Piccolo diario contenente notizie,
immagini, considerazioni, racconti
e sensazioni riguardanti le opere
sotterranee artificiali della città
di Trieste e le grotte del vicino
Carso (e non solo...).
sabato 26 aprile 2008
Sono rimasto subito interessato da questo film, che aveva come principale protagonista proprio la grotta. Un gruppo di amiche abbastanza eterogeneo e con storie personali alquanto diverse si ritrova per affrontare una spedizione speleologica sui monti Appalachi. Tutto inizia per il meglio, la grotta è spettacolare, ma ben preso cominciano i guai. La cavità non è quella inizialmente prevista ed una frana ostruisce l’entrata. A tali difficoltà si aggiungono delle strane presenze, che si dimostrano decisamente poco disponibili al dialogo. Incomincia così una calata negli abissi che non sono solo quelli umidi e rocciosi delle grotte, ma anche quelli - forse ancora più oscuri - delle anime delle sei donne, che alla fine, con i loro comportamenti, portano lo spettatore a porsi una domanda: chi sono i veri mostri presenti in quelle caverne? Tutta la parte finale del film è pervasa da una angosciante atmosfera, che vede un sovrapporsi di tormento e terrore, finché anche le ultime torce non si esauriscono. Più che un triller, si tratta di un horror, che trasmette un alto grado di tensione per tutto il corso del film.
Il tutto si conclude in un bagno di sangue, riservando quasi un doppio-finale che rilancia l'angoscia dello spettatore più sensibile ad un livello ancora superiore.Speleologicamente parlando, le grotte sono decisamente belle da vedersi nella prima parte del film (discesa del pozzo d’accesso), ma poi gli ambienti stretti e la progressiva mancanza di luce portano ad un contesto claustrofobico, nel quale la grotta stessa perde ogni significato per trasformarsi in uno sfondo indefinito dove si può nascondere ogni orrore.L’unica domanda che mi pongo è la seguente: perché, giunti sull’orlo del pozzo d’ingresso, vengono calate tante corde (una per ogni ragazza) e non una sola? Si risparmia forse un po’ di tempo con la discesa parallela di più speleo, ma normalmente non si usa. Infine, mi chiedo perché venga portata una piccozza da ghiaccio nella cavità, dove di ghiaccio non c’è nemmeno l’ombra (certo si dimostrerà una perfetta arma ammazzamostri, ma è poco credibile).
Per quanto riguarda il gradimento del pubblico e della critica, sembra che questa pellicola sia stata preferita rispetto all’altro speleo/film uscito quasi in contemporanea, ovvero "The Cave", ma personalmente sono rimasto più soddisfatto da quest’ultimo. Rimane comunque il fatto che, se non si è affascinati dal sottosuolo e non si ha una particolare attrazione per il genere horror, questo è decisamente un film da lasciar perdere.Etichette: Film di grotta
posted by Paolo at 20:55 |
sabato 19 aprile 2008
Forse sono cose che è meglio non dire, ma oramai sono passati tanti anni e non saprei più riconoscere i posti e le persone. Per questi motivi parlerò, allora, di un fatto accaduto all’inizio degli anni ’80, che per lungo tempo avevo quasi dimenticato.Una sera, un socio è entrato in sede gridando che aveva una grande notizia: aveva saputo da un suo conoscente che, in una proprietà privata posta nei pressi di Borgo Grotta Gigante, si apriva una grotta ancora inesplorata: non rimaneva che procedere nel contattare i proprietari e nell’organizzare la sua visita. Non ricordo chi si prese l’onere degli accordi ma, il pomeriggio di un sabato, ci siamo trovati in una decina di amici davanti al portone di una villa. I proprietari, molto gentili e disponibili, ci accompagnarono nei pressi di una piscina e ci indicarono un tombino sul pavimento in cemento. Sollevata la piccola botola, ci siamo finalmente affacciati su di una stretta fessura nella roccia.La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella (brutta abitudine alla quale difficilmente riusciamo a sottrarci) di gettare un sasso nel vuoto: alcuni tonfi e la pietra, sbattendo sulle pareti, ha chiaramente indicato come il pozzetto verticale si sprofondasse per almeno una quindicina di metri. La fessura non era particolarmente invitante, ma i più smilzi - i cosiddetti “strettoisti” - si prepararono per scendere. Nonostante il passaggio sia stato verticale, la ristrettezza del pozzetto rendeva superfluo l’uso delle scale e delle corde. Ricordo che il primo riuscì a scendere per circa due metri, per poi fermarsi su un passaggio per lui impraticabile. A questo punto fece una prova il secondo speleo, poi il terzo, finché tutti i volontari non ebbero l’occasione di fare il proprio tentativo. Il risultato è stato che quello che era sceso di più non aveva comunque superato i 5 metri di profondità. Oltre, la fessura continuava, ma con dimensioni decisamente impraticabili. A questo punto abbiamo valutato la possibilità di allargare la fessura con mezzi “pesanti”, ma il lavoro era decisamente