mercoledì 15 novembre 2006

Ecco un altro mio breve testo. In questo caso, più che di un racconto, si tratta di una serie di versi in prosa che parlano dell'acqua. L'ho scritto di getto, mentre stavo pensando al continuo rapporto, nella nostra epoca spesso sottovalutato, fra l'elemento acqua e l'uomo. Tutto è condizionato dalla presenza dell'acqua: l'agricoltura, il cucinare il cibo, il lavarci... Diamo per scontato che aprendo il rubinetto debba scendere l'acqua, ma forse non sarà sempre così. Ovviamente, acqua da intendersi anche come forza scatenante che scava e modella le grotte, o come fluido fondamentale allo sviluppo delle città incanalato in acquedotti e conservato in pozzi e cisterne, e con questo ragionamento ritorniamo pienamente all'interno dell'argomento principale del Blog.

Acqua

L'acqua cola lenta dal ghiaccio, staccandosi quasi a malavoglia dal freddo abbraccio del nevaio incastonato fra i massi, in alto sulla montagna. Si raccoglie in lucidi rivoli, si unisce e si divide, segue le scabrosità della pietra, si adatta alle tante pieghe della roccia ed inizia il suo viaggio.
L'acqua scende allegra e ripida tra i sassi e le erbe, arricchendosi via via di mille altri rigagnoli. Si stira veloce sul pendio, puntando con un salto improvviso al fondo della valle, dove si infrange in lucenti schizzi di candida spuma per fondersi, finalmente, nel movimento vivace del torrente.
L'acqua scorre tumultuosa in strette gole, schiaffeggiando le alte pareti sempre nell'ombra. Si muove vigorosa, strappando terra e legno, scaricando la sua forza innutilmente frenata e scavando il proprio segno nel terreno, modellando il mondo circostante a misura della sua potenza inarrestabile.
L'acqua fluisce, ora più lenta, fra confini meglio definiti, fra la natura e le opere dell'uomo. Qualcuno ha sagomato le sue sponde, ha eretto argini e ponti, ma non si tratta che di piccole cose rispetto al procedere senza tempo del flusso liquido e della sua forza compressa che potrebbe scatenarsi, distruttiva e devastatrice, al primo acquazzone.
L'acqua scompare, con un salto inaspettato, nell'oscurità della roccia. Senza preavviso, abbandona la luce del sole per infilarsi in un anfratto del terreno, in una grotta stretta e buia che interrompe il suo naturale fluire di superficie, costringendola in oscuri passaggi, fra spigoli di roccia e scomode fessure.
L'acqua scava ed allarga. Con il suo scorrere, dà forma al masso, configura il proprio muoversi disegnando a suo piacimento quel ristretto mondo fatto di pietra dura. Gallerie, cunicoli ed ampi saloni si sottomettono alla forza creatrice ed incontenibile del liquido elemento.
L'acqua conclude il suo viaggio, seguendo passaggi sconosciuti ed ignoti. Per vie sotterranee giunge al mare, mescolando la sua natura limpida a quella salmastra dell'oceano. Si confonde e si rovescia e, con onde e spruzzi dalla bianca bava, è nuovamente pronta a riprendere il suo gioco.

Goccia, vapore, goccia e così via … nel tempo e per sempre.

Da un pensiero del 10 novembre 2006

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posted by Paolo at 21:18 |


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