giovedì 6 dicembre 2007
Piccolo racconto con alcune caratteristiche per me nuove, quasi di genere sexy. Le circostanze sono completamente inventate ed i personaggi di pura fantasia. Lui l’ho chiamato Paolo, lei Sara. Inizialmente avevo pensato al nome di Valeria (anch’esso di pura fantasia…), ma alla fine mi è sembrato indelicato.

Lui e Lei (racconto)

Erano in grotta, oramai, da vari giorni. La piena li aveva sorpresi senza dare nessun preavviso e dopo una lunga attesa al campo, erano oramai stanchi e sfiduciati.
Non che le loro condizioni fossero state fino a quel momento disperate, in quanto avevano avuto a disposizione una bella tendina accogliente dove ripararsi, ma i viveri erano finiti ed il livello del vicino torrente - lo stesso che aveva completamente inondato tutte le gallerie verso l’uscita - invece di abbassarsi aveva continuato a salire inesorabilmente. Paolo guardò a lungo il corso d’acqua che scorreva impetuoso e spumeggiante, per poi ritornare al campo e raggiungere Sara nella tendina. Il tepore era invitante e quindi - appena entrato - si tolse la pesante tuta impermeabile.
Si conoscevano da anni: Paolo un esperto speleologo da sempre nel gruppo, Sara una giovane allieva promettente, stregata dal mondo delle grotte. Erano sempre andati d’accordo e c’era fra di loro una strana complicità, anche se un certo numero di anni li divideva. La differenza d’età, comunque, non era mai stata un vero problema ed erano diventati ben presto buoni amici.
Paolo, armeggiando attorno al fornello per vedere un’ultima volta se la riserva di cibo era veramente finita, guardò di sfuggita Sara, che si era adagiata sopra il sacco a pelo. Il sottotuta in pile che indossava sembrava morbido e leggero, e la fasciava strettamente, evidenziando ogni curva del suo corpo aggraziato. Paolo rimase leggermente turbato, in quanto non aveva mai considerato Sara sotto questo aspetto. Si meravigliò quindi dei suoi strani pensieri ma, quasi senza accorgersene, continuò ad osservare la ragazza. Sarà stata la strana situazione in cui si trovavano, ma lui sentì nell’aria qualcosa di nuovo ed indefinibile. Sara, quasi non curandosi della presenza dell’amico, si stiracchio con una mossa elegante e quasi felina. L’indumento sottile evidenziò pienamente la curva dei fianchi, il profilo del seno, le gambe ben tornite. Lei non era quella che si può dire una ragazza bellissima, ma era sicuramente attraente e dotata di un certo fascino. Il suo corpo non era né troppo magro né troppo muscoloso. Era invece proporzionato, piacevolmente sinuoso, con un seno minuto ma rotondo e fianchi pieni che evocavano sensazioni di piacevolezza e calore.
Paolo realizzò che, forse a causa della sua età non più giovanissima, era proprio quello il tipo di ragazza che gli piaceva: non esageratamente asciutto, non particolar- mente scattante, ma morbido ed acco- gliente.
Dopo alcuni momenti di silenzio, si adagiò anche lui sul sacco a pelo, a fianco dell’amica. Rimasero in silenzio e si guardarono negli occhi. Non dissero nulla, perché in quella situazione eccezionale e strana non serviva alcuna parola. Lui pensò che oramai c’erano poche speranze. Ci sarebbero voluti svariati giorni prima che il livello dell’acqua scendesse e non c’era alcuna possibilità che gli speleosub del soccorso potessero risalire la forte corrente. Erano bloccati e non c’era alcuna via d’uscita. Una situazione estrema, che forse poteva giustificare atti e comportamenti altrimenti inammissibili…
Paolo allungò una mano e sfiorò il viso di Sara. Lei fremette leggermente, ma non certo per il freddo della grotta che sembrava così lontano nel tepore di quella tendina. Socchiuse le labbra, mentre il colore profondo dei suoi occhi azzurri cambiava tonalità, divenendo quasi di un blu profondo, e fece un leggero segno di assenso con il capo. La ragazza sentì che la testa diventava sempre più leggera. Bisognava stare vicini, in quegli ultimi momenti, condividere fino in fondo quell’estrema esperienza, affrontare assieme - abbracciati e stretti - il destino che stava giungendo.
Paolo allungò la mano in una prolungata e tenera carezza lungo il fianco di lei, che fu attraversata nuovamente da un intenso brivido caldo. Afferrò, quindi, la cerniera che chiudeva il sottotuta termico, iniziando ad aprire, con un movimento lento, il leggero indumento. Apparve il ricamo nero del reggiseno, poi si scoprì il pizzo, sempre nero, delle mutandine. Pur in condizioni così particolari come un’uscita in grotta, Sara non aveva mai rinunciato ad indossare biancheria intima di una certa qualità: aveva talvolta atteggiamenti timidi e dimessi, ma sotto sotto era orgogliosa della sua femminilità. Lui infilò una mano dentro la tuta, sfiorando appena il morbido profilo del seno, fino a raggiungere la vellutata e desiderata pelle di lei. Si guardarono ancora più intensamente negli occhi ed i loro visi si avvicinarono.
Fu proprio in quel preciso momento che si udì un forte rumore, che si fecero distinte delle voci e che varie luci saettarono per la caverna. Tutt’intorno passi di persone che si avvicinavano in fretta. Sara si ritrasse chiudendo la tuta e Paolo uscì dalla tendina. Comprese subito che alcuni volontari avevano trovato un’insperata via alta alternativa, erano riusciti ad evitare i passaggi allagati ed avevano raggiunto il campo.
Sorrisi, pacche sulle spalle, viveri e perfino una borraccia contenete del buon vino rosso. Potevano considerarsi veramente fortunati ad essere stati raggiunti in tempo.
Paolo era felice, ma un’ombra velò per un attimo la sua espressione: va bene essere salvati da un triste destino, ma quei benedetti soccorritori non potevano aspettare ancora qualche ora? Anzi, a lui sarebbe bastata anche una sola, passionale, intensa mezz’ora da passare con Sara…
Ora, ogni cosa sarebbe ritornata come prima. La domanda che continuava a ronzargli nella testa, per quanto ovviamente irragionevole, era solo una: ma perché i ragazzi del soccorso hanno sempre così tanta fretta di salvare chi si trova in difficoltà…??

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posted by Paolo at 10:03 |


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