lungo e difficile. Abbiamo così deciso di abbandonare ogni tentativo per continuare nella discesa.Mentre stavamo infilando le tutte sporche di fango (e di fango ce n’era veramente tanto) all’interno degli zaini, la proprietaria ci disse che era stata un vera fortuna trovare quella grotta, perché dava la possibilità di scaricare facilmente l’acqua della piscina, quando giungeva il momento di vuotarla e pulirla. Noi abbiamo sottolineato che non era una bella cosa, che probabilmente l’acqua conteneva anche cloro e disinfettanti, e che forse era meglio trovare una soluzione alternativa. La signora disse che ci avrebbe pensato e ci accompagnò fino alla porta. Appena usciti, però, a qualcuno venne in mente un fatto alquanto particolare. Un ragazzo di nostra conoscenza, che a quei tempi faceva la guida alla grotta Gigante, ci aveva parlato di un vero e proprio mistero che riguardava quella cavità turistica. Ci aveva spiegato come in certe particolari occasioni, non legate ad alcuna condizione meteorologica esterna particolare, all’interno del grande vano si poteva udire lo scroscio di una grande cascata. Questa non era visibile, ma si percepiva distintamente il rumore dell’acqua che cadeva da una certa altezza. Nonostante vari ragionamenti, non era mai stato possibile abbinare questo strano fenomeno né alle precipitazioni esterne, né a particolari periodi dell’anno. Il riapparire della cascata ad intervalli irregolari, senza nessun preavviso e senza nessuna motivazione plausibile, era un vero e proprio mistero.Ricordo che, ritornando a casa, abbia riso a lungo ed abbiamo deciso di non raccontare nulla a nessuno. La cascata della “Gigante” doveva rimanere un mistero e nessuno avrebbe dovuto sapere che la sua improvvisa apparizione era legata non a eccezionali condizioni idrogeologiche, ma alla necessità di pulizia di una piscina che si trovava nelle immediate vicinanze. Non so se ci sia ancora il ricordo di questo insolito fenomeno, ma forse per qualcuno - leggendo queste poche righe - il mistero sarà finalmente risolto.Etichette: Ripensamenti e considerazioni
posted by Paolo at 10:49 |
domenica 13 aprile 2008
Ho già raccontato di un mio incontro sotterraneo con un povero istrice impazzito dalla paura e, pensando a quell’avvenimento, mi è venuto in mente un’altra storia. Si tratta di un fatto molto più banale e quasi comico, che risale a più di trent’anni fa.La SAS ha sempre abbinato all’esplorazione speleologica anche la ricerca di nuove zone carsiche. Negli anni settanta, abbiamo deciso di dare un’occhiata ad un’area che poteva essere promettente (ed in verità, in seguito, si è rivelata tale): la catena dei monti Musi. In quell’occasione, però, siamo partiti completamente disorganizzati, senza un minimo di preparazione e decisi, più che altro, a passare qualche giorno in libertà. Eravamo io, Libero Degrassi e Mario Bianchetti. Di grotte non ne abbiamo trovata nemmeno una, ma abbiamo fatto delle belle escursioni lungo i canaloni che salivano ripidi verso le cime più alte. Non eravamo in possesso di particolari attrezzature, ma abbiamo allestito un campo base con tanto di cucina e dispensa. Pensando oggi a tali attrezzature, mi viene semplicemente da ridere: qualche pentola, un fornelletto a gas ed una tenda militare. Questa tenda, poi, possedeva tutta una serie di caratteristiche negative: era pesantissima, non teneva la pioggia ed era priva di fondo. In pratica si dormiva distesi sulla nuda terra. Probabilmente sarà stato per l’inesperienza, ma siamo riusciti anche a piantare questa tenda su un piano leggermente inclinato, per cui ad una certa ora della notte ci ritrovavamo tutti “ammonticchiati” da un lato del nostro scomodo riparo. Proprio in occasione di una di queste involontarie “ammucchiate”, ci siamo svegliati tutti e tre, sia per la scomoda posizione, sia per alcuni strani rumori provenienti dall’esterno. Inizialmente solo qualche fruscio ma, con il tempo, rumori che si susseguivano sempre più forti e vicini. Noi ci siamo guardati negli occhi alla luce di una piccola torcia, ancora tutti aggrovigliati nei nostri sacchi a pelo, domandandoci cosa potevamo fare. Sarà stato qualche animale, qualche malintenzionato, o qualche creatura maligna del bosco? Si sa che la suggestione può far immaginare anche le cose più strane, ma abbiamo iniziato a fare tutte le più strane congetture sull’ospite notturno. Intanto che noi discutevamo a bassa voce, i rumori si facevano sempre più definiti, finché un frastuono di lattine, bottiglie e barattoli che cadevano ci fecero capire esattamente cosa stava succedendo: si trattava di un vero e proprio attacco alla nostra dispensa.Bisognava uscire e fronteggiare l’intruso, ma non si trovava il volontario. Tutti e tre stavamo rintanati nel nostro sacco a pelo, non dimostrando alcun entusiasmo nei confronti di una sortita dalla tenda. Alla fine, sempre bisbigliando, ci siamo