sabato 3 marzo 2007
Qualche volta mi sento romantico. Sarà forse per il mio carattere o per la mia assidua frequentazione del mondo naturale legata alla passione speleologica, ma ci sono delle cose che ancora mi fanno commuovere. Cose piccole che normalmente si trascurano, come un fiore colorato o un minuscolo insetto dalla corazza luccicante. Oppure cose grandi, come sono grandi certi panorami mozzafiato delle nostre montagne.
Vorrei raccontarvi di un piccolo fatto successo molti anni fa, che emerge per la sua semplicità fra i tanti altri avvenimenti che invece - chissà perché - ho dimenticato. Eravamo in Canin e si esplorava l’abisso denominato fantasiosamente “Pac-Man”.

Sono cose normali, ogni giorno nasce il sole, ma in città non c’è più tempo per questi dettagli. Anche volendo, molto spesso il panorama è limitato dai palazzi e l’atmosfera, pesante di gas di scarico, annebbia tutto quanto.
Quell’alba in montagna, dopo la fatica della grotta, sapeva di pulito, di natura, di forza …
Non è certamente una cosa eccezionale: chiunque frequenti le montagne ha avuto l’occasione di vedere spettacoli di questo genere. Ma fra i tanti sorgere del sole ai quali ho assistito, questo è un punto fisso nella mia memoria. Sarà stato perché ero stanco e forse il sonno arretrato mi ha giocato un brutto scherzo, ma in quel momento mi è sembrata la più bella, straordinaria, speciale alba della mia vita. Poi, si è trattato solamente di strisciare verso il rifugio, infilarsi ancora sporchi di fango in un sacco a pelo e cercare di recuperare le forze, possibilmente in tempo per la discesa ed il mesto ritorno verso Trieste.
(Foto Guglia)
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