettare la poca acqua disponibile, che percola dalle pareti. Più è lunga la galleria, più discontinuità si incontreranno e quindi più acqua si raccoglierà. Gli ingegneri incaricati dall’imperatrice Maria Teresa si affidarono a questa semplice teoria e si portarono nel luogo dove un tempo trovava inizio il vecchio acquedotto romano di San Giovanni. Sicuramente era già visibile sul posto qualche fuoriuscita di acqua e si cominciò a scavare proprio in quel punto la prima di una lunga serie di gallerie sotterranee di captazione.
I vari interventi che hanno portato alla costruzione dell’acquedotto Teresiano possono essere inquadrati cronologicamente in tre fasi distinte.
La prima di queste fasi (dal 1751al 1800) vede la fabbricazione delle opere principali come il Capofonte, edificio semisotterraneo contenete i primi bacini di filtraggio, e le Gallerie Superiori.
La seconda fase (dal 1800 al 1896) riguarda il potenziamento delle opere di captazione, con la realizzazione della galleria Marchesetti, della galleria Slep, della galleria Secker, del prolungamento Zock, della galleria Giuliani e l’allacciamento della Fonte Sussnek.
In questo periodo vengono costruite anche le gallerie di captazione ed i cunicoli di trasporto facenti parte del complesso sussidiario dell’acquedotto posto lungo la valle del torrente Starebrech.
La terza fase (dal 1896 al 1945) comprende, infine, lo scavo del prolungamento Tschebull, ultimo tentativo per potenziare l’acquedotto. Negli anni della prima guerra mondiale, il Servizio Comunale degli Acquedotti penserà ad ulteriori interventi di potenziamento, con il ripristino delle gallerie ed il conseguente travaso dell’acqua nelle tubazioni dell’acquedotto di Aurisina, ma alla fine non se ne farà nulla.
Negli anni seguenti, l’acquedotto viene staccato dalla rete dell’acqua potabile e declassato al solo uso industriale, a causa di irrisolvibili problemi di inquinamento dovuti alle perdite degli scarichi delle abitazioni nel frattempo costruite al di sopra del suo tracciato. Alla fine della seconda guerra mondiale l’acquedotto viene allacciato alla pubblica fognatura, interrompendone definitivamente l’utilizzo dopo quasi duecento anni di onorato servizio (Foto Guglia)

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posted by Paolo at 17:56 |


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