accordati per un’uscita in gruppo che, nei piani, doveva impaurire l’ospite indesiderato. Ci siamo così sfilati pian piano dai sacchi a pelo e, imbracciando ognuno quello che si era riuscito a trovare nella tenda (rispettivamente una pentola, una piccozza ed un coltellino svizzero) abbiamo aperto improvvisamente i teli della tenda, lanciando urla agghiaccianti.Così facendo, ci siamo trovati faccia a faccia con l’intruso: si trattava di un povero tasso che aveva deciso di fare visita non alla nostra dispensa, come avevamo ipotizzato, ma al sacco delle immondizie. Al nostro balzo, l’animale ha risposto con un balzo altrettanto vigoroso, per poi sparire di corsa nel buio della notte. In realtà si è trattato solo di un piccolo incidente, che ci ha obbligati, la mattina dopo, a raccogliere rifiuti sparsi per tutto il campo. Certo, il tasso è un animale abbastanza grosso ma completamente inoffensivo, che non ha perso l’occasione per fuggire non appena siamo comparsi. Se noi abbiamo avuto una certa paura, il tasso ne ha avuta molta più di noi. Chissà cosa sarebbe successo, invece, se si fosse trattato di un altro animale. Mi è stato detto che, nei pressi del vicino passo di Tanamea che porta in Slovenia, è stato osservato anche qualche esemplare di orso. In tal caso, a cosa sarebbero serviti la pentola, la piccozza ed il coltellino svizzero con cui ci eravamo armati nei confronti del plantigrado?Il bello del campeggio è che non ci pensi nemmeno a queste cose e che poi, di norma, queste non succedono. Nonostante l’avvenimento notturno e tutti i conseguenti ripensamenti, quella permanenza alle pendici della catena dei monti Musi è stata una bellissima esperienza a contatto con la natura.Etichette: Ripensamenti e considerazioni
posted by Paolo at 15:37 |
giovedì 10 aprile 2008
Oltre ad essere un appassionato del sottosuolo in tutti i suoi variegati aspetti, mi ritengo anche una specie di cinefilo. Mi interessano tutti i generi, ma prediligo in particolare i film di argomento fantastico o - ancora meglio - fantascientifico. Non vi parlerò di quelle che io considero le migliori pellicole prodotte a proposito (anche se mi sento obbligato a citare “Blade Ranner”, vero must della categoria), ma affronterò invece il tema specifico della filmografia legata all’ambiente speleologico. Spiegandomi meglio, voglio introdurre l’argomento dei film riguardanti il mondo sotterraneo fatti da non speleologi: in poche parole, avventure, horror e triller ambientati in grotta.Come primo esempio, voglio indicare un film di recente produzione, più esattamente del 2005. Il titolo originale è “The cave”, mentre la pessima traduzione in italiano risulta “Il nascondiglio del Diavolo”, quasi a voler confermare come il sottosuolo debba essere considerato - ad ogni costo - territorio del male.
La vicenda si svolge sui monti Carpazi, in Romania, dove sotto le rovine di una chiesa costruita dal Templari (ovviamente…), viene scoperta un’estesa cavità naturale. Per l’esplorazione di questa grotta, che presenta tratti sifonanti, viene chiamato un team americano di esperti speleosub. All’interno del sistema sotterraneo, gli esploratori trovano un ecosistema sconosciuto e scoprono l'esistenza di nuove forme di vita. Hanno però la sfortuna di imbattersi anche in una razza di creature mostruose ed estremamente aggressive. Il risultato sarà che solamente due speleologi riusciranno a risalire in superficie ed il finale lascia aperte alcune ipotesi sulla loro reale salvezza (contaminazione biologica?).La trama risulta abbastanza interessante, con momenti di vera suspance quando si intuisce la presenza del mostro che non si vede ancora, ma spesso deludono i dialoghi monotoni ed alcune caratterizzazioni un po’ troppo forzate e stereotipate.Speleologicamente parlando, vi sono alcune belle immagini di progressione subacquea, ma risulta sempre incomprensibile come, giunti sopra un pozzo, si debbano sempre predisporre più corde per la discesa e non solo una ben posizionata.Il regista è Bruce Hunt, già aiutoregista nella saga di Matrix ed esperto di effetti speciali, e questo dovrebbe essere una garanzia. In realtà il film risulta appena sufficiente e non ha ricevuto un grande riscontro né dalla critica né dal grande pubblico, specialmente se paragonato al film “The Descent” uscito nello stesso periodo. Merita citare, però, una piccola curiosità: fra i consulenti del film risulta anche un certo Christi Lascu, famoso speleologo e biologo rumeno, che è stato uno dei coordinatori delle esplorazioni alla Movila Cave. Questa grotta ha rivelato un particolare micro-ecosistema in evoluzione, con acque termali sulfuree piene di strani invertebrati mai conosciuti prima. Non si tratta certo di viscidi mostri assetati di sangue, ma la Romania potrebbe nascondere ancora tanti segreti custoditi nelle cavità del suo sottosuolo…Etichette: Film di grotta
posted by Paolo at 15:31 |