sabato 3 novembre 2007

Oggi, che non scendo più così assiduamente in grotta, penso spesso all’attività fatta negli anni passati ed alle tante cavità che ho frequentato, in esplorazione, per fare il rilievo o semplicemente per puro piacere. E’ difficile fare una graduatoria (ogni buco nel terreno per un maniaco del sottosuolo ha i suoi aspetti positivi), ma cercherò di ricordare le visite che più mi hanno appassionato.

Inizierò parlando delle grotte più belle sotto l’aspetto estetico. Mi vengono subito in mente l’Antro di Corchia (Toscana) ed il suo “gran canyon” (forse perché si è trattato della mia prima vera grotta nel 1973) ed i pozzi terminali del Bus della Genziana (Veneto). Un’immagine particolare che mi sovviene è anche quella del meandro profondo di Castel Sotterra (Veneto), dove ricordo un bel torrente ed i ciottoli di selce nera luccicante, incastonati nelle pareti di conglomerato, ma non posso scordare alcune belle gallerie con acqua nei rami interni del Bus della Rana (Veneto).
Da segnalare anche alcune grotte più piccole ma esteticamente interessanti, come l’Inghiottitoio dell’Arco Naturale (Pradis), oppure la Risorgiva di Mineres (Pielungo). Parlando invece di cavità più classiche, come non pensare a Postummia in Slovenia (non certo la parte turistica, ma i rami interni che permettono di collegarsi alla grotta Nera ed all’Abisso della Pivka), dove ricordo spiaggette di sabbia con numerosi protei (sto parlando di quelli veri e non di quelli ficcati a forza nelle vasche e “cucinati” con le lampade elettriche ad uso e consumo dei turisti) che stavano tranquillamente dormicchiando senza presentare alcuna paura nei confronti di noi speleologi. Molto bella anche la grotta di Castel Lueghi (Slovenia), con dei rami molto estesi ed un arrivo d’acqua interno che risale la montagna fino a quasi uscire all’esterno (la presenza di un copertone trascinato dal torrente indica un sicuro collegamento).
Ci sono poi le grotte ad andamento verticale che possiedono il particolare fascino del vuoto ed a tale proposito mi vengono in mente la Provatina (enorme pozzo della Grecia) ed anche una quasi dimenticata Spaluga di Luisiana (Veneto) che non saprei collocare precisamente, ma che mi evoca particolari sensazioni legate ad un grande ed aereo pozzo.
Non posso dimenticare, certo, le grotte del Canin: non tanto quelle più famose e conosciute, ma quelle più piccole nelle quali abbiamo a lungo cercato le prosecuzioni, come il K7 o il K27, cavità profonde qualche centinaio di metri ma nelle quali si racchiudono tutte le caratteristiche che accompagnano l’esplorazione del fenomeno ipogeo di quell’altipiano (stretti meandri, roccia bianca e levigata, ma anche tanto freddo e fatica…)
Per finire devo necessariamente citare anche alcune grotte classiche del nostro Carso, come l’Abisso di Trebiciano - n. 17 VG (nel quale ho trascorso tantissime giornate della mia vita speleologica), oppure la Fessura del Vento - n. 4139 VG, cavità complessa che si apre nella Val Rosandra. Impossibile non ricordare, infine, alcune cavità minori che, pur essendo molto frequentate, hanno comunque un loro particolare fascino, come la Noè (n. 90 VG) con il suo largo pozzo, le Torri di Slivia (n. 39 VG) cavità nella quale ho lavorato a lungo o la grotta Lindner (n. 3988 VG) che mi ha sempre affascinato per la sua particolare morfologia.
E’ curioso osservare come, pensandoci bene, mi vengano alla mente anche frammenti di ricordi legati a buchetti insignificanti, strette fessure nelle quali abbiamo faticato per avanzare solo di pochi metri, per poi arrendersi davanti a strettoie decisamente impraticabili. Da tutto questo emerge come forse, alla fine dei conti, abbia una sostanziale importanza non solo l’aspetto della grotta, ma anche la compagnia con la quale abbiamo condivisa l’esperienza. Ogni cavità, infatti, è per me indissolubilmente associata a visi e persone, e molto spesso proprio la presenza di questi amici ha fatto la differenza. E’ probabilmente per questo motivo che la speleologia ha rappresentato un valore importante nella mia vita, perché si è trattato sempre di momenti vivi ed intensi da dividere con gli altri.

Nell'immagine si può vedere la mia fidata ed esperta assistente fotografica (quella che recentemente mi ha distrutto il flash al quale ero più affezionato!!) in una bella grotta del nostro Carso (Foto Guglia).

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posted by Paolo at 17:31 |


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