martedì 27 marzo 2007

Ecco qualche altra riga scritta a ruota libera sull’esperienza dell’essere speleologo. Alcune considerazioni che, nella loro semplice evidenza, saranno ben capite da chi ha frequentato il mondo delle grotte. Forse dal testo traspare un po’ di retorica e qualche esagerazione, ma sicuramente vi si può trovare un certo fondo di verità.

Vertigine

E’ il momento decisivo, quello in cui devi staccarti e volare …
Sei sceso sfiorando la parete, sfruttando le sue crepe per puntare i piedi e darti un certo equilibrio. Sei sceso guardando di faccia la roccia e lasciandoti alle spalle il grande vuoto: non quello oscuro e discreto delle verticali interne, ma il vuoto luminoso ed avvolgente dell’ampio pozzo a cielo aperto.
La parete lungo la quale ti sei calato, anche se la toccavi appena, ti dava la sensazione di un contatto, di una presenza alla quale - se non con le mani, almeno con lo spirito - potevi in qualche modo aggrapparti. Ora, però, quella parete si è allontanata decisamente. Sei fermo al frazionamento, già perso in quello spazio dove la pietra fa un passo indietro e ti lascia da solo, appeso nell’aria ferma che ti circonda. Non si tratta di vertigine vera e propria (altrimenti non saresti li), ma di una forza antica, impressa nei tuoi geni, che ti dice che non è intelligente lasciare un punto saldo per affidarsi alla sola corda, rimanendo unito al calcare solamente attraverso un filo troppo sottile ed inquietante.
Passano gli anni, aumenta l’esperienza, ma ogni volta, quando devi staccarti, un secondo di panico ti assale. Poi tutto passa, scendi veloce e magari fai anche la sceneggiata del grande esploratore. Ma quel secondo di paura c’è sempre, inevitabile, quell’attimo di timore nel quale devi sganciarti ed affidarti alla tecnologia ed ai materiali, quell’istante dove la voce interna dell’autoconservazione grida la sua accorata ed inutile protesta …
Qualcuno ha scritto in una canzone "La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare …". Belle parole, ma provi anche lui a mettere il culo su un bel salto da 60 m illuminato dal sole. Provi anche lui ad aprire il moschettone ed appendersi al discensore mentre le pareti si allontanano e ti trovi solo, sospeso nel nulla con un fondo che ti aspetta lontano. La vertigine, in quel momento, assumerà tutto il suo profondo significato. Poi, come ho detto, ogni cosa sarà superata e raggiungerai rapidamente le rocce sottostanti. Tutto per il meglio anche questa volta, ma con la precisa sensazione che - alla prossima occasione - ogni cosa ricomincerà da capo.

(Foto Guglia)

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posted by Paolo at 22:37 |


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