mercoledì 17 settembre 2008
Ci sono dei luoghi dove l’immaginario la fa da padrone, dove suggestioni ed evocazioni prevalgono sulla realtà e la ragione. Erano queste parole che avevo letto da qualche parte relativamente ad un parco situato nel Lazio. Sculture, mostri di pietra, caverne dall’entrata vagamente antropomorfa: c’erano sicuramente tutte le motivazioni per scatenare il mio interesse.
Così, a conclusione della mia esperienza di documentazione nell’area di San Lorenzo Vecchio, ho approfittato di una mattinata libera e, prima di ritornare a Trieste, sono andato con gli amici a visitare il parco di Bomarzo.
Si tratta di un’ampia area verde, ricca di alberi e vegetazione, che presenta tutta una serie di sculture e costruzioni dai simbolismi più audaci. Realizzata nell’anno 1552 dal principe Pier Francesco Orsini, doveva rappresentare un luogo di meditazione e meraviglia. In realtà si tratta di un luogo ameno e tranquillo, interessato da molte strutture artificiali che richiamano resti architettonici che sembrano ben più datati di quanto lo sia in realtà. Si possono vedere statue che raffigurano mostri, divinità ed esseri mitologici. Ci sono strane fontane, vasche, sedili, mitrei, anfiteatri e piazzali, il tutto realizzato con scavi nel tufo ed utilizzando i più svariati stili artistici. Sembra effettivamente di passeggiare in un’area archeologica che racchiude qualcosa di ben più antico, le varie edificazioni ricordano le rovine di un centro abitato che non c’è più, ma che si conserva parzialmente nelle sue vestigia dirute e sepolte dalla vegetazione. L’effetto scenografico è comunque assicurato. Due costruzioni mi hanno particolarmente interessato. La prima è quella che viene chiamata la “casa pendente”, ovvero un piccolo edificio di tre piani volutamente realizzato senza rispettare la verticalità. Tutto è inclinato, pareti, porte e finestre. Entrando, si perde ogni riferimento. Tutto è falsato dalla mancanza degli allineamenti ai quali siamo normalmente abituati ed il senso dell’equilibrio viene messo a dura prova. Molto particolare! L’altra opera che mi è piaciuta (è quella che più mi interessava e che ben conoscevo) è una specie di grotta scavata nel tufo, con un’entrata simile alla testa di un mostro. E’ la costruzione che viene chiamata “l’Orco”, dotata di bocca, occhi e relativa espressione arcigna. Questa cavità artificiale (per quanto piccola e particolare si tratta sempre di un vano scavato all’interno di un blocco tufaceo) l’ho vista per la prima volta quando ero piccolino, in un telefilm per ragazzi. Il protagonista vagava di notte per un bosco, finché non scopriva questa misteriosa e paurosa entrata che lo conduceva ad un mondo sotterraneo ricco di avventure e colpi di scena. Non voglio dire che la mia passione per il sottosuolo sia nata in quell’occasione, ma forse un piccolo contributo è stato dato anche da quelle immagini.
In definitiva una bella gita in un bosco strano e romantico. Nulla di eccezionale, ma visto che ero in zona ne è valsa sicuramente la pena.

Nell’immagine si vede l’entrata dell’Orco che, alla luce del sole e con la vegetazione curata attorno, ha persa molta della sua ambientazione misteriosa e terrifica (Foto Guglia)

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posted by Paolo at 21:26 |


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