venerdì 7 marzo 2008
Recentemente, ho avuto l’occasione di rivedere una vecchia fotografia che mi ritrae nei bassi passaggio presenti all’interno della Fossa di Noglar (n. 243 FR), cavità che si apre nei pressi di Pradis, nelle Prealpi Carniche.
Devo dire che questa immagine mi ha fatto ritornare alla mente alcune situazioni che aveva cancellato. Pensare alla Fossa di Noglar, fino a poco tempo fa, mi avrebbe fatto rammentare - ad esempio - la gioia del collegamento fra questa grotta e la vicina La Val (n. 340 FR), bella impresa dell’Adriatica ottenuta nell’anno 1980. Avrei pensato poi alle giornate passate nei rami terminali assieme a Libero Degrassi, l’amico con il quale ho condiviso il piacere dell’esplorazione di alcune prosecuzioni che probabilmente, da allora, non sono state più percorse da altri.
La foto in questione, invece, mi ha fatto ritornare alla mente le molte centinaia di metri di bassi passaggi (i cosiddetti “bigoli”)che caratterizzano questa cavità. Sceso il pozzo iniziale di 45 m, infatti, è necessario infilarsi in una serie di cunicoli larghi anche qualche metro, ma alti nella parte centrale non più di 50 cm, che bisogna seguire per raggiungere le grandi caverne terminali. Ma questo non basta. In molti casi il fondo è formato da pietre arrotondate, anche di una certa dimensione, che ostacolano la progressione e, in alcuni punti, un torrentello d’acqua riesce a bagnarti per benino. Vi sono, inoltre, alcune strettoie che, per completare la situazione, ti obbligano a contorsioni ed acrobazie.
Questi passaggi devono essere percorsi con un sacco attaccato in cintura, che devi trascinare cercando di disincagliarlo ogni qual volta (molto spesso) questo si incastra su qualche spuntone di roccia. Per le persone particolarmente sensibili, infine, c’era la stretta vicinanza con alcuni particolari abitatori della grotta: il soffitto e le varie nicchie presenti sono spesso tappezzate (almeno nella parte vicino all’entrata) da decine - se non centinaia - di cavallette cavernicole (Troglophilus neglectus) che, pur essendo totalmente innocue, fanno una certa impressione se viste da così breve distanza.
Si tratta, per quanto sopra riportato, di una cavità da evitare? Oggi sicuramente non proverei nemmeno ad affrontare una sua esplorazione, sia per la mancanza di allenamento sia per le dimensioni (le mie) leggermente aumentate rispetto allora. Devo dire, però, che in quegli anni mi sembrava una grotta bella ed intrigante, per veri uomini, una palestra che poteva dimostrare le tue vere capacità, un terreno di gioco sul quale metterti alla prova… Quando hai meno di vent’anni, guardi le cose da una prospettiva diversa, che poi lentamente, ma inevitabilmente, devi modificare.
L’immagine mi vede all’uscita di un cunicolo, in corrispondenza di una piccola cavernetta (Foto SAS).
Devo dire che questa immagine mi ha fatto ritornare alla mente alcune situazioni che aveva cancellato. Pensare alla Fossa di Noglar, fino a poco tempo fa, mi avrebbe fatto rammentare - ad esempio - la gioia del collegamento fra questa grotta e la vicina La Val (n. 340 FR), bella impresa dell’Adriatica ottenuta nell’anno 1980. Avrei pensato poi alle giornate passate nei rami terminali assieme a Libero Degrassi, l’amico con il quale ho condiviso il piacere dell’esplorazione di alcune prosecuzioni che probabilmente, da allora, non sono state più percorse da altri.
La foto in questione, invece, mi ha fatto ritornare alla mente le molte centinaia di metri di bassi passaggi (i cosiddetti “bigoli”)che caratterizzano questa cavità. Sceso il pozzo iniziale di 45 m, infatti, è necessario infilarsi in una serie di cunicoli larghi anche qualche metro, ma alti nella parte centrale non più di 50 cm, che bisogna seguire per raggiungere le grandi caverne terminali. Ma questo non basta. In molti casi il fondo è formato da pietre arrotondate, anche di una certa dimensione, che ostacolano la progressione e, in alcuni punti, un torrentello d’acqua riesce a bagnarti per benino. Vi sono, inoltre, alcune strettoie che, per completare la situazione, ti obbligano a contorsioni ed acrobazie.
Questi passaggi devono essere percorsi con un sacco attaccato in cintura, che devi trascinare cercando di disincagliarlo ogni qual volta (molto spesso) questo si incastra su qualche spuntone di roccia. Per le persone particolarmente sensibili, infine, c’era la stretta vicinanza con alcuni particolari abitatori della grotta: il soffitto e le varie nicchie presenti sono spesso tappezzate (almeno nella parte vicino all’entrata) da decine - se non centinaia - di cavallette cavernicole (Troglophilus neglectus) che, pur essendo totalmente innocue, fanno una certa impressione se viste da così breve distanza.
Si tratta, per quanto sopra riportato, di una cavità da evitare? Oggi sicuramente non proverei nemmeno ad affrontare una sua esplorazione, sia per la mancanza di allenamento sia per le dimensioni (le mie) leggermente aumentate rispetto allora. Devo dire, però, che in quegli anni mi sembrava una grotta bella ed intrigante, per veri uomini, una palestra che poteva dimostrare le tue vere capacità, un terreno di gioco sul quale metterti alla prova… Quando hai meno di vent’anni, guardi le cose da una prospettiva diversa, che poi lentamente, ma inevitabilmente, devi modificare.
L’immagine mi vede all’uscita di un cunicolo, in corrispondenza di una piccola cavernetta (Foto SAS).
Etichette: Grotte naturali