martedì 5 dicembre 2006

P
arlare di grotte e gruppi speleologici vuol dire anche affrontare i particolari risvolti sociologici legati a questo strano ambiente. Frequentare il mondo sotterraneo significa, infatti, anche operare in gruppo, interagire con gli altri ed instaurare un rapporto di fiducia con i compagni di esplorazione. Dalla necessaria serietà che deve essere mantenuta mentre si viaggia sulle corde o nel fango delle strettoie, spesso si passa ad una smodata spensieratezza che esplode non appena ritornati all'esterno. Sono note le proverbiali bevute degli speleologi all'uscita dalla grotta (in qualche caso anche dentro la cavità), che talvolta sconfinano nell'eccesso.
Ho partecipato a tante feste speleo, certe ufficiali ed affollate, altre ristrette e quasi intime. Ho visto gente schiantata dall'alcool ed amici superare passaggi in arrampicata che mai più avrebbero passato in condizioni normali. Ho visto cantare, ballare e gridare. Ho assistito a risse furibonde ed a riapacificazioni quasi commoventi. E tutto questo faceva parte indissolubile dell'andare in grotta. Ho sempre sostenuto il ruolo sociale della bevuta in compagnia, quasi si trattasse di un rito propiziatorio e scaramantico per la futura attività, suggello delle belle cose fatte e compiacimento per l'essere insieme. Penso che la sbornia collettiva attivi al massimo quei meccanismi di condivisione e partecipazione che facevano parte integrante della mia generazione di speleologi. Oggi non so se è proprio sempre così. Vedo ragazzi dediti regolarmente alla bevuta serale, sempre pronti all'ubriacatura quotidiana. Non è più l'occasione a scatenare la festa, ma ha preso il sopravvento la sistematica abitudine a tracannare qualsiasi cosa contenga alcool. Forse è aumentata la quantità di birra, vino e bevande varie che viene trangugiata e probabilmente, in qualche caso, è aumentata anche la capacità di resistenza di alcuni bevitori, ma si è persa completamente la complicità che caratterizzava questi momenti, il fatto che non si beveva con tutti, ma che c'era un particolare significato nell'accompagnarsi proprio con quell'amico ed in quel particolare momento. Non faccio certo il moralista, ho anch'io i miei scheletri alcolici nell'armadio, ma forse il bere - vent'anni fa - era il completamento di qualcosa di più sentito, l'aspetto esteriore di sensazioni e significati più profondi. O forse questi sono solamente i brontolamenti di un vecchio speleologo, che si accorge di come i tempi stanno cambiando …
Nella foto, risalente ad una festa speleo della fine degli anni settanta, si possono vedere Jocia, Mighel, Tam, Giancarlo e Kicca.
(Foto Guglia)

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posted by Paolo at 12:28 |


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